Bruxelles – La Georgia sembra precipitare in un baratro da cui sarà difficile riemergere. La profonda crisi politica che sta sconvolgendo da mesi il Paese caucasico non accenna ad avviarsi verso una ricomposizione pacifica, tutt’altro. Durante il weekend, la polizia ha arrestato due politici dell’opposizione e si è resa responsabile delle ennesime azioni violente contro i manifestanti. Per Bruxelles, la situazione è “inaccettabile”.
Non è la prima volta che una figura chiave delle forze politiche che si oppongo al governo di Sogno georgiano viene aggredita e detenuta. Dopo la vicenda di uno dei leader del partito liberale Ahali, Nika Gvaramia, risalente allo scorso dicembre, è toccato ieri (2 febbraio) al suo collega Nika Melia e all’ex sindaco della capitale Gigi Ugulava, mentre una folla di manifestanti tentava di bloccare l’ingresso di un’autostrada a nord di Tbilisi. Le proteste che stanno infiammando la Georgia da oltre due mesi sono le più partecipate nella storia moderna del Paese, almeno dall’indipendenza nel 1991.
Stando a quanto riferito da Melia, un ufficiale di polizia gli avrebbe sferrato un calcio mentre si trovava in fermo amministrativo alla centrale, dove era stato condotto per quello che il suo legale ha definito un “illecito amministrativo”. Il politico è poi stato rilasciato in tarda serata, mentre Ugulava rimane in detenzione. Dietro le sbarre, oltre a decine di altri oppositori e critici dell’esecutivo filorusso, si trova anche la giornalista Mzia Amaglobeli, che dal carcere sta conducendo uno sciopero della fame da più di 20 giorni.
The brutal crackdown on peaceful protesters, journalists and politicians tonight in Tbilisi is unacceptable.
Georgia falls short of any expectation from a candidate country.
The EU stands with the people of Georgia in their fight for freedom and democracy.
— Kaja Kallas (@kajakallas) February 2, 2025
In rete sono circolati diversi video che dimostrano l’uso sproporzionato della violenza da parte degli apparati di sicurezza. Al punto che l’Alta rappresentante Ue per la politica estera, Kaja Kallas, ha denunciato “la brutale repressione di manifestanti pacifici, giornalisti e politici“, bollandola come “inaccettabile” e sottolineando che “la Georgia è al di sotto di qualsiasi aspettativa” che il club a dodici stelle può nutrire nei confronti di un Paese candidato all’adesione.
La nazione caucasica è tecnicamente candidata all’ingresso nell’Unione, ma il suo percorso di avvicinamento è stato prima congelato da Bruxelles, la scorsa estate, e poi definitivamente sospeso da parte del governo di Irakli Kobakhidze a fine novembre. A fine gennaio, i Ventisette hanno sospeso il regime di visti facilitati per i funzionari e diplomatici georgiani, ma non hanno ancora raggiunto un accordo per comminare sanzioni a livello comunitario contro i vertici del governo di Tbilisi, le cui tendenze autoritarie appaiono sempre più marcate.