Bruxelles – Un grave colpo alla democrazia e alla pluralità politica in Russia. L’attacco al leader dell’opposizione Alexei Navalny, avvelenato in Russia e ricoverato dal 22 agosto all’ospedale Charité di Berlino, “costituisce una seria minaccia per gli uomini e le donne impegnati nella difesa delle libertà politiche e civili che la stessa Russia si è impegnata a garantire”. I ministri degli esteri del G7 di Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti si sono uniti all’alto rappresentante UE, Josep Borrell, nel condannare in una nota congiunta “l’avvelenamento accertato di Alexei Navalny”. Chiedono alla Russia massima e urgente trasparenza per stabilire “chi sia responsabile di questo orribile attacco e, tenendo conto degli impegni della Russia ai sensi della Convenzione sulle armi chimiche, di assicurare gli autori alla giustizia”.
La ferma condanna è arrivata dopo che la scorsa settimana la Germania ha reso noti i risultati degli esami tossicologici effettuati in un laboratorio delle forze militari tedesche, secondo cui l’oppositore numero uno di Vladimir Putin sarebbe stato avvelenato con un agente nervino della famiglia “Novichok”, sostanza sviluppata prima in Unione Sovietica e poi in Russia. E il veleno, come ha fatto notare il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas, era già stato utilizzato dalle agenzie governative per avvelenare altri oppositori del presidente Putin. Da parte russa ci si aspetta la massima partecipazione alle indagini, prosegue Maas, altrimenti “sarebbe un’ulteriore indicazione del suo coinvolgimento”. L’ospedale Charité di Berlino ha fatto sapere nel pomeriggio di ieri, 8 settembre, che Navalny è uscito dal coma farmacologico e le sue condizioni sembrano migliorare, anche se “è ancora troppo presto per valutare i potenziali effetti a lungo termine del suo grave avvelenamento”.
La vicenda sta provocando non poche tensioni a livello internazionale, con la Russia che rischia ora nuove sanzioni da parte dell’Unione europea e una reazione anche da parte della NATO. La Germania, in particolare, si è mostrata tra tutti i Paesi europei molto dura nei confronti della Russia, chiamandola da subito responsabile dell’avvelenamento di Navalny. In questi giorni a Berlino si discute anche della possibilità di interrompere la realizzazione del Nord Stream 2, il gasdotto in fase di completamento che dovrebbe raddoppiare il gas russo in arrivo a Berlino e nell’intera UE. Non ci sono ancora ultimatum veri e propri da parte della Germania alla Russia per stabilire un’indagine indipendente sull’accaduto, ma il ministro degli Esteri tedesco ha fatto sapere che se “nei prossimi giorni” non ci saranno contributi da parte di Mosca per chiarire quanto accaduto, “dovremo discutere una risposta con i nostri partner” europei, in quanto “violazione del diritto internazionale”.