Bruxelles – “È il momento dell’azione, non dei proclami, è finita l’ingenuità”. Ci ha pensato il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, a mettere in chiaro lo spirito che anima il Critical Raw Materials Act, la proposta di legislazione Ue sulle materie prime critiche presentata oggi (16 marzo) dall’esecutivo comunitario. Una strategia complessiva con una serie di azioni per i Ventisette sul piano interno e delle relazioni internazionali, per assicurare un approvvigionamento “sicuro, diversificato e sostenibile” alle materie prime necessarie per la transizione digitale e verde, in particolare per l’industria a emissioni zero, l’industria digitale, il settore aerospaziale e quello della difesa. “Questa legge ci avvicinerà alle nostre ambizioni climatiche, migliorerà in modo significativo la raffinazione, la lavorazione e il riciclaggio di materie prime critiche in Europa”, è la firma della presidente Ursula von der Leyen.
L’obiettivo non può essere più chiaro: “Entro il 2030 non più del 65 per cento del consumo annuale dell’Unione di ciascuna materia prima strategica in ogni fase di lavorazione pertinente deve provenire da un unico Paese terzo“, mette in chiaro la Commissione nella sua proposta di regolamento. Per farlo devono essere seguite tre linee d’azione prioritarie, secondo parametri di riferimento per le capacità nazionali lungo l’intera catena di approvvigionamento. L’Unione Europea dovrà essere in grado di mettere in piedi nei prossimi anni un sistema capace di estrarre almeno il 10 per cento del proprio consumo annuale di materie prime critiche, di lavorarne almeno il 40 per cento e di riciclarne almeno il 15 per cento: “Se questi livelli venissero raggiunti, contribuirebbero in modo significativo agli sforzi di diversificazione richiesti”.
Si parte dal presupposto che la domanda di metalli delle terre rare aumenterà rispettivamente di 4,5 volte entro il 2030 e di 5,5 volte entro il 2050, mentre per le batterie che alimentano i veicoli elettrici si prevede un aumento della domanda di litio rispettivamente di 11 volte entro il 2030 e di 17 volte entro il 2050. Tuttavia, la produzione è fortemente concentrata in pochi fornitori e l’Ue dipende “in larga misura” dalle importazioni: “Un’eccessiva dipendenza potrebbe interrompere intere catene di approvvigionamento”, è l’avvertimento contenuto nella comunicazione della Commissione, che evidenzia come “le restrizioni alle esportazioni e altre misure restrittive del commercio sono sempre più utilizzate in un contesto di intensificazione della concorrenza globale”. A chiarire gli attuali rischi è stato lo stesso commissario Breton: “Dobbiamo guardare in faccia la realtà, per molte materie prime critiche dipendiamo da un unico Paese terzo“. Il riferimento esplicito è alla Turchia (“Ci fornisce il 97 per cento del boro, importante per l’elettronica”), ma soprattutto alla Cina, da cui l’Ue dipende “al 97 per cento per il magnesio e al 90 per cento per i magneti importanti nei computer e nelle turbine eoliche”.
Di qui la necessità di creare un ambiente normativo favorevole alle industrie a zero emissioni e alla competitività dell’industria europea, affiancando il nuovo Critical Raw Materials Act alla riforma del mercato elettrico di martedì (14 marzo) e al Net-Zero Industry Act presentato proprio oggi dalla Commissione Ue. “Le materie prime sono fondamentali per la produzione di tecnologie chiave per la nostra doppia transizione, come la generazione di energia eolica, lo stoccaggio dell’idrogeno o le batterie“, ha puntualizzato la presidente von der Leyen. Nello sforzo di ridurre le proprie dipendenze l’Unione sta rafforzando la cooperazione “con partner commerciali affidabili a livello globale”, ma sta intraprendendo anche un percorso per “aumentare la produzione in modo sostenibile e allo stesso tempo garantire il massimo livello di diversificazione delle catene di approvvigionamento per le nostre aziende europee”.
Without critical raw materials, there is no green transition and digital transition.
The Critical Raw Materials Act will improve Europe's refining, processing and recycling of raw materials.
And create a Critical Raw Materials Club with reliable partners to diversify supply. pic.twitter.com/M40L8uqqAH
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) March 16, 2023
Quali sono le materie prime critiche (e strategiche)
“Le materie prime critiche sono dappertutto: smartphone, auto elettriche, semiconduttori, prodotti farmaceutici, pompe di calore”, ha ricordato il titolare per il Mercato interno l’importanza di questi motori della tecnologia del presente e del futuro: “Non ci possono essere batterie senza litio, non ci può essere eolico senza terre rare e nessuna munizione senza tungsteno”. Nasce da questa consapevolezza la valutazione di “più di 80 materiali utilizzati nell’economia dell’Ue in base al rischio di approvvigionamento e all’importanza economica”, ma soprattutto la necessità di inserire nel diritto comunitario sia l’elenco delle materie prime critiche in generale sia l’elenco di quelle considerate strategiche, che dovranno essere “rivisti e, se necessario, aggiornati almeno ogni quattro anni”.
Se le materie prime critiche identificate sono 34 (dalla bauxite all’elio, dall’arsenico allo stronzio), il documento annesso alla proposta regolamento ne evidenzia in particolare 16 strategiche, “e su queste ci concentreremo”, ha confermato il commissario Breton. Nello specifico si tratta di bismuto, boro (grado metallurgico), cobalto, rame, gallio, germanio, litio (grado batteria), magnesio metallico, manganese (grado batteria), grafite naturale (grado batterie), nichel (grado batterie), metalli del gruppo del platino, silicio metallico, titanio metallico, tungsteno ed elementi delle terre rare per magneti: neodimio (Nd), praseodimio (Pr), terbio (Tb), disprosio (Dy), gadolinio (Gd), samario (Sm) e cerio (Ce).
Le azioni Ue interne e globali
Per quanto riguarda le azioni specifiche da implementare sul piano interno e globale, tutto parte dalla presa di coscienza che “l’Ue non sarà mai autosufficiente nell’approvvigionamento di materie prime critiche e continuerà a dipendere dalle importazioni per la maggior parte del suo consumo“, è quanto mette nero su bianco lo stesso esecutivo comunitario. Per questo motivo è necessario un rafforzamento a livello globale nella diversificazione degli investimenti, della produzione e del commercio, che nella pratica si traduce in “partenariati reciprocamente vantaggiosi” con Paesi terzi sia per spingere uno sviluppo economico “sostenibile” sia per creare catene del valore “sicure, resilienti, accessibili e sufficientemente diversificate”. Si punterà in particolare su partenariati strategici bilaterali con Paesi come Cile, Nuova Zelanda, Australia, Congo e Canada, anche nel contesto del Global Gateway, la strategia Ue per le infrastrutture sostenibili a livello globale.
Erano attesi soprattutto i dettagli sul Club delle materie prime critiche, “che riunirà i Paesi consumatori e quelli ricchi di risorse per promuovere un approvvigionamento sicuro e sostenibile”. La sua istituzione si baserà sulla condivisione di criteri commerciali, la trasparenza e il rispetto dell’ambiente e sarà aperto a chi è disposto a sviluppare una serie di azioni concordate sul monitoraggio dello sviluppo del mercato, sugli sforzi congiunti di esplorazione e su investimenti sostenibili. Sarà la Commissione Ue ad avviare discussioni con i potenziali partner interessati, come nel caso dell’annuncio di venerdì scorso (10 marzo) di negoziati tra Unione Europea e Stati Uniti per un accordo mirato sui minerali critici. Sarà centrale anche la promozione dei diritti del lavoro e le pratiche “socialmente responsabili” nelle catene di approvvigionamento delle materie prime critiche, così come la promozione di un’economia circolare e sostenibile “che operi a livello transfrontaliero” e il potenziamento delle capacità di riciclaggio “di alta qualità”.
A questo proposito, sul piano interno all’Unione la Commissione spinge perché il miglioramento della sicurezza e dell’accessibilità delle forniture di materie prime essenziali vada di pari passo con maggiori sforzi per mitigare “qualsiasi impatto negativo, sia all’interno dell’Ue sia nei Paesi terzi”, per quanto riguarda i diritti del lavoro, i diritti umani e la protezione dell’ambiente. In questo senso gli Stati membri Ue dovranno adottare e attuare misure nazionali per migliorare la raccolta dei rifiuti ricchi di materie prime critiche e garantirne il riciclo in materie prime critiche secondarie. Dovranno anche essere condotti studi sul potenziale di recupero dai rifiuti estrattivi delle attività minerarie, mentre i prodotti contenenti magneti permanenti dovranno soddisfare i requisiti di circolarità.
Il Critical Raw Materials Act si focalizzerà anche sulla riduzione degli oneri amministrativi e la semplificazione delle procedure di autorizzazione per i progetti di materie prime critiche nell’Ue: a quelli strategici sarà garantito un sostegno per l’accesso ai finanziamenti e tempi di autorizzazione più brevi (24 mesi per i permessi di estrazione e 12 mesi per quelli di lavorazione e riciclaggio). Per quanto riguarda la mitigazione dei rischi sul funzionamento del Mercato unico, è prevista l’istituzione di un meccanismo di coordinamento del monitoraggio delle catene di approvvigionamento delle materie prime critiche e delle scorte strategiche con stress test per le grandi aziende. Sul fronte dell’adozione e diffusione di tecnologie innovative è prevista l’istituzione di un’Accademia delle materie prime “che promuoverà le competenze della forza lavoro”.