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    Home » Economia » La sfida green del Recovery italiano, definiti la metà dei progetti

    La sfida green del Recovery italiano, definiti la metà dei progetti

    I ministri Cingolani e Giovannini in audizione in Parlamento: la semplificazione delle autorizzazioni primo passo per far andare spedito il PNRR

    Nicola Corda</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@NicolaCorda" target="_blank">@NicolaCorda</a> di Nicola Corda @NicolaCorda
    16 Marzo 2021
    in Economia, Politica

    Roma – Energia, infrastrutture e mobilità. Su questi snodi si articolerà una parte notevole del Piano nazionale di ripresa e resilienza e i riflettori del parlamento italiano sono tutti puntati sui ministeri chiave della Transizione ecologica, della mobilità sostenibile e dell’innovazione tecnologica. Programmi su cui l’Italia si gioca molto nell’impego delle risorse che arriveranno dall’UE e non solo per ritrovare prospettive di crescita.

    Piani a buon punto “dalla settimana prossima il nostro PNRR spero cominci ad avviarsi verso una versione un po’ più definitiva e cominceranno i lavori di analisi”, dice il ministro Roberto Cingolani che in chiave trasversale dei progetti rappresenta un po’ il punto di raccordo. “Nelle ultime settimane sono stati istruiti circa il 50 % dei progetti green del piano”, ha detto davanti alle commissioni riunite di Camera e Senato, assicurando che si sta lavorando a un ritmo molto sostenuto in tutti i ministeri interessati. I quattro filoni su cui è incardinato questa parte del piano sono agricoltura sostenibile ed economia circolare; rinnovabili, idrogeno e mobilità; efficienza energetica e riqualificazione degli edifici; tutela del territorio e della risorsa idrica. Tenere tutto insieme non sarà una passeggiata, a cominciare dal target sulle rinnovabili fissato dalla UE al 72 % al 2030. Mancano sette settimane alla consegna del Recovery italiano e il grande nemico per il governo è il tempo che tante volte si accompagna con la parola burocrazia.

    Cingolani con il collega delle infrastrutture e della mobilità sostenibile Enrico Giovannini (anche lui oggi in audizione) considera prioritario un  criterio decisivo per il successo del piano. La “transizione burocratica” è il passaggio di semplificazione necessaria per avviare gli interventi e sostenere la velocità di esecuzione chiesta dal regolamento approvato da Bruxelles. Le procedure più snelle sono essenziali per autorizzare gli impianti di energia rinnovabili, per accelerare la decarbonizzazione e tutti gli altri interventi di trasformazione che dovranno accompagnare queste fasi complesse. I tempi di realizzazione delle opere sono “incompatibili con le esigenze di uno stato moderno e con la realizzazione del PNRR”, sostiene anche il ministro Giovannini. Su questi temi è già al lavoro una commissione, con il Consiglio di Stato, la Corte dei conti, l’Anac e il ministero della Pubblica amministrazione, per arrivare in tempi rapidi al miglioramento delle norme.

    Il focus del piano curato da infrastrutture e Trasporti sarà sull’alta velocità al sud e sul trasporto regionale, l’edilizia pubblica e sociale. Ma sarà soprattutto l’innovazione tecnologica a fare la differenza e “permettere un salto di qualità nella gestione dei sistemi infrastrutturali”, ha detto Giovannini, nonché per accompagnare la trasformazione in atto nell’industria automobilistica e dei trasporti.

    Transizione, parola chiave, che nella sfida green mette in luce un altro concetto fondamentale della sostenibilità universale cioè “sociale, industriale, lavorativo, ambientale” dice il ministro Roberto Cingolani, quando affronta il delicato tema dei sussidi alle fonti fossili e dannose, su cui “non si può fare un reset ma è necessario un compromesso” ipotizzando così un percorso graduale e progressivo.

    Una strada lunga quella della decarbonizzazione ma secondo il ministro che ha avuto in dote anche la delega dell’energia “l’Italia può esser campione della transizione”. Se l’idrogeno verde e la fusione nucleare sono l’obiettivo a cui puntare nel lungo periodo, nel breve “possiamo avvantaggiarci, specialmente al sud dove c’è abbondanza di rinnovabili”. Un passaggio ritenuto urgente nel percorso della transizione ecologica perché “l’Italia è più esposta di altri ai rischi climatici, innalzamento del livello dei mari, siccità, desertificazione, e rischi idrogeologici.  Sull’idrogeno uno dei progetti bandiera potrebbe diventare la riconversione dell’ex Ilva, almeno con la riconversione degli altiforni, sulla quale è incorso una riflessione con gli altri ministeri dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture.

    Visti gli obiettivi, il Piano nazionale di ripresa e resilienza è l’occasione per dare un futuro di sviluppo diverso all’Italia mail governo deve anche occuparsi dell’agenda quotidiana come la questione Alitalia che ha visto oggi confrontarsi i ministri Franco, Giorgetti e Giovannini con la commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager.  L’ipotesi di interazione con Ferrovie secondo il ministro dei trasporti “è una pista su cui bisognerà lavorare, anche perché in altre parti del mondo questo sta avvenendo e su questo bisognerà ragionare”. Nel frattempo si dovrà risolvere la questione degli l’asset per la vendita e il nuovo business plan, su cui la Commissione dovrà fare una valutazione per dare il via libera alla terza tranche di aiuti di stato alla compagnia.

    Tags: decarbonizzazione energeticaEnrico Giovanninifonti rinnovabiliIlvamobilità sostenibileRecovery plan italianoRoberto CingolaniTransizione ecologica

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