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La sfida di Draghi: governo europeista, investimenti e riforme per uscire dalla crisi

La sfida di Draghi: governo europeista, investimenti e riforme per uscire dalla crisi

Il premier incaricato dà ai partiti le prime indicazioni sul programma. La fiducia di Lagarde: Italia e Europa con lui usciranno dalla crisi

Roma – Un governo europeista, schierato sulla sponda atlantica. Il perimetro che il premier incaricato Mario Draghi sta indicando ai partiti è chiaro. Così come lo sono i pilastri del programma: la campagna vaccinale presupposto per la ripresa, gli investimenti per le infrastrutture, l’attenzione al mondo del lavoro, alle scelte ambientali, alla scuola. Poi le riforme cardine della pubblica amministrazione, del fisco e della giustizia civile.

Nel secondo giro di consultazioni prende forma la direzione del nuovo governo con scelte a cui le forze politiche e i gruppi parlamentari saranno chiamate a dare presto un giudizio. Ma ancora prima della fiducia parlamentare, il via libera a Draghi del Movimento 5 Stelle arriverà dal voto sulla piattaforma Rousseau e all’indicazione degli attivisti.

Intanto oltre al favore dei mercati con spread ancora in ribasso a 94 punti, proseguono gli endorsement dalle istituzioni europee. Ieri in un’intervista al Journal du dimanche, Christine

La presidente della BCE, Christine Lagarde, con il suo predecessore, Mario Draghi.

Lagarde che ha dato un giudizio entusiasta: L’Italia e l’Europa sono fortunate che Draghi abbia accettato l’incarico per mettere fine alla crisi, in un momento in cui è il Paese dell’Eurozona colpito più duramente dalla pandemia”. Ho piena fiducia – ha aggiunto la presidente ella BCE che Mario Draghi sarà all’altezza della sfida perché ha tutte le qualità che ci vogliono: ha la competenza, il coraggio e l’umiltà necessarie” per far ripartire l’Italia con l’aiuto dell’Europa.

Intanto nei nuovi incontri di oggi, centristi europeisti, minoranze linguistiche e i moderati di centrodestra hanno tutti confermato che non sarà un esecutivo a tempo ma con un programma di lungo periodo. Domani giornata piena con il secondo giro che si concluderà con i Cinque stelle, e con i partiti maggiori chiamati a dire al premier incaricato qualcosa di più di una generica disponibilità e a far cadere le incompatibilità alla partecipazione a un governo senza un perimetro politico definito.

Intorno a questo, ballano, i dubbi del gruppo di Liberi e Uguali che mal digerisce una maggioranza con la Lega ma a Draghi dovrà dare una risposta. Nel Partito democratico le riserve iniziali, anche sulle sospette conversioni di Salvini, sembrano dissolversi con un sostegno pieno e convinto aiutato anche dalle prime indicazioni del premier in pectore per un esecutivo guidato dalle stelle dell’Europa.

Piazzate le basi, il professore banchiere dovrà mettere a punto la squadra di governo, tema che come sempre alimenta moltissime voci sui dicasteri da assegnare, naturalmente tutte possibili e nessuna confermata. Appare invece più probabile che la struttura sarà composta da una quota di ministri proposti dai partiti e un’altra riferita più strettamente a Draghi, in sintonia con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.