Bruxelles – Preoccupazioni ce ne sono, ma non così tante. “L‘inflazione dovrebbe iniziare a diminuire quest’anno per poi scendere al di sotto dell’obiettivo della BCE del 2 per cento nel 2023″. Un traiettoria discendente che si materializza comunque in ritardo. “I fattori che hanno fatto salire i prezzi stanno impiegando più tempo del previsto a dissiparsi“, tutto è ancora gestibile. “Finora non ci sono segnali di effetti di secondo impatto”. E’ il quadro che fornisce il presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe, in occasione dell’audizione in commissione Affari economici del Parlamento europeo.
Di fronte agli europarlamentari Donohoe ricorda cosa sta determinando l’impennata del costo della vita. Si tratta di energia, “forte” domanda, strozzature nell’offerta “e fattori tecnici”. Il ministro delle Finanze irlandese ricorda che il nodo inflattivo non ricade nelle competenze dell’Eurogruppo. La valutazione delle prospettive di inflazione per l’area dell’euro “è prima di tutto compito della BCE, che e lo fa in piena autonomia”. Ciò non vuol dire che la Banca centrale europea abbia anche il compito di risolvere tutti i problemi, poiché “la politica monetaria non può risolvere i vincoli di offerta” e dunque le le difficoltà relative consegne e approvvigionamenti. Ad ogni modo, continua, “possiamo essere fiduciosi che la BCE farà quanto necessario per adempiere al suo mandato di stabilità dei prezzi”.
Il presidente dell’Eurogruppo non nasconde le implicazioni di un’inflazione così alta, adesso al 5,1 per cento nell’area dell’euro, e che sta durando su questi livelli per più tempo del previsto. “La ripresa dell’inflazione incide sulla crescita e sul potere d’acquisto dei redditi dei cittadini”. Impatta in sostanza sui consumi, e può avere ripercussioni su una ripresa le cui prospettive “restano favorevoli per l’eurozona, sebbene stia perdendo slancio”, come peraltro mostrato dagli ultimi dati forniti sul terzo trimestre del 2021 forniti da Eurostat. Donohoe comunque assicura: “In generale la crescita per quest’anno rimane robusta”. Se così sarà lo si capirà la prossima settimana, quando la Commissione europea presenterà le previsioni economiche d’inverno.