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    Home » Politica » Confini esterni, procedure di frontiera, movimenti secondari e rimpatri. I quattro pilastri di von der Leyen sulla migrazione

    Confini esterni, procedure di frontiera, movimenti secondari e rimpatri. I quattro pilastri di von der Leyen sulla migrazione

    Nella lettera ai 27 leader dei Paesi membri in vista del Consiglio Europeo straordinario del 9-10 febbraio, la presidente della Commissione Ue ha definito le aree di azione nell'immediato, in attesa della fine dei lavori sul Patto migrazione e asilo sotto presidenze svedese e spagnola

    Federico Baccini</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@federicobaccini" target="_blank">@federicobaccini</a> di Federico Baccini @federicobaccini
    27 Gennaio 2023
    in Politica
    Ursula von der Leyen italia

    Ursula von der Leyen

    Bruxelles – Una lettera per dare una traccia di lavoro ai leader dei 27 Paesi membri Ue durante il Consiglio Europeo straordinario che si terrà il 9-10 febbraio e che avrà come questione principale sul tavolo la gestione della migrazione. La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, si è rivolta ai Ventisette a due settimane dal vertice per mettere in chiaro le priorità dell’esecutivo comunitario a proposito di uno dei temi più caldi in questo ultimo anno di legislatura. Una lettera che, in altre parole, rappresenta la summa dell’approccio del gabinetto von der Leyen sia sul breve sia sul medio termine e per la cui implementazione è necessaria l’azione dei 27 Paesi membri.

    Ursula von der Leyen Balcani Occidentali
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen

    Sono quattro le aree identificate da von der Leyen per l’intervento immediato: rafforzamento delle frontiere esterne, snellimento delle procedure di frontiera, solidarietà e responsabilità sui movimenti secondari, e infine l’intensificazione del lavoro con i partner per i rimpatri. A fare più scalpore è il primo punto, nel cui paragrafo dedicato si legge “mobilitazione dei fondi Ue per supportare gli Stati membri a rafforzare le capacità e le infrastrutture di controllo delle frontiere“, con il confine Bulgaria-Turchia come “priorità”. Il riferimento rimane vago, ma non è un via libera alla costruzione di muri alle frontiere esterne dell’Unione Europea utilizzando fondi comunitari, anche considerate le parole chiare di ieri (26 gennaio) della commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson, al termine del Consiglio Affari interni informale a Stoccolma. Non si parla specificamente di infrastrutture fisiche (un termine comunque generico) e va ricordato che i fondi Ue già ora possono essere utilizzati dai Ventisette per finanziare la costruzione di strade per il pattugliamento dei confini, stazioni di guardia di frontiera e infrastrutture mobili.

    Sul piano dell’accelerazione delle procedure di frontiera, la numero uno dell’esecutivo comunitario parla di “un progetto pilota nella prima metà del 2023” insieme agli Stati membri interessati che coprirà “screening, procedure di asilo veloci e rimpatri immediati”, in linea con quanto chiesto dai Paesi Bassi nel non paper fatto circolare mercoledì (25 gennaio). In questo senso sarà di particolare rilevanza la “lista comune di Paesi terzi sicuri e Paesi di origine sicuri” che dovrà essere compilata dall’Agenzia Ue per l’Asilo e la Commissione, ricorda von der Leyen, e soprattutto si innesta qui la questione dei rimpatri. Anche considerata la strategia presentata dalla commissaria Johansson questa settimana, il gabinetto von der Leyen anticipa che “entro la primavera 2023” arriverà una raccomandazione per l’utilizzo di “una nuova funzionalità del Sistema d’informazione Schengen” per identificare in quale Stato membro una persona migrante ha ricevuto una decisione di rimpatrio e per utilizzare “pienamente” il quadro legale per rimpatri immediati. Dovranno poi essere implementati accordi con “Paesi terzi-chiave, come Bangladesh, Pakistan, Egitto, Marocco, Tunisia e Nigeria” sia per la prevenzione delle partenze sia per l’attuazione dei rimpatri.

    Michel von der Leyen UE
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e del Consiglio Europeo, Charles Michel

    Ultimo, ma sicuramente non per importanza, il tema dei movimenti secondari. Rispondendo alle richieste dei Paesi Bassi, von der Leyen conferma ai Ventisette che “entro la metà del 2023” arriverà una relazione sullo stato attuale delle condizioni di accoglienza in tutti i Paesi membri, “compresa la detenzione”, a cui seguiranno report regolari. Si dovrà poi implementare “pienamente” la tabella di marcia di Dublino (il Regolamento di Dublino del 2013 stabilisce che il compito di esaminare la richiesta di asilo di una persona che fa ingresso in modo irregolare sul territorio comunitario spetta al primo Stato a cui accede) e la Commissione si aspetta un accordo tra i Ventisette per una “significativa semplificazione” degli esistenti processi di ricollocamento all’interno del Meccanismo di solidarietà volontaria nel primo trimestre di quest’anno.

    L’obiettivo di von der Leyen: il Patto migrazione e asilo

    Se le quattro aree in cui si può fare “differenza nell’immediato” portano il messaggio che “già quest’anno possiamo fare passi da gigante verso la fiducia e il sostegno reciproco“, per la presidente von der Leyen e tutta la Commissione Ue il vero obiettivo rimane l’adozione della riforma della legislazione comunitaria in materia di migrazione e asilo, ovvero il Patto presentato nel settembre 2020: “Questo approccio sarà pienamente integrato una volta che il Nuovo Patto sulla Migrazione e l’Asilo sarà in vigore”, sottolinea la lettera della numero uno dell’esecutivo comunitario.

    Patto Migrazione Asilo Ue
    La firma della tabella di marcia tra i negoziatori di Parlamento Ue e Consiglio dell’Ue per adottare il Patto migrazione e asilo entro il 2024 (7 settembre 2022)

    Grazie alla tabella di marcia concordata a settembre dello scorso anno tra i co-legislatori del Parlamento e del Consiglio dell’Ue, il gabinetto von der Leyen si aspetta che entro marzo 2024 siano chiusi tutti i nove dossier (anche se i triloghi non potrebbero andare oltre gennaio/febbraio, per le tempistiche di approvazione prima del termine della legislatura). Dopo l’intesa politica spinta dalla presidenza di turno ceca del Consiglio dell’Ue, sono iniziati i triloghi sul Regolamento Eurodac modificato (la banca dati biometrica dell’Ue contenente le impronte digitali dei richiedenti asilo e dei cittadini di Paesi terzi) e la commissaria Johansson ha reso noto che “presto inizieranno quelli sul Regolamento sullo screening e la presidenza svedese sta lavorando duramente sul Regolamento per la gestione dell’asilo e della migrazione” (per sostituire l’attuale regolamento Dublino e rilanciare la riforma del sistema europeo comune di asilo).

    In realtà durante il semestre di turno svedese sarà necessario un lavoro intenso da parte di entrambi i co-legislatori su tutti i file del Patto – nessuno escluso, nonostante quanto sostiene pubblicamente Stoccolma – per riuscire a negoziare una posizione comune durante i successivi sei mesi di presidenza spagnola. Tra le nove proposte nuove o ereditate dai negoziati conclusi sulle proposte del 2016 dello stesso esecutivo comunitario, oltre a quelle citate, compaiono anche il Regolamento per le crisi e le cause di forza maggiore, il Regolamento sulle qualifiche, il Regolamento modificato sulle procedure di asilo, la Direttiva sui rimpatri, il Regolamento sul nuovo quadro di reinsediamento e la direttiva sulle condizioni di accoglienza dei richiedenti protezione internazionale. Per l’Eurocamera è prioritario l’avanzamento su accoglienza, reinsediamento e qualifiche, mentre la contropartita per il Consiglio è rappresentata da più concessioni su impronte digitali e screening.

    Tags: Consiglio europeo straordinariomigrantimigrazionepatto migrazione e asilorimpatriursula von der leyen

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