Bruxelles – Tutela della privacy nelle comunicazioni private o monitoraggio per la tutela dei minori e la lotta alla pedopornografia? È quasi impossibile scegliere quale tra due azioni di salvaguardia dei diritti umani mettere all’angolo per proteggere pienamente l’altra. Lo sforzo più significativo va piuttosto nella direzione della ricerca di un compromesso ed è proprio questa l’indicazione che arriva dagli eurodeputati.
Con 537 voti a favore, 133 contrari e 24 astenuti, è stata approvata ieri (martedì 6 luglio) in sessione plenaria la relazione sull’utilizzo di tecnologie per il trattamento dei dati ai fini della lotta agli abusi sessuali su minori online, in merito all’accordo raggiunto tra Consiglio e Parlamento Europeo sul regolamento provvisorio proposto dalla Commissione UE nel settembre 2020. Prevedendo una deroga alle disposizioni della Direttiva e-Privacy, l’obiettivo è quello di consentire il trattamento dei dati personali per continuare a combattere gli abusi sessuali sui minori e lo sfruttamento online, nonostante le disposizioni del quadro legislativo riformato sulla privacy.
“Dobbiamo essere più efficaci nella prevenzione di queste violazioni dei diritti umani sul fronte online, sia quando queste immagini vengono diffuse, ma anche nel sostegno alle vittime”, ha sottolineato la relatrice, Birgit Sippel (S&D). “Dobbiamo migliorare la risposta delle autorità di contrasto, ma anche considerare quanto il monitoraggio può essere una limitazione delle nostre libertà democratiche”. La proposta legislativa del gabinetto von der Leyen si inserisce nel contesto di un forte aumento del rilevamento della pornografia infantile online – “più di mezzo milione solo lo scorso anno”, ha riportato in Aula la commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson.

“Già oggi molti fornitori di servizi possono verificare su base volontaria messaggi privati per evitare gli abusi, ma con l’entrata in vigore del Codice sulle comunicazioni elettroniche [la riforma della Direttiva e-Privacy, bloccata in Consiglio fino a febbraio 2021, ndr] questo diventerebbe impossibile”. Con la deroga prevista per “alcune disposizioni, al fine di sottoporre a verifica i messaggi anche senza previo consenso”, si potrà invece identificare video e immagini che rappresentano casi di abuso: “Queste prassi non devono essere vietate, ma servono ulteriori misure di garanzia“, è stato il commento della relatrice tedesca. Se risulta ancora “difficile l’uso dell’intelligenza artificiale per identificare materiali ignoti e casi di adescamento online”, è stata invece richiesta una “soluzione di lungo termine, che trovi anche soluzioni per la tutela delle comunicazioni personali e private”. L’accordo con il Consiglio dello scorso 30 aprile è stato definito “non perfetto, ma praticabile per i prossimi tre anni”.
Da parte dell’esecutivo UE, è intervenuta davanti agli eurodeputati la commissaria Johansson, che ha salutato con favore l’intesa raggiunta tra i co-legislatori: “Permette alle aziende di continuare ad agire contro gli abusi sui minori ed è un giusto punto di equilibrio che risponde alle aspettative dei cittadini“. Per la commissaria, la normativa temporanea “accende la luce per il prossimo futuro, con salvaguardie di riservatezza e protezione dei dati personali secondo il Regolamento Generale per la Protezione dei Dati“. Tuttavia, “la minaccia persiste” e per questo motivo “proporrò una normativa permanente con obblighi di identificazione e di denuncia per le imprese“. La denuncia volontaria “non è sufficiente” e “tutti i fornitori devono far fronte alle loro responsabilità”, ovvero “non permettere in nessun modo che i contenuti pedopornografici possano essere veicolati attraverso i propri servizi”.
Dalle fila della Lega sono arrivate parole di apprezzamento per il voto, con l’eurodeputata Annalisa Tardino che lo ha definito “un passo in avanti importante su un tema che sta a cuore a tutti noi, la sicurezza dei bambini online”. Quello del Parlamento Europeo è “un messaggio forte e chiaro a tutti coloro che sfruttano il gioco e i social media per approfittarsi dei minori sul web“, che “non ci può essere spazio alcuno per l’impunità”. Anche la decisione “rapida” era un “dovere come politici e come cittadini, tenendo ben presente l’importanza della tutela della privacy”.