Bruxelles – Mancano le valutazioni d’impatto sulla direttiva europea contro l’aiuto all’immigrazione clandestina e sul regolamento per rafforzare il ruolo di Europol nella lotta contro il traffico di persone migranti. È la denuncia – presentata da alcune Ong – a cui ha deciso di dare seguito la mediatrice europea, Teresa Anjinho, che oggi (24 giugno) ha aperto un’indagine nei confronti della Commissione europea.
I due provvedimenti sono stati messi sul tavolo dal primo esecutivo von der Leyen a novembre 2023 e sono attualmente in fase di negoziazione tra l’Eurocamera e gli Stati membri. Mirano a stringere le maglie dell’immigrazione irregolare e del traffico di esseri umani, introducendo nuovi reati con pene più severe, ma secondo ong e difensori dei diritti umani porteranno ad un ampliamento della definizione di “trafficante” e in definitiva a un aumento dei procedimenti giudiziari sia nei confronti dei migranti stessi, che degli attivisti e degli operatori umanitari.
Come sottolineato da PICUM (Platform for International Cooperation on Undocumented Migrants) e EDRI (European Digital Rights), le due organizzazioni che si sono rivolte alla mediatrice Ue, la Commissione europea “non ha effettuato una valutazione d’impatto adeguata dei due strumenti, nonostante avesse un mandato chiaro in tal senso“. E nonostante una relazione – commissionata dallo stesso esecutivo Ue – che raccomandava tale valutazione.
Il rischio è che in questo modo Bruxelles “ignori le flagranti violazioni dei diritti umani connesse a questi due strumenti legislativi”. Secondo PICUM, già nel 2023 almeno 117 persone sono state criminalizzate per aver aiutato persone migranti a raggiungere l’Unione europea.
Il servizio di ricerca del Parlamento europeo (EPRS), in una valutazione d’impatto sostitutiva pubblicata a marzo 2025, ha sottolineato il “disallineamento” della proposta della Commissione rispetto alle norme internazionali e alle norme fondamentali dell’Ue in materia. Il documento esprimeva preoccupazione per questioni relative alle definizioni, la mancanza di garanzie sufficienti in materia di diritti umani e l’assenza di una chiara distinzione tra i reati di facilitazione e la legittima prestazione di servizi e assistenza umanitaria. L’EPRS concludeva chiedendo il ritiro della proposta “fino a quando non sarà stata effettuata una valutazione d’impatto approfondita e completa”.
Anjinho, nella lettera con cui ha annunciato l’apertura dell’indagine, ha chiesto alla Commissione europea una risposta scritta alla denuncia e ad alcune domande specifiche entro il 24 settembre 2025. Per Silvia Carta, responsabile advocacy presso PICUM, “la decisione del Mediatore europeo di avviare un’indagine nei confronti della Commissione è un importante riconoscimento del fatto che questa proposta rischia di violare i diritti fondamentali e che la Commissione non ha preso sul serio tali rischi”.