Roma – I flussi migratori diretti dalla Libia all’Italia si sono ridotti sensibilmente, e i pur considerevoli aumenti in termini di arrivi da altre rotte sono invece contenuti in termini assoluti, dunque non sembra che i migranti stiano percorrendo altre strade. Tanto più che è in calo anche il numero di migranti che attraversa il confine libico meridionale per attraversare il Paese e dirigersi in Europa. È il quadro della situazione migratoria fornito dal ministro degli Interni, marco Minniti, ai deputati e ai senatori del comitato Schengen.
“A oggi abbiamo una diminuzione del flussi in arrivo del 25,7%” nel nostro Paese, registra il capo del Viminale. Che considera il dato “importante ma non ancora strutturale”. Si tratta del “frutto di una complessa manovra politica e diplomatica”, ha spiegato Minniti riferendosi agli accordi con la guardia costiera libica, che ha soccorso nelle acque territoriali del Paese 16.500 persone nei primi nove mesi del 2017, con le tribù, definite dal ministro “i guardiani del deserto”, e con i Paesi africani (Niger, Ciad e Mali oltre alla stessa Libia) per rafforzare i controlli alle frontiere.
A differenza della chiusura della rotta balcanica, che aveva visto i rifugiati semplicemente cambiare percorso, il calo di arrivi dalla Libia non sembra accompagnarsi con un nuovo cambiamento di rotte. “Nelle ultime settimane si è registrata un’impetuosa crescita dei flussi migratori dalla Tunisia: sono il triplo rispetto all’anno scorso”, ha illustrato Minniti. Però “si tratta di numeri contenuti”, ha precisato. Anche dall’Algeria si registrano più partenze, sono raddoppiate, e in Turchia sono cresciute del 63%. Ma le cifre assolute sono ancora basse, e “non si può parlare di rotte alternative se i numeri rimangono questi”.
Frutti positivi, secondo il ministro, stanno arrivando anche dalla collaborazione con l’Unhcr, l’agenzia Onu per i rifugiati, e l’Oim, quella per i migranti. La prima ha fatto sì che siano stati individuate 1.000 “fragilità”, ovvero “donne, bambini e anziani che hanno diritto alla protezione internazionale, con la predisposizione di “un piano di ricollocamento di queste persone in Paesi terzi in tutto il pianeta”. L’Oim, invece, ha annunciato di aver realizzato 7.500 rimpatri dalla Libia ai Paesi di provenienza dei migranti.
Minniti ha ammonito sul rischio che il terrorismo sfrutti i canali dell’immigrazione illegale. In particolare, secondo il titolare degli Interni, “nel caso diventasse ancora più cogente la sconfitta dell’Isis” c’è il rischio di “una diaspora di ritorno di foreign fighters”, e “non è da escludere che in questo ritorno a casa possano usare le rotte dei trafficanti”.
Un miglioramento, il ministro, lo ha registrato anche riguardo al piano europeo di redistribuzione dei rifugiati. In tutto il 2016, ha ricordato Minniti, erano appena 2.500 le persone trasferite in altri Stati membri. A febbraio 2017 erano salite a 3.500 e ad oggi sono diventate 13,622. L’accelerazione, ha spiegato l’esponente del Pd, è legata al fatto che “sono migliorati i numeri dei trasferimenti verso la Germania, passati da 500 a 750 al mese, e verlo la Francia, da 50 a 200 al mese.
Infine il capitolo Triton, la missione di Frontex nel Mediterraneo centrale, che prevede di trasferire in porti italiani tutti i migranti soccorsi nelle operazioni di salvataggio davanti alle coste libiche. L’Italia ha chiesto una revisione del mandato, proprio per evitare di doversi sobbarcare da sola l’accoglienza dei migranti. “In questo momento sta operando un gruppo di lavoro richiesto da noi” per riscrivere le regole della missione, ha indicato Minniti, ricordando che “la dead line è il 31 dicembre” prossimo, quando la missione “si rinnoverà e quindi avrà bisogno dell’operational plan”. Al momento “la discussione è tra Frontex e l’Italia, poi si allargherà anche agli altri Stati membri”, ha spiegato il titolare del Viminale.