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    Home » Politica » Bilancio Ue, l’Eurocamera respinge la proposta della Commissione: “È una barzelletta”

    Bilancio Ue, l’Eurocamera respinge la proposta della Commissione: “È una barzelletta”

    Gli eurodeputati mettono sulla graticola Piotr Serafin, il membro del Collegio von der Leyen responsabile del budget 2028-2034. Nel mirino dell’Aula centralizzazione, mancanza di trasparenza, risorse inadeguate e poca collaborazione da parte del Berlaymont

    Francesco Bortoletto</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/bortoletto_f" target="_blank">bortoletto_f</a> di Francesco Bortoletto bortoletto_f
    16 Luglio 2025
    in Politica, Economia
    Piotr Serafin

    Il commissario europeo al Bilancio, Piotr Serafin (foto: Laurie Dieffembacq/Parlamento europeo)

    Bruxelles – Se chi ben comincia è già a metà dell’opera, allora la Commissione europea si è già infilata nei guai. L’Europarlamento ha riservato un’accoglienza particolarmente dura al nuovo progetto di bilancio comunitario targato Ursula von der Leyen, presentato in commissione Bilanci dal commissario responsabile Piotr Serafin. Gli eurodeputati di tutto lo spettro politico si sono scagliati contro il progetto del Berlaymont, puntando il dito contro la “rinazionalizzazione” del budget Ue che indebolirà l’azione comune, l’esautorazione del Parlamento e l’assenza di trasparenza nella gestione di questo dossier fondamentale.

    Dopo mesi di anticipazioni, oggi (16 luglio) sono entrati formalmente nel vivo i negoziati per la definizione del nuovo bilancio dell’Ue, il quadro finanziario pluriennale (Qfp l’acronimo italiano, Mff quello inglese) che dovrà coprire il settennato 2028-2034. L’occasione è stata la doppia presentazione della proposta della Commissione, affidata contemporaneamente alla presidente Ursula von der Leyen e al titolare del portafoglio del Bilancio, Piotr Serafin.

    Mentre la prima spiegava alla stampa la struttura che intende dare al nuovo budget dell’Unione dal suo quartier generale al Berlaymont, il secondo ha dovuto fronteggiare l’agguerritissima commissione Bilancio dell’Eurocamera (Budg), che lo aspettava al varco per criticare il progetto dell’esecutivo comunitario punto su punto. La proposta di von der Leyen – non ancora pervenuta al momento in cui viene pubblicato questo articolo, essendo disponibile solo un comunicato stampa – è un budget di circa 2000 miliardi di euro, in parte da suddividere in 27 piani di partenariato nazionali e regionali (Ppnr) che dovrebbero sostituire gli oltre 530 programmi comunitari attuali.

    Ursula von der Leyen
    La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen (foto: Dati Bendo/Commissione europea)

    Un maxi-fondo da 865 miliardi che unisce i fondi di coesione e quelli per la politica agricola comune (Pac), un fondo per la competitività con una dotazione da 410 miliardi (di cui 131 miliardi per la difesa), 400 miliardi per un meccanismo di gestione delle crisi, 200 miliardi per l’azione esterna e l’allargamento, 100 miliardi per il sostegno all’Ucraina, e 50 miliardi per cultura, istruzione e mobilità. Tutto questo con l’1,15 per cento del reddito nazionale lordo (rnl) dell’Ue a 27, cui si somma un ulteriore 0,11 per cento volto a ripagare i debiti contratti col NextGeneration Eu (Ngeu), lo strumento di ripresa post-pandemica.

    Troppo poco per l’Europarlamento, che ammonisce sul pericolo che “il tetto di spesa dell’1,26 per cento costringerà a tagli in programmi chiave”. In una nota congiunta, i relatori dell’Aula sul Qfp (il popolare romeno Siegfried Mureșan e la socialista portoghese Carla Tavares) e sulle risorse proprie (la socialista spagnola Sandra Gómez López e la popolare ceca Danuše Nerudová) sottolineano che “i conti non tornano” e denunciano una “sorprendente mancanza di ambizione” nella proposta della Commissione, definita “una base molto difficile da cui cominciare i negoziati”.

    Non un “bilancio ambizioso” come l’ha provato a venderlo Serafin, dunque, ma “un congelamento degli impegni e della spesa in termini reali” rispetto al Qfp attuale, gonfiato artificialmente dall’aggiustamento all’inflazione e dall’inclusione dei rimborsi dell’Ngeu. Non esattamente quello che ci si aspetterebbe per finanziare le priorità dell’Unione in tempi tanto incerti: “Non possiamo fare di più con le stesse risorse”, hanno ripetuto al commissario molti eurodeputati durante l’audizione pomeridiana (ritardata di tre ore e mezza per ritardi nelle delibere del Collegio).

    bilancio Ue Qfp
    Da sinistra: i relatori dell’Eurocamera sul Qfp, Carla Tavares, Siegfried Mureșan, Danuše Nerudová e Sandra Gómez López (foto: Laurie Dieffembacq/Parlamento europeo)

    “È lo status quo, che la stessa Commissione ha sempre sostenuto non fosse un’opzione”, proseguono i relatori, secondo i quali “non si può costruire un bilancio europeo più forte sugli errori del passato”. Vale a dire affiancare i rimborsi del debito contratto con l’Ngeu ai bilanci dei programmi, nonché rimodellare l’intero Qfp imperniandolo su 27 piani nazionali basati su uno schema performativo – da tempo criticato dall’Aula di Strasburgo – che prevede l’esborso dei finanziamenti in cambio all’implementazione di riforme, proprio come nel caso della Recovery and resilience facility (Rrf), nocciolo del NextGeneration.

    Nel mirino dell’emiciclo anche la fusione di molti programmi fondamentali dell’Ue – la politica di coesione, la Pac, il Fondo sociale europeo e altri – in maxi-fondi, poiché in tal modo, nelle parole dei relatori, si rischia di “indebolire politiche collaudate che hanno dato risultati concreti”. Soprattutto, la “rinazionalizzazione” del bilancio a dodici stelle rischia di promuovere “piani nazionali frammentati, scollegati dagli obiettivi europei” e di tramutare il budget comunitario in un “bancomat” e un insieme di “27 liste della spesa separate”.

    Del resto, contro la centralizzazione voluta da von der Leyen si sono già espressi da tempo anche i rappresentanti degli enti locali, che temono di perdere il proprio ruolo nella gestione dei fondi di coesione per lo sviluppo territoriale. La presidente del Comitato delle Regioni (CdR), Kata Tüttő, ha parlato di un “piano mostruoso che mira a fagocitare la politica di coesione e a spezzarne la spina dorsale attraverso la nazionalizzazione e la centralizzazione”, nascosto dietro “la cortina fumogena della semplificazione”.

    Now we understand the secrecy: from behind the simplification smoke a MONSTER plan emerges to swallow cohesion policy and crack its backbone by nationalising and centralising https://t.co/bbZ7aP7RcJ

    — Kata Tüttő (@CoR_President) July 16, 2025

    Gli eurodeputati si scagliano anche contro la mancanza di trasparenza e di controllo democratico che secondo loro scaturisce dalla proposta della Commissione, attraverso alcuni elementi “che potrebbero marginalizzare il ruolo del Parlamento europeo”, aggirandone le competenze in materia di bilancio e di controllo sull’operato dell’esecutivo Ue.

    A partire dal fatto che, lamentano Mureșan e colleghi, l’Eurocamera non è stata informata debitamente dei piani della Commissione, venendoli a conoscere a mezzo stampa e vedendosi presentare da Serafin solo delle slide e non dei documenti legali con cifre precise e indicazioni puntuali. Soprattutto, l’affondo del relatore, “questa proposta è stata preparata contro richiesta di Parlamento, beneficiari e regioni” e il risultato che ne consegue è “un bilancio meno democratico, meno trasparente, meno europeo”.

    Tra le reazioni più indignate dei membri della commissione Budg, si è sentito dire che la proposta del Berlaymont è “una barzelletta”, una “collezione di slogan se non di menzogne”, un “assegno in bianco” fornito in mano a von der Leyen per accentrare ulteriormente il potere nelle proprie mani. Il meloniano Ruggero Razza sostiene che “la volontà del Parlamento non è stata tenuta in considerazione”, mentre il presidente di commissione Johan Van Overtveldt si riferisce alla scelta di von der Leyen di annunciare il suo Qfp alla stampa prima che Serafin abbia concluso in Aula come ad un “incidente increscioso”.

    Johan Van Overtveldt
    Il presidente della commissione Bilancio dell’Eurocamera, Johan Van Overtveldt (foto: Laurie Dieffembacq/Parlamento europeo)

    La delegazione del M5s bolla la proposta come un “disastro totale” e un “fallimento epocale” che aumenta le tasse per i cittadini, protegge le multinazionali statunitensi e quintuplica “i soldi per le lobby delle armi”, definendola “una Caporetto e un’umiliazione” per l’Italia che passerà dall’essere beneficiaria netta a contributrice netta del bilancio Ue.

    Accolti positivamente dall’emiciclo, invece, “i nuovi sforzi della Commissione per superare l’attuale stallo sulle risorse proprie e presentare più opzioni per nuove fonti di entrate per il bilancio dell’Unione”, come l’accisa sul tabacco, una risorsa societaria (Core) e i dazi proposti sui rifiuti elettronici e l’e-commerce che dovrebbero fruttare circa 308 miliardi nel complesso. Ma, anche qui, le relatrici chiedono maggiori ambizioni per affiancare ai contributi delle cancellerie delle risorse adeguate alle sfide che l’Ue si trova davanti.

    I negoziati sul prossimo Qfp si protrarranno fino al 2027, quando scadrà il bilancio attuale. Se il Parlamento manterrà la linea dura indicata oggi, si annuncia un braccio di ferro muscolare tra le varie istituzioni: la Commissione che vorrà cercare di limitare al minimo le modifiche alla sua proposta, l’Aula che si oppone a quella che definisce un’esautorazione illegittima, e il Consiglio, dove gli Stati membri sono spaccati sulla questione. L’adozione dei co-legislatori deve avvenire a maggioranza assoluta dell’Eurocamera e all’unanimità dei Ventisette.

    Tags: bilancio ueCarla TavaresPiotr Serafinqfp 2028-2034risorse proprie uesiegfried muresanursula von der leyen

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