Bruxelles – Il governo Meloni suscita le preoccupazione del Consiglio d’Europa per il suo modo di trattare giornalisti e stampa. Si teme un restringimento delle libertà fondamentali, tanto che nel rapporto annuale sul diritto d’informazione il Paese si vede dedicato un paragrafo specifico. “L’Italia non solo non è riuscita a depenalizzare la diffamazione, ma il suo nuovo governo di coalizione ha dato il suo benestare a procedimenti legali volti a mettere a tacere coloro che lo criticano“.
L’organismo internazionale (che non ha niente a che vedere con l’Unione europea) di cui l’Italia fa parte cita i membri dell’esecutivo tricolore con tanto di nomi e cognomi. Il primo è quello dell’attuale ministro della Difesa: “Senza mezzi termini Guido Crosetto ha dichiarato: ‘Sono convinto che di fronte alla diffamazione le condanne civili e penali siano l’unico metodo che editori, editori e giornalisti capiscono”.
Si vede in questo approccio un atto intimidatorio, neanche isolato, visto che, continua il rapporto del Consiglio d’Europa, “il maggior numero di casi di intimidazioni è stato registrato in Russia, ma anche in Serbia, Italia, Polonia, Croazia e Grecia”. In questa politica il ricorso alla diffamazione gioca un ruolo non indifferente, visto che “giornalisti e media in Albania, Bulgaria, Croazia, Francia, Italia, Polonia e Serbia sono sempre più denunciati per diffamazione“.
C’è poi la questione delle campagne denigratorie. In Italia come altrove, in generale, “queste forme di pressione sono diventate così comuni che alcuni giornalisti non le denunciano nemmeno più”.
Si fa poi il nome dell’inquilina di palazzo Chigi. “il nuovo Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha proseguito la sua azione legale contro il giornalista investigativo italiano Roberto Saviano – si scrive nel documento di una novantina di pagine -. Ha sporto denuncia contro di lui nel 2021 dopo che lui ha chiamato lei e il leader della ‘Lega’ Matteo Salvini ‘bastardi’, criticando vigorosamente la loro posizione sull’immigrazione”.
Per il Consiglio d’Europa “minacce irragionevoli di azioni legali e azioni strategiche contro la partecipazione alla cosa pubblica sono ancora frequenti e contribuiscono a creare un clima di intimidazione e vessazioni legali“. In tal senso il governo Meloni e l’Italia vengono citati non come migliore esempio.