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30 miliardi di euro per collegare l'Europa. Focus su infrastrutture energetiche e digitali

30 miliardi di euro per collegare l'Europa. Focus su infrastrutture energetiche e digitali

Approvato dal Parlamento europeo il nuovo meccanismo per collegare l'Europa per i prossimi sette anni, che finanzierà progetti di trasporto, energia e digitale e garantirà che entro il 2030 siano portati a termine i progetti transeuropei essenziali, come la linea ferroviaria Torino-Lione (TAV)

Bruxelles – Trenta miliardi di euro tra 2021 e 2027 per collegare l’Europa attraverso progetti infrastrutturali, di cui il 60 per cento destinati a raggiungere gli obiettivi climatici. L’Aula di Strasburgo ha adottato oggi (7 luglio) il nuovo meccanismo per collegare l’Europa (CEF) per i prossimi sette anni, frutto dell’accordo con il Consiglio raggiunto a marzo. Finanzierà progetti di trasporto, energia e digitale e garantirà che entro il 2030 siano portati a termine i progetti transeuropei essenziali, come la linea ferroviaria tanto discussa Torino-Lione, le infrastrutture di ricarica dei combustibili alternativi e l’implementazione della copertura 5G su importanti assi di trasporto.

I corridoio centrali della Rete transeuropea dei trasporti (TEN-T)

Il meccanismo è strutturato su tre pilastri: circa 23 miliardi di euro saranno destinati ai progetti di trasporto, 5 miliardi di euro ai progetti energetici e 2 miliardi di euro ai progetti digitali. I deputati si prendono il merito di essere riusciti a destinare almeno il 60 per cento dei fondi dei prossimi sette anni a progetti che aiutano a raggiungere gli obiettivi climatici dell’UE, mentre il 15 per cento dei fondi del pilastro energetico andrà a progetti di energia rinnovabile transfrontalieri.

Sul fronte digitale, il meccanismo sosterrà lo sviluppo di progetti di interesse comune come reti digitali sicure e ad altissima capacità e sistemi 5G, e la digitalizzazione delle reti dei trasporti e dell’energia. Secondo quanto già concordato con il Consiglio, il Parlamento ha approvato nuove misure per semplificare la procedura di rilascio delle autorizzazioni per progetti TEN-T e agevolarne così il completamento. Sappiamo che diverse grandi opere sono i ritardo: la TAV – secondo le ultime stime della Corte dei Conti dell’UE – sarebbe al momento in ritardo di 15 anni ed è verosimile che non sia pronto entro il 2030, come al momento previsto.

Il meccanismo “finanzia importanti progetti di connettività transfrontaliera e di energia rinnovabile tra gli Stati membri e consentirà all’Europa di fare un salto verso un’economia digitale e climaticamente neutra. Questo è fondamentale per essere competitivi in ​​futuro”, ha commentato la relatrice della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia Henna Virkkunen (PPE). A votare compatti contro sono i deputati italiani del gruppo dei Verdi europei. “Il programma contraddice il tanto sbandierato Green Deal, la riduzione delle emissioni non viene nemmeno considerata come criterio di valutazione per finanziare un progetto, oppure come ancora molti investimenti saranno destinati a grandi opere come il TAV Torino-Lione, che andrà avanti a emettere CO2 fino ad oltre il 2050”, motivano in una nota Eleonora Evi, Rosa D’Amato, Ignazio Corrao e Piernicola Pedicini. Il riferimento è al fatto che proprio la Corte dei Conti UE ha stimato che i benefici dal punto di vista ambientale di un mega progetto come la TAV ci saranno solo 25-50 anni dopo la fine dei lavori, e nello specifico le emissioni di CO2 verranno compensate solo 25 anni dopo l’entrata in servizio dell’infrastruttura.

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