Esperti, politici, europeisti e nazionalisti hanno commentato il referendum per l’indipendenza che la regione catalana ha tentato di imporre al governo di Madrid. La voce meno ascoltata è stata forse quella dei giovani che hanno vissuto e continuano a vivere da vicino l’intera vicenda. Judith, studentessa castigliana, pensa che il problema sia “profondamente politico” e che pertanto sia necessaria una votazione per risolverlo. Anche per Jorge, ventiduenne originario di Madrid, i recenti eventi sono “la prova di una mancanza di esperienza come Paese democratico”, un insulto alla libertà di espressione del popolo catalano.
Più drastico il commento di Noe, ragazza catalana che il 1° ottobre ha votato Sì all’indipendenza: “Il popolo catalano lotta da anni perché si riconoscano certi diritti e la risposta del Governo è sempre stata ‘No’. Il popolo catalano vuole evolvere e l’unica soluzione è essere indipendenti”. Sull’uso della violenza tutti sembrano concordare: per Judith l’uso della forza portato avanti dal Governo di Rajoy è ingiustificato e inutile, come hanno dimostrato i fatti del primo ottobre; anche Jorge pensa che l’intervento della polizia sia stato “brutale e non necessario”, finendo per diventare un’argomentazione in più per gli indipendentisti nel sottolineare l’oppressione del Governo di Madrid. Per Felipe, studente galiziano di 28 anni, il problema sta nell’eccessiva polarizzazione tra le due parti e la mancanza di dialogo.
Per quanto riguarda il discorso del re Felipe V, le parole di Noe sono state molto dure: “È chiaro che chi vuole che si tenga un referendum in Catalogna non ha spazio nel suo regno”.
Sul ruolo dell’Unione Europea le opinioni sono discordi: se per Diego, madrileno, i Paesi comunitari non sono nella posizione di “dare lezioni di democrazia”, o, come afferma Noe, interverranno solo per salvaguardare i propri interessi, per Jorge e Felipe l’Ue dovrebbe intercedere per fermare la violenza e preservare l’integrità del Paese premendo perché sia indetto un referendum ufficiale. Altri intervistati concordano sul ruolo dell’Ue in quanto mediatrice tra le parti e promotrice del dialogo tra Rajoy e Puidgemont, Presidente della Generalitat catalana. “Discutere, parlare, fare campagne per il ‘Sì’ e per il ‘No’, confrontarsi in modo democratico, non picchiare le persone in strada”, critica Felipe.
Tra i giovani spagnoli sembra dunque bruciare non tanto, o non solo per quanto riguarda i catalani, la mancata indipendenza, ma anche, e molto, la mancanza della possibilità di esprimere la propria posizione.
Sara Corrieri e Futura D’Aprile