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Il diritto alla casa: una questione di sostenibilità

Il diritto alla casa: una questione di sostenibilità

Il settore residenziale ha visto crescere dal 2000 la sua quota di consumi finali di energia, a fronte di una diminuzione sperimentata da quasi tutti gli altri settori

Di FRANCESCO CHIAPPINI

Come emerso nel nostro progetto sul diritto alla casa, l’abitare ha importanti ricadute sul benessere delle persone e sulle possibilità lavorative, tanto da essere oggetto di interesse per le autorità pubbliche attraverso svariate politiche. Nonostante ciò sussistono rilevanti problematiche, per cui oggi a circa 700 mila persone in Europa non è garantito un diritto alla casa. L’abitare ha dunque ricadute economiche e sociali, ma a queste si può aggiungere una terza dimensione: la sostenibilità ambientale.

Per comprendere l’entità della questione ambientale all’interno delle politiche abitative, basti pensare che il settore residenziale ha visto crescere dal 2000 la sua quota di consumi finali di energia, a fronte di una diminuzione sperimentata da quasi tutti gli altri settori. Tuttavia, l’incidenza della spesa energetica pesa maggiormente su alcune fasce della popolazione, creando un problema di “povertà energetica”. La sfida di indirizzare verso un consumo energetico sostenibile ed efficiente il settore abitativo ha, quindi, importanti conseguenze tanto sotto il profilo ambientale che sociale.

L’efficienza energetica in Italia

Uno sguardo ai dati ci mostra come l’Italia si attesti al quarto posto nella classifica dei Paesi europei per consumo finale di energia. Più nel dettaglio, nel 2018 il consumo finale di energia è stato di 116,47 Mtep.

Fonte Eurostat

Tra i settori in esame, il comparto con il consumo maggiore è quello dei trasporti, che assorbono il 31% del consumo finale di energia con una riduzione di 2,4 punti percentuali rispetto al 2000. Il settore residenziale, invece, è cresciuto in termini percentuali del 6% rispetto al 2000, passando da 28,5 a 33,7 Mtep. Nel 2017, infatti, il macro-settore edifici (che comprende servizi e residenziale) rappresenta circa il 43% del consumo finale di energia.

Fonte Odyssee-Mure

Per quanto riguarda la qualità nell’uso dell’energia, possiamo analizzare i dati relativi all’efficienza energetica dei settori finali. Questa risulta migliorata dell’1,1% annuo dal 2000 al 2017, con un miglioramento del +17% nel periodo. Il settore residenziale ha avuto progressi continui nell’efficienza energetica, sebbene di minor portata rispetto agli altri settori. L’efficienza energetica risulta essere un tema di estrema importanza non solamente per la tutela dell’ambiente, ma anche per assicurare al Paese la sicurezza energetica, così come la riduzione della spesa per famiglie e imprese. L’obiettivo indicativo al 2030 è una riduzione del 39,7% dei consumi finali di energia, raggiungibile con un target di riduzione dei consumi finali minimo dello 0,8% annuo nel periodo 2021-2030.

Fonte Odyssee-Mure

Le risorse pubbliche hanno un ruolo importante nel raggiungimento degli obiettivi in tema di efficientamento energetico. Ma una politica integrata che coniughi le esigenze economiche, abitative e ambientali richiede un mix di strumenti di natura fiscale, economica, regolatoria e programmatica, e l’integrazione dell’efficienza energetica in politiche e misure con finalità principali diverse dall’efficienza al fine di ottimizzare il rapporto tra costi e benefici.

Efficienza e povertà energetica, due sfide collegate

Le sfide relative all’efficienza energetica si legano a doppio filo con il tema dell’incidenza dei consumi sui redditi dei consumi e con la “povertà energetica”. In generale, la spesa che le famiglie hanno destinato all’acquisto di energia è progressivamente aumentata nel corso del primo decennio del 2000. Ma l’incidenza della spesa energetica non è uniforme all’interno delle diverse fasce della popolazione, in quanto pesa maggiormente per le famiglie meno abbienti. Infatti, secondo i dati del Ministero dello Sviluppo Economico, nel 2016 il 10% delle famiglie con i consumi più bassi aveva una spesa elettrica pari al 4,5% della spesa complessiva, mentre il 10% delle famiglie con i consumi più alti aveva una spesa elettrica pari all’1% della spesa complessiva.

Sono, quindi, necessarie misure di policy che nel medio termine promuovano la riduzione del fabbisogno energetico degli immobili della popolazione, specie quella meno abbiente. In particolare attraverso interventi di efficientamento e di riqualificazione profonda degli edifici residenziali pubblici (social housing). Tali tipologie di interventi richiedono infatti investimenti che non rientrano nelle possibilità dei nuclei familiari in condizioni di povertà, che quindi accedono con difficoltà ai normali strumenti che incentivano l’efficienza energetica.

(Approfondimento a cura de Lo Spiegone. Vai sul loro sito per leggere tutto il testo)

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