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Il Brasile offre idrogeno all'UE, mentre distrugge la foresta amazzonica
Manifestazione ecologista davanti il Consolato brasiliano in Italia [foto: imagoeconomica]

Il Brasile offre idrogeno all'UE, mentre distrugge la foresta amazzonica

La proposta del ministro dell'Economia in occasione del World Economic Forum. L'UE rischia la propria credibilità

Bruxelles – Energia sostenibile dal Brasile insostenibile. L’Unione europea e il suo futuro vede nelle sue politiche tentazioni a cui non è semplice resistere e che rischiano di compromettere buona parte di ciò per cui si batte. Il Brasile offre idrogeno, di cui tanto il club a dodici stelle ha bisogno per rispondere alle sue esigenze di transizione energetica e per sottrarsi alla dipendenza russa, ma è una scelta molto delicata. Ora che l’Europa è decisa a rompere con Mosca e i suoi fornitori, “chi produrrà l’idrogeno per l’Europa? Noi ci candidiamo”, scandisce dal palco di Davos il ministro dell’Economia di Brasilia, Paulo Roberto Nunes Guedes: “Il Brasile è destinato ad essere un gigante nel mercato delle rinnovabili”.

Un’offerta a cui guardare con le cautele del caso. Le autorità nazionali sono state messe di fatto sotto accusa dopo la pubblicazione dello studio che rivela che la foresta amazzonica non è più il polmone della Terra. Emette più CO2 di quanto riesce ad assorbirne, e questo vuol dire che uno dei principali fattori di contrasto al principale motivo di  surriscaldamento del pianeta è venuto meno. Una situazione frutto dell’attività dell’uomo, e nello specifico di chi agisce sul territorio. Spariscono gli alberi, e di questa perdita di natura e biodiversità rischiano di risentirne tutti. Gli ambientalisti puntano il dito contro Jair Bolsonaro, presidente in carica di cui Nunes Guedes è ministro.

Con una semplice mossa si mette l’UE sotto scacco. Il Brasile offre idrogeno, e le alternative non sono molte: accettare o rifiutare. Accettare vorrebbe dire certamente accelerare il passaggio a fonti energetiche alternative a quelle fossili, più inquinanti, ma pure chiudere un occhio sulla distruzione della foresta amazzonica, e rinnegare sforzi e politiche di sostenibilità e contrasto ai cambiamenti climatici. Rifiutare non avrebbe solo conseguenze da un punto di vista di approvvigionamenti energetici e diversificazione dei fornitori, ma vorrebbe dire anche chiudere la porta in faccia ad un partner del G20, consesso a cui l’UE guarda con attenzione per azioni globale di mitigazione dei rischi climatici. Il World Economic Forum apre dunque scenari tutti nuovi, da esplorare. Scenari dove l’UE rischia di avere se non tutto, certamente molto da perdere in termini di credibilità.

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