Bruxelles – Alla fine tutto come da indiscrezioni, aspettative, e programma: la Bce decreta un taglio dei tassi di interesse. Il consiglio direttivo della Banca centrale europea tiene fede alle ipotesi di allentamento della politica monetaria ipotizzata proprio per la riunione di questo mese. Avanti con una riduzione di 0,25 punti base. Il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principale scende così al 4,25 per cento, il tasso di interesse sulla linea di rifinanziamento marginale si riduce a quota 4,5 per cento e il tasso di interesse sulla linea di deposito scende sotto quota 4 per cento attestandosi al 3,75 per cento.
Per l’Eurotower le condizioni sono tali da giustificare la decisione. Dalla riunione del Consiglio direttivo del settembre 2023, l’inflazione è scesa di oltre 2,5 punti percentuali e le prospettive di inflazione sono “notevolmente migliorate”. Anche l’inflazione di fondo si è attenuata, rafforzando i segnali di un indebolimento delle pressioni sui prezzi e di un calo delle aspettative di inflazione su tutti gli orizzonti. Gli analisti dell’Eurotower prevedono adesso un’inflazione complessiva in media del 2,5 per cento nel 2024, del 2,2 per cento nel 2025 e dell’1,9 per cento nel 2026.
Per questo motivo, sulla base di una valutazione aggiornata delle prospettive di inflazione, delle dinamiche dell’inflazione di fondo e della forza della trasmissione della politica monetaria, spiega la Bce nella nota di accompagnamento della decisione, “è ora opportuno moderare il grado di restrizione della politica monetaria dopo nove mesi di mantenimento dei tassi stabili”.
La presidente della Bce, Christine Lagarde, mette le mani avanti: non si tratta dell’inizio di un allentamento continuo. Non sono previsti, al momento, ulteriori tagli. “Non ci stiamo impegnando su un percorso particolare“, mette in chiaro. Da qui in avanti “serviranno dati, dati e analisi di dati” per decidere ed eventualmente procedere ad un nuovo taglio dei tassi. Tradotto: “Decideremo sulla base dei dati e volta per volta”.
Lagarde conferma che la situazione attuale giustifica “un allentamento” di politiche monetarie che “restano restrittive” e che “resteranno restrittive per tutto il tempo necessario” per tornare all’obiettivo di riferimento di un’inflazione al 2 per cento. Ma c’è un contesto globale ammantato di incertezze, con “rischi al ribasso per il medio termine” rappresentati dalla possibilità di un’economia globale più debole delle attese, nuove e ulteriori tensioni commerciali, i conflitti in Ucraina e in Medio Oriente: “Ci sono ancora ostacoli lungo la strada, che possiamo anche prevedere ma di cui non conosciamo l’impatto”.
Si tratta di fattori esterni che potrebbero influire nuovamente sull’inflazione, così come sulla crescita. A proposito di crescita, ora a Francoforte le aspettative dicono +0,9 per cento per il 2024, +1,4 per cento per il 2025 e +1,6 per cento nel 2026, confermando le attese del mondo delle imprese.
Avanti con cautela, dunque, ma pur sempre nel rispetto dell’indipendenza che è propria dell’istituzione di Francoforte. La Bce ragiona in questi termini, con Lagarde che assicura che non intende lasciarsi influenzare. “I mercati fanno ciò che devono, e noi facciamo ciò che dobbiamo“. Sulla base di questo approccio anche ai governi nazionali viene chiesto di fare la propria parte. La presidente della Bce rinnova un nuovo invito alle riforme, alla prudenza di spesa, alla messa a terra delle transizioni verde e digitale, ad attuare “senza indugio” le regole del nuovo patto di stabilità.