Bruxelles – La bufera dei Panama Papers si sta addensando anche sull’unione europea. L’inchiesta che ha rivelato l’esistenza di centinaia di società “opache” ne paradiso fiscale, all’interno delle quali sarebbero state messe al riparo dal fisco immense fortune, ha rivelato la necessità di un’azione dell’Ue nel settore. Sebbene passi avanti siano stati fatti nel 2015 grazie alla riforma della direttiva sul riciclaggio di denaro, è ancora lunga la strada da percorrere. La nuova norma richiede agli Stati membri di raccogliere informazioni sugli ultimi titolari effettivi di società, trust e altri strumenti aziendali e consente ai Paesi Ue di rendere queste informazioni disponibili al pubblico. Consente appunto, ma non obbliga. Finora solo il Regno Unito ed i Paesi Bassi si sono impegnati in questo procedimento. “La fuga di notizie dei Panama Papers rivela come il sistema finanziario internazionale sia utilizzato per permettere ai ricchi, ai potenti e ai corrotti di riciclare e nascondere beni rubati. Solo la trasparenza pubblica sulla proprietà aziendale può fermare il marciume”, ha dichiarato Carl Dolan, direttore di Transparency International, un’organizzazione no-profit che si propone di combattere la corruzione.
Secondo Transparency International, l’Unione europea dovrebbe apportare delle modifiche all’attuale legislazione e creare dei registri pubblici di tutti i beneficiari effettivi delle aziende, in modo da rendere più difficile alle persone corrotte nascondere beni rubati in società segrete e trust. Anche la normativa sugli appalti pubblici dovrebbe essere rivista in modo da richiedere a qualsiasi azienda che si candidi, o che acquisti o venda immobili di rivelare le informazioni relative alla proprietà beneficiaria. L’organizzazione chiede anche all’Unione di intensificare gli sforzi per fare pressione sui Paesi terzi affinché rivelino le informazioni relative ai titolari effettivi, tramite l’adesione da parte dei G20 alla creazione di registri pubblici e globali. Per Transparency International le riforme per la trasparenza della proprietà aziendale e dell’antiriciclaggio dovrebbe diventare una priorità quando si negoziano trattati commerciali e altri generi di accordi con i Paesi al di fuori dell’Ue. Dolan sottolinea come l’Unione debba agire al più presto in questa direzione: “Ci sarà un piccolo spiraglio nei prossimi sei mesi per l’Ue per aprire la strada. Può quindi utilizzare la sua autorità e la sua esperienza per mantenere la pressione sulle giurisdizioni segrete in tutto il mondo affinché si aprano”. Ed aggiunge con amarezza che “i giornalisti, la società civile e i cittadini non dovrebbero dipendere dalle fughe di notizie per essere in grado di controllare questo tipo di informazioni”.

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