Bruxelles – Tre le donne arrestate giovedì sera a Parigi per l’organizzazione di un attentato presso la Gare de Lyon. Le indagini sulla Peugeot 607 rinvenuta lo scorso fine settimana presso Notre Dame con a bordo 7 bombole di gas, hanno condotto i servizi segreti francesi alla banlieu di Boussy-Saint-Antoine, a sud di Parigi. La più giovane delle accusate e figlia del proprietario dell’auto, Ines Madani, 19 anni, ha aggredito uno dei poliziotti con un coltello al momento dell’arresto. Ferita dagli altri agenti, è ora ricoverata presso l’ospedale di Kremlin-Bicêtre, in Val-de-Marne. La ragazza aveva già preparato una lettera di addio per la madre e portava con sé un giuramento scritto di fedeltà allo stato islamico.
Anche le altre due donne fermate (di 23 e 39 anni) risultano collegate all’ISIS: una di loro è legata a Lanosi Abballa, uccisore di due poliziotti lo scorso giugno a Magnaville, l’altra risulta aver avuto contatti con Hayat Boumedienne, compagna di Amedy Coulibaly, responsabile dell’atto terroristico al supermercato Hypercacher nel gennaio 2015, e fuggita in Siria per volontà di quest’ultimo. L’attentato alla stazione parigina doveva compiere la vendetta per “l’uccisione del ‘ministro degli attentati’ di Daesch”, al-Adnani.
Le donne, secondo il ministro dell’interno francese Bernard Cazeneuve, “molto probabilmente stavano preparando nuove azioni imminenti e violente”.
La mattina del giorno dell’arresto, il presidente della Repubblica François Hollande in un lungo discorso in cui faceva riferimento ai numerosi attentati sventati in Francia, assicurava: “Farò di tutto per proteggere i francesi” e “i terroristi verranno braccati, ridotti, e annientati”.