Bruxelles – Novantesimo minuto. Su calcio di punizione dalla trequarti, l’attaccante serbo Milan Pavkov mette la palla in rete. Ma la porta è quella della sua squadra e con un autogol all’ultimo minuto la Stella Rossa di Belgrado è fuori dalla Champions League. Allo stadio Rajko Mitić (il leggendario Marakana) sono gli israeliani del Maccabi Haifa a festeggiare l’accesso alla fase a gironi della più prestigiosa competizione di calcio europea. A Belgrado la delusione non è solo dei giocatori e dei tifosi serbi, ma anche di un colosso energetico russo che negli ultimi 15 anni ha provato a fare del calcio la sua migliore vetrina: Gazprom, lo sponsor della Stella Rossa, non comparirà sui campi della massima competizione Uefa per tutta la stagione 2022/2023.
Il fallimento sportivo di Gazprom ha trovato nella serata di Belgrado del 23 agosto il suo culmine, in un 2022 segnato dalla guerra del Cremlino in Ucraina e dalla conseguente decisione dell’Uefa (l’Unione delle federazioni calcistiche europee) prima di sospendere e poi di escludere i club russi da tutte le competizioni continentali. Mentre l’Unione Europea sta affrontando i continui tagli delle forniture di gas da parte di Gazprom, l’ultima porta d’accesso al calcio europeo era rappresentata proprio dalla multinazionale energetica controllata dal governo russo, sponsor di tre squadre in Europa.
La prima è lo Zenit San Pietroburgo, di cui Gazprom non è solo sponsor principale ma anche proprietario. L’ascesa della compagnia energetica è iniziata nel dicembre 2005 con l’acquisto della squadra di cui è tifoso Vladimir Putin ed è continuata con la vittoria di tutti gli otto titoli nazionali della storia del club tra il 2007 e il 2022 (prima solo una vittoria del campionato sovietico nel 1984) e la conquista della Coppa Uefa 2007-2008 e della Supercoppa Uefa 2008. Lo Zenit gioca alla Gazprom Arena, stadio dove si sarebbe dovuta disputare la finale di Champions League dello scorso 28 maggio: dopo l’invasione russa dell’Ucraina il Comitato esecutivo dell’Uefa ha punito Mosca con lo spostamento della partita allo Stade de France di Saint-Denis (a Parigi). In qualità di vincitrice del campionato della Federazione Russa, la squadra di Gazprom avrebbe avuto diritto alla partecipazione alla fase a gironi della Champions League 2022/2023, ma la decisione arrivata da Nyon a maggio le impedirà di scendere sui campi della massima competizione europea.
Nel quadro della mobilitazione dello sport internazionale a sostegno di Kiev l’Uefa ha anche stabilito la fine della partnership da 45 milioni di euro proprio con Gazprom, iniziata nel 2012 con la sponsorizzazione della Champions League e degli Europei del 2020 e che si sarebbe dovuta protrarre fino al 2024. Nel comunicato è stato precisato che la decisione “a effetto immediato” riguarda “tutti gli accordi esistenti”, sia a livello di club sia a livello di squadre nazionali: da Euro 2024 alle finali della Nations League 2021 e 2023, dalla Champions League alla Supercoppa, fino alle finali di Champions League futsal a quelle della Youth League fino al 2024.
La seconda squadra europea di cui Gazprom è diventato sponsor è stato lo Schalke 04 di Gelsenkirchen, città tedesca cruciale nello scacchiere energetico continentale, dove nel 2011 è stato costruito il gasdotto Nord Stream 1 per trasportare il gas russo nell’Europa occidentale attraverso la Germania. Quattro anni prima l’azienda statale russa era diventata il partner principale del club, con un accordo da 15 milioni di euro a stagione in Bundesliga (9 in seconda divisione dal 2020). Per lo Schalke 04 la guerra del Cremlino in Ucraina ha significato la rinuncia alla sponsorizzazione, prima con l’eliminazione di ogni riferimento sul kit di divise ufficiali e poi con la rescissione del contratto con scadenza al 2025 (sostituito da quello con l’azienda immobiliare tedesca Vivawest).
Il sogno di Gazprom di mettere in difficoltà il sistema Uefa – e l’Europa in generale – si è infranto ieri sera a Belgrado, con l’eliminazione della Stella Rossa dalla fase di qualificazione ai gironi di Champions League (rimane in corsa per l’Europa League). Nel 2010, dopo la rilevazione delle quote di maggioranza della Nis (l’azienda petrolifera di Stato serba), il colosso energetico russo è diventato anche lo sponsor di punta dei bianco-rossi: l’accordo da circa 19 milioni di euro fino al 2022 è stato rinnovato al termine della scorsa stagione e ritoccato a rialzo, a 4 milioni netti a stagione. L’Uefa non ha mai imposto alla squadra più titolata di Serbia di abbandonare la partnership con Gazprom, ma è significativo il fatto che la dirigenza del club si sia scagliata contro “l’isteria anti-russa” nel mondo dello sport, seguendo a livello calcistico le scelte del governo di Belgrado di non allinearsi alle sanzioni internazionali contro Mosca (e di mantenere vivo l’accordo sulle forniture di gas). Ma l’esclusione tout court della Russia dalla massima competizione europea è passata dal campo e dall’autogol di un giocatore serbo sulla cui maglia campeggiava la scritta: Gazprom.