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    Home » Politica » Blair pronto a dimettersi dall’incarico di inviato speciale per la pace in Medio Oriente

    Blair pronto a dimettersi dall’incarico di inviato speciale per la pace in Medio Oriente

    Tony Blair, dopo aver ricoperto per otto anni il ruolo di negoziatore di pace per il Quartetto formato da Usa, Ue, Onu e Russia, sembra pronto a lasciare il posto in seguito alle critiche che lo vedono accusato di non aver svolto adeguatamente il suo compito

    Simone Aazami</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@simoneaazami" target="_blank">@simoneaazami</a> di Simone Aazami @simoneaazami
    16 Marzo 2015
    in Politica
    Tony Blair, ex primo ministro britannico e inviato di pace del Quartetto per il Medio Oriente

    Tony Blair, ex primo ministro britannico e inviato di pace del Quartetto per il Medio Oriente

    Bruxelles – Tony Blair, ex primo ministro britannico, sarebbe pronto a dimettersi dal suo incarico diplomatico come inviato di pace in Medio Oriente. Per quasi otto anni è stato delegato del Quartetto formato da Onu, Stati Uniti, Ue e Russia, ma ora Blair, secondo quanto riferito dal Financial Times, pare sia giunto a ritenere di non poter più ricoprire un ruolo di primo piano come negoziatore. Questa decisione è giunta in un momento in cui così a Washington come a Bruxelles il disagio sulle sue scarse relazioni con le alte autorità palestinesi, tenuto conto anche dei suoi numerosi interessi commerciali, si era fatto crescente.

    In questo momento l’ex premier è coinvolto in delicate trattative per rivedere il suo incarico, anche se non sembra disposto ad uscire completamente dal processo di pace. Qualche giorno fa ha incontrato il segretario di stato americano John Kerry in Egitto, a Sharm el-Sheikh, appunto per discutere di un ruolo alternativo da poter ricoprire e ha incontrato anche l’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini, la quale sta invece premendo per un ammodernamento all’interno del Quartetto, fondato nel 2002, e per un ruolo più significativo dell’Unione europea nel quadro della questione israelo-palestinese.

    Fino ad ora Blair, scrive il Financial Times, ha svolto il suo ruolo diplomatico in concomitanza ad affari economici privati intrattenuti con gli stessi interlocutori delle sue negoziazioni pubbliche, vale a dire quelle amministrazioni e quei governi mediorientali coinvolti nelle trattative di pace. Al momento comunque non sono state prese ancora decisioni conclusive, ma dopo che il suo ruolo sarà ridiscusso alcune dichiarazioni potrebbero giungere entro la settimana. Secondo il giornale britannico, nonostante John Kerry sia favorevole a che Blair mantenga una sorta di ruolo istituzionale, a Washington alcuni personaggi di spicco non sarebbero d’accordo e vorrebbero che si facesse da parte. Le preoccupazioni in merito alla sua posizione sarebbero dovute ai molteplici interessi, soprattutto economici, del politico scozzese all’interno della regione.

    L’Unione europea ha smesso già dal 2012 di finanziare l’ufficio di Blair, il quale non era nemmeno stato invitato all’ultimo incontro ministeriale del Quartetto che si è tenuto a Monaco in febbraio e che era stato convocato da Mogherini. In quell’occasione era stato detto che, essendo i colloqui di carattere politico, non avevano a che fare con il mandato economico di Tony Blair; tuttavia alcuni diplomatici di alto livello avevano affermato che egli stesse venendo in quella circostanza estromesso dal suo incarico. “È stato inefficiente nel suo lavoro e non ha credibilità in questa zona del mondo”, aveva detto uno di loro; mentre una persona vicina all’amministrazione Obama aveva dichiarato: “Tony Blair non è né un vantaggio né uno svantaggio, ma il suo ruolo attuale non è più praticabile”.

    L’incarico come inviato del Quartetto per il Medio Oriente gli era stato affidato durante il governo di George W. Bush, nel 2007, poco dopo essere stato per dieci anni primo ministro del Regno Unito, ma il suo forte sostegno a favore della guerra in Iraq lo aveva subito messo in cattiva luce agli occhi dei palestinesi. Ora sembra che Blair stia cercando di ridiscutere il proprio ruolo, ma non pare essere disposto, ricorda ancora il Financial Times, a prendersi “colpe che sono dovute a debolezze del Quartetto e che non dipendono dalle sue responsabilità”.

    Il suo incarico come negoziatore è stato criticato per il conflitto tra il ruolo di diplomatico e di uomo d’affari, dato che questi ultimi coinvolgono Paesi come il Perù, la Colombia, il Kuwait, il Vietnam e il Kazakistan. Un alto funzionario vicino al Quartetto ha negato che ci siano stati “sforzi per spingere Blair fuori dal suo ruolo attuale”. Ora Kerry e Blair stanno valutando eventuali cambiamenti per assegnare a quest’ultimo un ruolo alternativo maggiormente politico piuttosto che economico, che possa accentuarne il controllo sull’area del Golfo, dell’Egitto e di Israele. Il Financial Times sostiene che se alle prossime elezioni in Israele verrà eletto un governo di centrosinistra allora gli Usa potrebbero riprendere le trattative di pace ora in stallo; tuttavia se il primo ministro attuale Benjamin Netanyahu ritornasse al potere con un governo di centrodestra, critico verso una soluzione che contempli la creazione di due stati per due popoli, allora probabilmente si intensificherebbe la pressione dell’Unione europea e dell’Onu per essere maggiormente coinvolti.

    Blair, in qualità di inviato del Quartetto, era stato incaricato di supervisionare un piano da quattro miliardi di dollari per stimolare crescita e investimenti nei territori palestinesi, il quale era stato annunciato dal segretario di stato americano John Kerry nel 2013, quando israeliani e palestinesi stavano per cominciare gli ennesimi e infruttuosi negoziati di pace, i quali sarebbero dovuti essere affiancati dallo sviluppo del progetto.

    Tags: conflitto arabo-israelianoconflitto israelo-palestineseisraeleisraelianiMedio Orientepalestinapalestinesiquartetto per il medio orienteTony Blair

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