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    Home » Cultura » Ecco la prima edizione di Voices, il festival europeo di giornalismo ed educazione ai media

    Ecco la prima edizione di Voices, il festival europeo di giornalismo ed educazione ai media

    Il festival itinerante si terrà dal 14 al 16 marzo a Firenze, mentre nel 2025 volerà a Zagabria. Finanziato quasi interamente dalla Commissione europea, nasce da un'idea di Giovanni Melogli del Centro per il pluralismo e la libertà dei media (Cmpf): "Il giornalismo torni a essere spazio di mediazione"

    Simone De La Feld</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@SimoneDeLaFeld1" target="_blank">@SimoneDeLaFeld1</a> di Simone De La Feld @SimoneDeLaFeld1
    6 Marzo 2024
    in Cultura
    voices festival

    Bruxelles – Non è solo un altro festival, ma la prima kermesse europea sul giornalismo e l’educazione ai media. È l’ambizione di Voices, che debutterà a Firenze in una tre giorni dal 14 al 16 marzo. Un progetto finanziato al 90 per cento dalla Commissione europea e co-organizzato da tre grandi attori: il Centro per il pluralismo e la libertà dei media dello European University Insitute (Eui), la Federazione europea dei Giornalisti (Fej) e lo European Broadcasting Union (Ebu). Ma con un ideatore che parte da lontano: Giovanni Melogli, presidente dello European Media Initiative e ora coordinatore di un festival che covava in sogno da oltre dieci anni.

    Melogli, che da anni vive nella capitale Ue, ha raccontato a Eunews la sua creatura. A partire dalla lunga gestazione. “L’ispirazione è venuta dalla mia esperienza con l’ong francese Alliance Internationale de Journalistes, con cui realizzavamo un festival in Francia”, spiega Melogli. I giochi sono iniziati però tre anni fa, quando insieme alla Fej ha presentato un progetto pilota al Parlamento europeo: “Una volta approvato, è diventato un bando pubblico, che siamo riusciti a portare a casa”.

    Tra una settimana a Firenze, l’anno prossimo a Zagabria. Queste le prime due tappe di un festival pensato come itinerante in tutti i Paesi dell’Ue. Non a caso: “Abbiamo immaginato di andare dove c’è più bisogno di noi, dove c’è più bisogno di parlare di libertà dei media”, confessa Melogli, che con il Centro per il pluralismo e la libertà dei media si occupa del Media Pluralism Monitor in tutti i Paesi membri. Si parte dunque dall’Italia e da Firenze, sede dell’Eui.

    Giovanni Melogli

    Il via alle danze il giovedì sera, con un focus sul Paese ospitante assieme ai presidenti della Federazione Nazionale della Stampa Italiana e dell’Ordine dei Giornalisti, Vittorio Di Trapani e Carlo Bartoli. Con un moderatore d’eccezione, Sigfrido Ranucci: “È una scelta editoriale del festival. Il fatto che venga attaccato costantemente da ogni parte è la prova che è un buon giornalista”, dichiara Melogli. Venerdì 15 e sabato 16 marzo invece il festival avrà “uno spirito molto europeo”.

    Nei due teatri dedicati per l’occasione a due mostri sacri come Tiziano Terzani e Oriana Fallaci, si susseguiranno ospiti internazionali e temi di strettissima attualità. A partire dall’evoluzione dell’intelligenza artificiale e il suo rapporto sia con il giornalismo che con l’educazione ai media. E poi un dibattito sul ruolo dei fact-checker: “Chi sono? Il fact-checker non dovrebbe essere in realtà semplicemente il giornalista?”, incalza Giovanni Melogli. Tra gli appuntamenti che gli stanno a cuore, Melogli elenca inoltre una sorta di ted talk intitolato “Possiamo ancora credere ai nostri occhi?”, che indaga la manipolazione delle immagini e in generale il rapporto tra immagini e disinformazione. E poi le elezioni europee alle porte, con un panel sulla “election integrity”, e un filone dedicato a giornalismo e migrazione, con la visione nella serata di venerdì di “Io capitano” di Matteo Garrone.

    Senza trascurare il lato del festival dedicato all’alfabetizzazione mediale, in particolare le declinazioni di “genitorialità digitale e benessere digitale”. Riflettere sui danni che può causare la dipendenza dal digitale e dagli schermi, mettere in discussione l’assunto generale della bontà assoluta della trasformazione digitale. Temi di attualità che diventano quesiti filosofici.

    Perché secondo il suo ideatore, l’obiettivo ultimo di Voices è fare luce sul ruolo dell’informazione nelle democrazie europee, sul rapporto tra giornalismo, disinformazione e propaganda. Declinato al digitale, al qui e ora. “Che il potere politico, comprese le istituzioni europee, facciano propaganda è sempre successo ed è anche legittimo. Il problema è quando i giornalisti assecondano la propaganda, quando la assorbono passivamente e la comunicano come notizia”, riflette Melogli. Che ricorda poi “i due grandi principi di fondo” su cui dovrebbe ispirarsi il giornalismo: il controllo del potere politico – il famoso “cane da guardia” – è il primo. Ma ce n’è un altro “di cui spesso ci dimentichiamo, il ruolo di mediazione“. Anche questo vorrà essere Voices: un luogo di mediazione, non di quella polarizzazione di cui è sempre più intriso oggi l’ecosistema mediatico.

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