Bas Eickhout, uno dei due capigruppo dei Verdi al Parlamento europeo, ieri ha detto a Manfred Weber, padre-padrone del Partito popolare europeo, che “l’estrema destra vi divorerà”.
Eickhout si riferiva alla scelta, oramai sistematica, del Ppe di allearsi con i gruppi di Ecr (gruppo cui appartiene Fratelli d’Italia) e Patrioti (gruppo cui appartiene la Lega), non disdegnando voti ancora più a destra nell’Aula del Parlamento europeo, tradendo un accordo politico siglato con il centrosinistra quando si diede la fiducia alla seconda Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen.
Il leader dei Verdi ha ragione. Quel che sta accadendo tra Bruxelles e Strasburgo è, di fatto, un nuovo “Aventino” del centrosinistra, quando nel 1924, dopo il delitto Matteotti, decise di non partecipare più ai lavori parlamentari. Da lì, netta totale assenza dei leader democratici nel cuore decisionale dello Stato, iniziò la rapida ascesa del movimento fascista al potere, fino alla sua piena occupazione con l’instaurazione della dittatura.
Il caso non è questo, non si parla della instaurazione di una nuova dittatura europea, ma il processo che si sta attivando è simile: il centrosinistra, in particolare socialisti e liberali, permettono al Ppe di muoversi a mani libere nel cuore decisionale dell’Unione, sostenendo la Commissione in carica e permettendo ai Popolari di avere una “copertura” europeista, quando, in realtà sempre più, sistematicamente anzi, il Ppe si allea con forze che europeiste non sono su politiche decisive per il futuro dell’Unione. Più questo processo andrà avanti, meno gli europeisti avranno peso, più peso prenderanno le destre, che, alla lunga “divoreranno”, anche il Ppe, e le politiche pro europee e solidali.
Gli elettori lo hanno dimostrato in decine e decine di casi: preferiscono l’originale alla copia, preferiscono chi lancia e sostiene una politica piuttosto che chi emula e corre dietro in cerca di voti per mantenersi al potere.
Gli elettori penalizzano però anche ci “non c’è”, chi lascia fare usando solo qualche parola di condanna per “scelte sbagliate” fatte da altri, chi non è in grado di mettere altre forze politiche di fronte alle loro responsabilità. Ieri, a dire il vero, la capogruppo dei socialdemocratici Iratxe García Pérez ha usato parole molto dure verso il Ppe, minacciando la possibilità di rottura. Non è la prima volta, ma è stata più decisa del solito. Bisogna vedere che seguito avranno le sue parole. Perché sempre ieri i Popolari hanno bocciato la procedura d’urgenza richiesta da Verdi, Socialisti e Liberali per tentare di mettere in cassaforte l’obiettivo di taglio di emissioni del 90 per cento in 15 anni entro la Cop30 di novembre in Brasile.
Il Ppe può benissimo scegliere di allearsi con la destra più estrema: è il partito che ha avuto il miglior risultato alle elezioni dello scorso anno, e che ha, indiscutibilmente, una leadership, se non altro numerica, in Parlamento e nel Consiglio europeo, dove ha oltre la metà dei capi di governo.
La questione è che il centrosinistra non può fornire a queste alleanze la sua copertura politica, restando nella “maggioranza” cha ha eletto von der Leyen sulla base di un certo progetto politico e che invece, ora, ne realizza un altro, senza che il Ppe debba scomodarsi a dire che ha rotto con i partiti europeisti e che preferisce gli euroscettici.
Quel che è necessario è spingere i popolari a prendere una decisione pubblica, a fare una scelta che sia formale e chiara anche davanti agli elettori. Dunque il centrosinistra dovrebbe abbandonare questa “maggioranza”, obbligare dunque il Ppe a fare una scelta che lo porterà o a lavorare con gli alleati storici o a cambiare alleanza, e in questo caso il centrosinistra dovrà imparare ad essere “opposizione” e costruire un suo progetto per l’Unione, da offrire ai suoi elettori. Per non sparire, prima ancora che la destra estrema divori il Ppe.