Bruxelles – È un’emergenza silenziosa, ma crescente: quella della crisi abitativa studentesca nell’Unione europea. Con quasi 8 milioni di studenti fuorisede iscritti negli atenei europei e solo 4,8 milioni di posti letto, il deficit sfiora i 3,2 milioni, un divario che rischia di compromettere il diritto allo studio e aumentare le disuguaglianze sociali. Per affrontare questa sfida, la Conferenza dei collegi universitari di merito (Ccum) ha presentato a Bruxelles, nell’ambito di una missione il 12 e 13 maggio, un nuovo modello europeo di student housing, centrato su qualità abitativa, formazione e inclusione. La delegazione ha incontrato Borja Giménez Larraz, relatore della Commissione speciale Hous del Parlamento europeo, la vicepresidente del Parlamento Antonella Sberna e l’eurodeputato Stefano Cavedagna.
Secondo il report Eurostudent 8, solo il 38 per cento degli studenti universitari che vivono lontano dalla famiglia ha accesso a un alloggio universitario. Il resto si rivolge al mercato privato, sempre più sotto pressione. Tra il 2010 e il 2023, i prezzi delle case nell’Ue sono aumentati del 48 per cento, con un incremento degli affitti del 22 per cento nello stesso periodo. In Italia, il canone per una stanza in affitto è cresciuto del 20 per cento negli ultimi cinque anni. A gravare sulla disponibilità abitativa contribuiscono anche fenomeni come il turismo di massa e la diffusione degli affitti brevi turistici, che sottraggono unità immobiliari alla locazione a lungo termine, anche nelle città universitarie. Il risultato: il 62 per cento degli studenti fuorisede è costretto a destinare fino all’80 per cento del proprio budget mensile all’affitto. Le conseguenze si riflettono non solo sul piano economico, ma anche sociale e psicologico: aumento dello stress, isolamento e rischio di abbandono degli studi.
In questo contesto, la Ccum propone l’esperienza dei Collegi universitari di merito come best practice replicabile a livello europeo. Si tratta di 57 strutture presenti in 18 città italiane, riconosciute e accreditate dal Ministero dell’istruzione, università e ricerca, che offrono non solo un alloggio, ma anche un percorso formativo integrato, borse di studio e servizi a supporto dello sviluppo personale e professionale dello studente.
“Auspichiamo che la crisi abitativa per gli studenti possa diventare un’opportunità per promuovere un nuovo modello europeo educativo di student housing, centrato su benessere, competenze e partecipazione”, ha dichiarato Carla Bisleri, presidente della Ccum: “E che tale modello possa essere integrato nel futuro Piano Europeo per l’Edilizia Sociale”. L’approccio proposto dalla Conferenza va oltre la semplice risposta all’emergenza: promuove un sistema abitativo che sia anche educativo, in linea con il Pilastro europeo dei diritti sociali e la strategia dell’Ue per un housing accessibile. Un modo per massimizzare l’efficacia degli investimenti pubblici, favorendo coesione sociale, mobilità studentesca e successo accademico.
La proposta arriva in un momento chiave, mentre il Parlamento europeo lavora al rafforzamento delle politiche abitative e procede nella definizione delle priorità del nuovo ciclo legislativo. L’iniziativa della Ccum si inserisce così nel dibattito su un’Europa più equa, dove il diritto allo studio non sia ostacolato da barriere economiche.