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Renzi: Rispetto l’indipendenza della Bce, ma dovrebbe aiutare l’Europa
Matteo Renzi a Davos

Renzi: Rispetto l’indipendenza della Bce, ma dovrebbe aiutare l’Europa

Alla vigilia della possibile decisione del board della Banca centrale europea sull’avvio del quantitative easing, da Davos il premier incalza Francoforte sulla necessità di “dare un messaggio di qualcosa di nuovo”

“Io rispetto l’indipendenza della Bce, ma dovrebbe aiutare l’Europa a dare un messaggio di qualcosa di nuovo”. Il riferimento del presidente del Consiglio Matteo Renzi, intervenuto al World economic forum di Davos, è all’attesa decisione del board di Francoforte – che si riunirà domani – sull’avvio dell’acquisto di titoli di Stato (quantitative easing). “Anche se so che non è semplice”, prosegue Renzi, consapevole delle resistenze opposte soprattutto dalla Germania, “è finito il tempo dell’austerità”. Per questo bisogna “pensare a un nuovo ruolo” per la Banca centrale europea.

Il capo dell’esecutivo ribadisce che a suo avviso “la direzione economica dell’Europa non è corretta”, o almeno non lo è stata negli ultimi anni, quando “la ‘c’ di crescita è stata cancellata” dal titolo del Patto di stabilità e crescita, appunto. Renzi lamenta il fatto che “al G20 di Brisbane tutti i paesi hanno parlato di crescita tranne l’Europa e l’Eurozona”, che invece hanno richiamato “l’austerità”. E ricordando “un’espressione degli antichi romani, ‘carpe diem’”, avverte che ora è giunto il momento di cogliere l’attimo. Bisogna “trasformare i rischi in opportunità”, e per farlo è “importante” tanto “mantenere l’attenzione” sui conti pubblici”, quanto “sulla crescita, attraverso investimenti pubblici e privati”.

L’inquilino di Palazzo Chigi riconosce che si sta “tornando all’importanza della crescita con il Piano Junker” e “con le iniziative della Bce” (altro riferimento al quantitative easing?), ma invita i partner e le istituzioni europee a fare di più, perché “oggi il vero spread non è quello tra Bund e Btp, ma quello tra i sogni dei cittadini” e le politiche che l’Europa mette in campo per realizzarli.

Renzi affronta anche la questione riforme, ricordando quelle già messe in campo dall’Italia (il jobs act) e quelle che sono in via di definizione (giustizia, fisco, pubblica amministrazione, scuola). Ma per il nostro Paese, indica il premier, “la riforma strutturale più importante è la credibilità”, poiché “in passato abbiamo perso molte occasioni” proprio a causa della sua mancanza.

Una credibilità che per Renzi va garantita con “un governo stabile e non un continuo cambiamento di leader”. Per questo attribuisce alla riforma costituzionale e alla nuova legge elettorale – in discussione rispettivamente alla Camera e al Senato – una importanza fondamentale. Ricordando che il suo “governo ha davanti a sé tre anni”, il capo dell’esecutivo sottolinea, infatti, che vanno create “le condizioni perché sia chiaro il vincitore” delle elezioni politiche, e dunque “chi è il leader per 5 anni”.

Nell’intervento del premier c’è spazio anche per il tema del terrorismo. “Dopo gli ultimi eventi di Parigi capiamo come i politici debbano giocare un ruolo chiave”, sostiene Renzi, aggiungendo che “bisogna superare le divisioni” e indicando che “la Libia ora è diventato un Paese da cui si può ricevere un attacco globale”. Tuttavia, il capo del governo è fiducioso che, alla luce di queste nuove sfide, “la politica tornerà” a recitare una parte da protagonista.