Bruxelles – Dazi reciproci del 15 per cento sulle rispettive esportazioni, con regime di esenzione su alcune tipologie di prodotti, quelle più sensibili: Stati Uniti e Unione europea sarebbero vicine a un accordo commerciale sulla base di queste condizioni, che sarebbero una soluzione reciprocamente vantaggiosa: l’Ue eviterebbe una guerra commerciale aperta con gli Usa limitando i danni rispetto a uno scenario di tariffe al 30 per cento come peraltro minacciato dalla Casa Bianca, mentre la controparte americana porterebbe a casa un risultato utile da vendere alla propria opinione pubblica, oltre che per la propria economia.
In base all’intesa che sarebbe sul tavolo, dunque, tra Unione europea e Stati Uniti si applicherebbero dazi orizzontali generalizzati del 15 per cento, sulla falsa riga dell’intesa raggiunta tra Usa e GIappone. Si tratta però di un dazio base, a cui comunque si applicherebbe la maggiorazione prevista dalla clausola della ‘Nazione più favorita‘ (nota come MFN – Most favoured nation). E’ questa una tariffa commerciale prevista secondo le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) applicata alle importazioni da quei Paesi che nello scambio commerciale bilaterale hanno una bilancia migliore. La speciale tariffa si calcola al netto di dazi preferenziali previsti da accordi di libero scambio e altri regimi o dazi applicati all’interno di quote.
Unione europea e Stati Uniti stanno negoziando la possibilità di esenzioni per alcuni prodotti. In base alla bozza di intesa l’Europa sarebbe disposta ad accettare il regime di dazi al 15 per cento, comunque un passo indietro rispetto alla proposta di tariffa piatta del 10 per cento, in cambio di esclusioni su prodotti sensibili quali aeromobili, alcolici e dispositivi medici. Settore cruciale quello delle automotive, fondamentale per la Germania: la Commissione europea e il suo commissario per il Commercio, Maros Sefcovic, che negoziano a nome dei Ventisette, vorrebbe un allineamento del 15 per cento anche per le automobili, attualmente soggette a dazi del 27,5 per cento.
L’Ue comunque si prepara al peggio, vale a dire alla possibilità che alla fine non si trovi l’intesa che appare a portata di mano. Per questo la Commissione, dopo consultazione con gli Stati membri, ha predisposto una lista di beni Usa da colpire con misure di ritorsione in caso di guerra aperta dei dazi. Questa lista colpisce beni per 90 miliardi di euro, ed è il risultato della fusione delle due precendenti liste, la prima dal valore di 21 miliardi, e già messa a punto marzo, e la seconda, dal valore di 72 miliardi, messa a punto le scorse settimane. Alla fine, dunque, per il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ci esce anche uno ‘sconto’ da tre miliardi di euro.
Lo speciale ‘bazooka’ da contromisure da 90 miliardi comunque non scatterebbe subito, vale a dire dall’1 agosto, giorno indicato dall’amministrazione americana per l’introduzione dei balzelli sui prodotti europei. In caso di scenario peggiore le ritorsioni a dodici stelle scatterebbero dal 7 agosto. Fonti Ue anticipano che in caso di mancato accordo in seno al Consiglio ci sarebbe già un ampio consenso utile a trovare il voto a maggioranza qualificata per azionare lo strumento anti-coercizione dell’Unione europea.












![[foto: Mattia Calaprice/Wikimedia Commons]](https://www.eunews.it/wp-content/uploads/2025/12/Imagoeconomica_1783367-120x86.jpg)