Bruxelles – Il tour de force è iniziato. Nella (ennesima) settimana decisiva per le sorti dell’accordo post-Brexit, sono ricominciati a Bruxelles i negoziati tra le delegazioni guidate da Michel Barnier (per l’UE) e David Frost (per il Regno Unito). Dopo la settimana di trasferta a Londra, Barnier è tornato a negoziare in casa, nella speranza di poter strappare un accordo con la controparte britannica prima del prossimo Consiglio Europeo, giovedì 19 novembre. Il countdown alla fine del periodo di transizione dice ora meno 45 giorni e parlare di “spettro del no deal” sembra ormai quasi eufemistico: da ormai più di un mese anche le istituzioni europee si stanno preparando allo scenario di non-accordo, quello peggiore.
“La squadra della Commissione Europea sta proseguendo i negoziati a Bruxelles questa settimana con il team britannico di David Frost”, ha reso noto su Twitter il capo-negoziatore Barnier. “Con il Parlamento Europeo e gli Stati membri restiamo determinati, pazienti e rispettosi. Vogliamo che la nostra futura cooperazione sia aperta, ma equa in tutti i settori“, ha precisato. Dal portavoce della Commissione per i negoziati UE-Regno Unito, Daniel Ferrie, è arrivata la conferma che la questione della pesca rimane ancora uno dei temi di maggior divergenza, oltre al level playing field (l’insieme di regole e standard comuni che impediscono alle imprese di un Paese di ottenere un vantaggio competitivo rispetto a quelle che operano in altri) e alla governance (intesa sulla gestione dell’Accordo di recesso ed eventuali relazioni future). “Abbiamo ancora tempo per trovare un compromesso”, ha confermato il portavoce UE.
https://twitter.com/MichelBarnier/status/1328273845946552320?s=20
Intanto il capo-negoziatore britannico Frost ha comunicato su Twitter ieri che la sua delegazione si trova a Bruxelles per continuare i negoziati “che proseguono quasi ogni giorno dallo scorso 22 ottobre”. L’anteprima di quanto potrebbe succedere questa settimana l’ha fornita lo stesso Frost, e ha più l’aria di un thriller che di un negoziato. Prima ha rassicurato, affermando che “negli ultimi giorni sono stati compiuti alcuni progressi in senso positivo”, al punto che “ora abbiamo bozze di testi di trattato comuni, anche se ovviamente elementi significativi non sono ancora stati concordati”. Subito dopo ha aggiunto che “tuttavia potremmo non riuscire“, sparigliando le carte appena mostrate sul tavolo per un possibile accordo in extremis. “Come il primo ministro, Boris Johnson, ha chiarito il 16 ottobre, cittadini e imprese devono prepararsi al cambiamento che arriverà il 31 dicembre, che in larga parte si verificherà indipendentemente dall’accordo”, ha concluso.
Le dimissioni forzate di due fautori della linea dura sulla Brexit a Downing Street, Lee Cain e Dominic Cummings, venerdì scorso avevano fatto sperare alle istituzioni europee in un cambio di rotta nel processo negoziale, o almeno un ammorbidimento della posizione del governo guidato da Johnson (in isolamento da ieri dopo essere entrato in contatto con un membro del partito conservatore positivo al Covid-19). Svolta apparentemente smentita dallo stesso Frost, che sempre ieri ha replicato secco: “L’unico accordo possibile è uno che sia compatibile con la nostra sovranità nazionale e con la ripresa del controllo sulle nostre leggi, del nostro commercio e delle nostre acque. Questa è stata dall’inizio la nostra posizione e non la cambierò“. Per sapere se è l’ennesimo gioco al rialzo o un thriller dal copione già scritto, non resta che aspettare gli sviluppi del tour de force di questa settimana.
4/4 But we may not succeed. Either way, as the Prime Minister @BorisJohnson made clear on 16 October, people and businesses must prepare for the change that is coming on 31 December, most of which happens whether there is a deal or not.
— David Frost (@DavidGHFrost) November 15, 2020