Bruxelles – Arriva puntale, la ferma e corale condanna del Parlamento europeo, scioccato dai casi di corruzione che stanno facendo tremare l’eurocamera nell’ambito del Qatar gate. A Strasburgo, nel discorso d’apertura dell’ultima sessione plenaria dell’anno, una furibonda Roberta Metsola ha tuonato: “Il Parlamento è sotto attacco, la democrazia europea è sotto attacco” da parte di “attori malvagi, legati a Paesi terzi autocratici, che avrebbero utilizzato come armi Ong, sindacati, individui, assistenti e deputati europei nel tentativo di assoggettare i nostri processi”.
La presidente del Parlamento, che ha assistito fisicamente a una perquisizione domiciliare questo fine settimana, come richiesto dalla costituzione belga, ha rivendicato con orgoglio la collaborazione in atto “da tempo con le forze dell’ordine e le autorità giudiziarie competenti per smantellare questa presunta rete criminale”. Dalle parole di Metsola emerge sintonia totale con le autorità, alle quali ha garantito la possibilità di “mettere in sicurezza apparecchiature informatiche, sigillare uffici e perquisire abitazioni”. E proprio mentre la presidente dell’eurocamera pronunciava la sua invettiva, le forze dell’ordine sono entrate in alcuni uffici vuoti dell’ala dei socialdemocratici al Parlamento europeo di Bruxelles.
Dopo aver ribadito di essere completamente a disposizione delle indagini, la presidente Metsola ha annunciato due misure immediate: la sospensione in via cautelare, “nel pieno rispetto della presunzione di innocenza” della vicepresidente dell’eurocamera Eva Kaili da ogni incarico e responsabilità connessi al suo ruolo, e il rinvio, “alla luce delle indagini”, dell’apertura del mandato negoziale per la relazione sull’esenzione dei visti con il Qatar e il Kuwait.
Ma l’impegno di Metsola non si esaurisce qui: “continueremo a fornire assistenza alle indagini – ha assicurato la presidente-, per tutto il tempo necessario” e “avvieremo un’indagine interna per esaminare tutti i fatti relativi al Parlamento”. Perché il Qatar gate ha acceso i riflettori sulla permeabilità dell’eurocamera e sulla necessità di avviare “un processo di riforma per controllare chi accede alla nostra aula e che legami ha con Paesi terzi”. Come ha ribadito la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in mattinata, anche Metsola ha invocato “maggiore trasparenza sugli incontri con gli attori stranieri e quelli ad essi collegati”.
Prima di lasciare la parola ai capigruppo, la presidente dell’eurocamera ha invitato i deputati a “resistere alla tentazione di sfruttare questo momento per un guadagno politico”, perché le accuse “non riguardano sinistra o destra”, ma “giusto e sbagliato”.
I am in politics to fight corruption.
To stand up for Europe.
We will meet this test head on.
There will be no impunity.
There will be no sweeping under the carpet.
There will be no business as usual.@Europarl_EN stands against enemies of democracy wherever they come from. pic.twitter.com/60SW8TzV1K— Roberta Metsola (@EP_President) December 12, 2022
Le reazioni dei capigruppo
L’appello di Metsola non è caduto nel vuoto: Manfred Weber, leader del Partito Popolare europeo, ha aperto il suo intervento ribadendo che “il danno al Parlamento è troppo grande per essere usato per battaglie politiche”, mentre la presidente dei socialisti, Iratxe Garcia Perez, ha annunciato la decisione del gruppo di “costituirsi parte lesa nei processi che verranno aperti nei confronti delle persone coinvolte”. Tutti i leader hanno insistito sulla necessità di lavorare per una maggiore trasparenza e controllo delle attività dell’aula: Stéphane Séjourné, del gruppo di Renew Europe, ha indicato alcune misure, come un rafforzamento dei registri di trasparenza per le lobbies e la creazione di un organo etico interistituzionale, “con potere di indagine su deputati, ex deputati e chiunque lavori nelle istituzioni europee”.
L’altra azione, invocata da Terry Reintke dei Greens e Manon Aubrey della Sinistra europea, è l’istituzione di una commissione d’inchiesta interna al Parlamento: per la presidente del gruppo dei Left, “bisogna analizzare la permeabilità dell’aula a fenomeni di corruzione”, perché “questa potrebbe essere solo la punta dell’iceberg”. Aubrey ha puntato il dito anche contro il vice presidente della Commissione Margaritis Schinas, che più volte si è esposto a favore del Qatar, paventando la possibilità che si debba “andare a bussare anche alla sua porta”.