Bruxelles – Da quando il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha aperto la crisi di governo licenziando il suo ministro delle Finanze, il leader liberale Christian Lindner, nel suo Partito socialdemocratico (Spd) si è acceso il dibattito su chi debba guidare il centro-sinistra alle elezioni anticipate in calendario per il 23 febbraio 2025.
Il partito è spaccato tra i lealisti dell’attuale cancelliere, cioè i quadri dell’Spd, e una fronda interna che dalla base si sta allargando sempre di più e che chiede a gran voce di sostituire il volto del candidato, mettendo al posto di Scholz il suo ministro alla Difesa Boris Pistorius. Il motivo è semplice, ed è il crollo verticale dei consensi per il capo del governo: secondo un recente sondaggio commissionato dalla Bild, il gradimento di Pistorius si attesta al 52,8 per cento, mentre quello di Scholz è sceso al 31,4 per cento.
La riunione della leadership del partito tenutasi lo scorso martedì è stata inconcludente, nel senso che non è stata raggiunta nessuna decisione definitiva sul nome di punta della campagna elettorale. È emersa invece, plastica, la spaccatura che corre lungo l’intera Spd, dalla base ai vertici. Chi sostiene Scholz fa leva sul salto nel buio che comporta cambiare candidato a tre mesi dall’appuntamento elettorale, e sottolinea i vantaggi di fare campagna dal piedistallo del cancellierato. Dall’altra parte, si moltiplicano i richiami (a partire dai territori) per riunire il partito intorno ad una figura capace di arginare la drammatica emorragia di consensi dell’Spd, evidenziata dalle sonore sconfitte nei Länder orientali dello scorso autunno.
Attualmente, i socialdemocratici sono dati dai sondaggi nei dintorni del 16 per cento, dietro alla Cdu/Csu di Friedrich Merz (stabile al 32 per cento) e all’ultradestra dell’AfD che viaggia sul 19 per cento. Secondo l’ex leader dell’Spd Sigma Gabriel, il partito ha bisogno di un “nuovo inizio” e di una “guida politica coraggiosa”, due elementi che ritiene possano arrivare da Pistorius, mentre il “business as usual” di Scholz farebbe scendere i progressisti sotto la soglia psicologica del 15 per cento.
Commentando da Rio de Janeiro, dove si trovava per partecipare al G20, il Bundeskanzler ha dichiarato che “vogliamo vincere insieme, l’Spd e io”. D’altro canto, Pistorius, che pure ha pubblicamente ribadito la sua lealtà al leader (“abbiamo un candidato cancelliere, è l’attuale cancelliere”) e si è dipinto come “un soldato del partito”, non ha mai esplicitamente escluso di essere disponibile a sostituirlo: “In politica non si può mai escludere nulla”, ha osservato di recente, aggiungendo che l’unica cosa sicura è che “non diventerò papa”.
Parte della popolarità di Pistorius, che guida un dicastero tradizionalmente “difficile” in Germania, è dovuta alla posizione netta che ha sempre mantenuto rispetto alla guerra in Ucraina, a sostegno della resistenza di Kiev. Al contrario, l’immagine di Scholz si è indebolita sempre di più mentre la sua coalizione semaforo (Spd, Verdi e liberali dell’Fdp) litigava e arrancava, facendo fatica a concordare i provvedimenti legislativi più importanti, finendo per crollare a pezzi a inizio novembre.
Qualunque sarà la scelta finale, l’Spd deve prenderla in fretta. Il congresso federale del partito è in programma per l’11 gennaio. Ma a quel punto, sarà troppo tardi per sostituire Scholz con chiunque altro. Se l’era politica del cancelliere uscente appare giunta al termine, comunque, è verosimile che Pistorius rimanga una figura di spicco del centro-sinistra tedesco nei prossimi anni, e potrebbe pure continuare a mantenere il ministero della Difesa anche nel nuovo governo, che potrebbe essere una grande coalizione Cdu-Spd.