Bruxelles – È la fine di un’epoca, quella del cammino del Regno Unito nell’Unione Europea. Questo dalla prospettiva continentale e degli anti-Brexit. Ma c’è un’altra faccia della medaglia, quella di Downing Street n. 10 e della maggioranza dei cittadini britannici che il 23 giugno 2016 votò per il Leave. “Con questo accordo difenderemo i posti di lavoro nel Regno Unito e riprenderemo nelle nostre mani il nostro destino“. Così ha commentato l’accordo sui rapporti post-Brexit tra UE e Regno Unito il premier britannico, Boris Johnson, presentandosi in conferenza stampa con il consueto sorriso sornione e alzando i pollici in segno di vittoria. Nel suo discorso alla nazione, BoJo ha rivendicato che “il Paese potrà prosperare nuovamente”, con l’uscita dal Mercato unico e dall’Unione doganale, proprio nel momento in cui “la battaglia contro la pandemia Covid-19 è la nostra priorità numero uno“.
Quasi contemporaneamente alla conferenza stampa a Bruxelles della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e del capo-negoziatore UE, Michel Barnier, il premier britannico si è sbilanciato, affermando che “questa è una buona intesa per tutta l’Europa”. BoJo ha confermato che i sudditi di Sua Maestà continueranno a essere “vostri amici, vostri alleati, vostri sostenitori e non ultimo il vostro principale mercato“. Ma nonostante l’accordo sia destinato “a dar certezze al popolo britannico come agli altri popoli europei”, dal primo gennaio ci saranno “grandi cambiamenti per il Regno Unito”, ha dovuto ammettere l’inquilino di Downing Street n. 10, sulla scia degli avvertimenti del capo-negoziatore europeo. Quello raggiunto, in ogni caso, sarebbe un “accordo di libero scambio potenziato” rispetto a quello che l’UE ha con il Canada: “È esattamente quello di cui abbiamo bisogno”, ha annunciato fieramente Johnson. Prima di concludere rivendicando di aver mantenuto quanto promesso al referendum del 2016.
The deal is done. pic.twitter.com/zzhvxOSeWz
— Boris Johnson (@BorisJohnson) December 24, 2020
“Sono orgoglioso di aver guidato la grande squadra britannica per garantire un eccellente accordo con l’Unione Europea”, ha commentato su Twitter il capo-negoziatore britannico, David Frost. Questo accordo “ripristina la piena sovranità britannica“, lo scopo primario delle trattative post-Brexit da parte di Londra, secondo il copione ripetuto diverse volte negli ultimi mesi. “Il diritto dell’UE cessa di applicarsi, cessa la giurisdizione della Corte di giustizia europea” e “il nostro Parlamento stabilisce ancora una volta tutte le leggi per il nostro Paese”.
Riprendendo le parole del premier Johnson, “il nostro futuro e la nostra prosperità sono nelle nostre mani. Sono fiducioso che prospereremo e avremo successo“, ha concluso Frost. Avventurandosi infine in una nota quasi epica al suo tweet: “Il primo gennaio il nostro Paese inizia un nuovo viaggio come Paese completamente indipendente”.
Our country begins a new journey as a fully independent country once again on 1 January. Our future and our prosperity are in our hands. I am confident we will thrive and succeed.
— David Frost (@DavidGHFrost) December 24, 2020
Le reazioni internazionali
Da parte dei leader europei, riecheggia un coro di sollievo (condiviso da numerose associazioni di imprenditori) per il raggiungimento di un accordo in extremis. L’intesa sulla Brexit ha “una portata storica”, ha commentato a caldo la cancelliera tedesca e presidente di turno del Consiglio dell’UE, Angela Merkel, perché ora si potranno porre “le basi per un nuovo capitolo nelle nostre relazioni con la Gran Bretagna”. Nonostante quanto accaduto in quest’anno complesso, il Regno Unito “resterà un importante partner per la Germania e per l’UE”, ha aggiunto Merkel.
“L’unità e la fermezza europee hanno dato i loro frutti“, ha commentato su Twitter il presidente francese, Emmanuel Macron. “L’accordo con il Regno Unito è essenziale per proteggere i nostri cittadini, i nostri pescatori, i nostri produttori”. Da questo momento in poi “l’Europa va avanti e può guardare al futuro, unita, sovrana e forte”. Il premier spagnolo, Pedro Sanchez, ha fatto sapere che “Spagna e Regno Unito continueranno a dialogare per raggiungere un accordo su Gibilterra“, dal momento in cui sono ancora aperti i negoziati tra Madrid, Londra e Gibilterra – parallelamente alle discussioni sull’accordo tra UE-Regno Unito – per preservare la libera circolazione di merci e persone tra Gibilterra e la Spagna. L’enclave britannica nel sud della penisola iberica dipende dalle importazioni alimentari e ogni giorno circa 15 mila frontalieri attraversano il confine per andare a lavorare in Spagna.
Conciso il premier italiano, Giuseppe Conte: “Bene l’accordo con il Regno Unito. Interessi e diritti di imprese e cittadini europei sono stati garantiti”. Ricordando infine che il Regno Unito è un “partner centrale e alleato per l’Unione e per l’Italia”. Gli fa eco il ministro per gli Affari Europei, Enzo Amendola: “Un buon compromesso che tutela innanzitutto gli interessi di cittadini e aziende europee”.
Bene l’accordo Ue con il Regno Unito. Interessi e diritti di imprese e cittadini europei garantiti.
UK partner centrale e alleato per l’unione e per l’Italia.— Giuseppe Conte (@GiuseppeConteIT) December 24, 2020
Da rilevare il commento della premier scozzese e leader del partito nazionalista e indipendentista scozzese SNP, Nicola Sturgeon: “La Brexit sta accadendo contro la volontà della Scozia. E non c’è accordo che possa mai compensare ciò che la Brexit ci porta via”. Per questo motivo “è tempo di tracciare il nostro futuro come nazione europea indipendente”, uno Stato sovrano attraverso un nuovo referendum per l’indipendenza. Sturgeon ha poi sottolineato quanto verrà lasciato indietro con questo accordo post-Brexit: “Porre fine alla partecipazione del Regno Unito all’Erasmus, un’iniziativa che ha ampliato le opportunità e gli orizzonti per così tanti giovani, è un atto di vandalismo culturale da parte del governo britannico“. Oltremanica, riprendere nelle proprie mani il proprio è una questione molto relativa.
There will be lots of focus – rightly – on the economic costs of Brexit. But ending UK participation in Erasmus – an initiative that has expanded opportunities and horizons for so many young people – is cultural vandalism by the UK government. https://t.co/sOxpcCWq5z
— Nicola Sturgeon (@NicolaSturgeon) December 24, 2020