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Pratiche commerciali sleali, ok al decreto per recepire la direttiva Ue. Esulta la filiera agroalimentare italiana

Pratiche commerciali sleali, ok al decreto per recepire la direttiva Ue. Esulta la filiera agroalimentare italiana

Due giorni dopo l'avvio della procedura di infrazione da Bruxelles, il Consiglio del Ministri approva il decreto legislativo per recepire nell'ordinamento interno la direttiva in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agricola e alimentare. A novembre la prima valutazione da parte della Commissione UE

Bruxelles – Direttiva europea sulle pratiche commerciali sleali, ci siamo. Dopo il richiamo della Commissione europea per mancato recepimento da parte dell’Italia, ieri (29 luglio) il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legislativo che recepisce nell’ordinamento interno la direttiva UE sulle pratiche commerciali sleali nella filiera alimentare, adottata il 17 aprile 2019. Era il primo maggio il termine ultimo dato ai Paesi membri per recepirla nel diritto interno, ma l’Italia – insieme ad altri 11 Stati membri – non l’ha fatto e la Commissione ha aperto il 27 luglio una procedura di infrazione.

Richiamata dall’UE, l’Italia ha avviato subito l’iter perché le norme europee diventino operative: la direttiva si occupa di proteggere tutti gli agricoltori europei, fornitori di piccole e medie dimensioni contro 16 pratiche commerciali sleali da parte di acquirenti più grandi nella filiera alimentare negli scambi con i fornitori di prodotti agricoli ed alimentari. Il decreto adottato dovrà ora passare in entrambi i rami del Parlamento italiano (Camera e Senato) per poi tornare in Consiglio dei Ministri per l’approvazione in via definitiva. Seguirà la pubblicazione in Gazzetta.

“La Commissione europea seguirà attivamente gli Stati membri in merito al recepimento della direttiva”, ha fatto sapere l’Esecutivo europeo, che entro novembre 2021 presenterà una prima relazione sul recepimento e l’attuazione della direttiva in tutti gli Stati membri. Nel 2025 prevista invece una valutazione sull’efficacia della direttiva che “si baserà sulle relazioni annuali degli Stati membri e sui risultati delle indagini della Commissione”.

L’obiettivo della direttiva e del provvedimento approvato in CDM è quello “di razionalizzare e rafforzare il quadro giuridico vigente, nella direzione della maggiore tutela dei fornitori e degli operatori della filiera agricola e alimentare e sostenere la trasparenza nei rapporti commerciali a cui venditori e acquirenti di prodotti agroalimentari dovranno attenersi prima, durante e dopo la relazione”, si legge nella nota del Ministero delle Politiche agricole. In particolare la direttiva introduce il livello minimo di tutela comune a tutta l’Unione europea e comprende un elenco di pratiche commerciali sleali vietate e un elenco di pratiche che saranno autorizzate solo se concordate in termini chiari e univoci al momento della formalizzazione dell’accordo di fornitura.

Tra le 16 pratiche commerciali sleali da vietare attraverso la direttiva tra le altre, ritardi nei pagamenti e annullamenti di ordini dell’ultimo minuto per prodotti alimentari deperibili; modifiche unilaterali o retroattive ai contratti; costringere il fornitore a pagare per prodotti sprecati e rifiutare contratti scritti. Soddisfatta dell’accelerazione del governo di Roma la filiera agroalimentare. “Un passo di trasparenza e competitività sana a tutela dell’intera filiera agroalimentare”, riconosce Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, in cui “abbiamo sempre sostenuto la battaglia per l’applicazione di tali norme capaci di contrastare quelle pratiche che negli anni hanno viziato gli equilibri fra gli anelli della filiera da parte di chi ha pensato di approfittarne”. Le nuove misure – aggiunge – contribuiranno a una “redistribuzione equa del valore lungo tutta la filiera aumentando il livello di tutela e ostacolando chi in questi anni ha continuato ad operare generando pesanti sperequazioni”.

Svolta storica anche a detta del presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, secondo cui si tratta di un “intervento normativo fortemente sollecitato da Coldiretti per rendere più equa la distribuzione del valore lungo la filiera ed evitare che il massiccio ricorso attuale alle offerte promozionali non venga scaricato sulle imprese di produzione già costrette a subire l’aumento di costi dovuti alle difficili condizioni di mercato”.

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