Bruxelles – “Possiamo rispondere a politiche sui dazi con politiche sui dazi“. Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, è quello tra i leader europei che parlano all’arrivo del vertice informale del Consiglio europeo che più fa capire che di fronte alle minacce dell’America di Trump l’Europa fa sul serio. Non si resterà a guardare, non si intende subire, e si risponderà, se necessario. Una linea espressa anche dal presidente francese, Emmanuel Macron. “Le dichiarazioni di Trump spingono l’Europa a essere più unita”, il che vuol dire che “l’Europa deve farsi rispettare e reagire”, afferma. Parole, quelle dei due leader, che da una parte confermano la determinazione franco-tedesca a confrontarsi con Washington, e dall’altra parte un vertice dei leader ridisegnato da Trump.
Tra i Ventisette non mancano però incertezze e quanti mostrano qualche capacità di resistenza in meno. In particolare il primo ministro finlandese, Petteri Orpo, ammette che per quanto riguarda il suo governo “dobbiamo negoziare con Trump“. Helsinki appare dunque pronta a cedere subito di fronte alle minacce di sovra-costi nei confronti dei prodotti europei venduti oltre Atlantico. “Non vogliamo una guerra [commerciale], vogliamo un negoziato”, insiste.
Diversa la visione danese. Certamente la prima ministra Mette Frederiksen vorrebbe evitare lo scontro con chi considera tutto sommato ancora ‘amico’. “Non mi piace combattere gli alleati“, premette al suo arrivo. “Ma se gli Stati Uniti imporranno dazi, allora dovremo rispondere in modo deciso e unito”, sostiene. Quindi un pro-memoria, sempre per l’inquilino della Casa Bianca: “La Groenlandia fa parte del regno di Danimarca, e non è in vendita”.
Nel vertice dei leader inizialmente pensato per discutere solo di difesa che sembra invece spostarsi su questioni commerciali e trans-atlantiche, l’Alta rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Kaja Kallas, guarda con un certa preoccupazione al rischio di una guerra commerciale tutta euro-atlantica. Perché, fa notare, “nella guerra commerciale vince nessuno”. O meglio: “Ci guadagna la Cina“.