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L'Italia risponde ai Paesi Bassi con un altro 'non paper' sulla migrazione: solidarietà, Agenda Mediterraneo e regole a Ong

L'Italia risponde ai Paesi Bassi con un altro 'non paper' sulla migrazione: solidarietà, Agenda Mediterraneo e regole a Ong

Il governo Meloni ha presentato agli altri 26 Paesi membri le quattro priorità in vista del Consiglio Ue straordinario. Con l'Aia è condivisa la necessità di cooperare con i Paesi terzi nel Nord Africa sulle partenze, ma è forte la richiesta di coordinamento su gestione delle frontiere e salvataggi

Bruxelles – Manca una settimana al Consiglio Europeo straordinario in cui sarà messo sul tavolo dei leader Ue il pesante dossier migrazione e asilo, che conta già due Piani d’azione per le rotte migratorie, una strategia sui rimpatri, un non paper olandese e una lettera della presidente della Commissione Ue. E da oggi (2 febbraio) si aggiunge anche un altro documento non ufficiale – non paper in gergo – arrivato dall’Italia e indirizzato agli altri 26 Paesi membri, per mettere in fila le priorità di Roma nel confronto di giovedì e venerdì (9-10 febbraio) al Consiglio.

Meloni Michel Ue Italia
Il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, e la prima ministra italiana, Giorgia Meloni (30 gennaio 2023)

La strategia dell’Italia – in risposta alla richiesta dei Paesi Bassi di più responsabilità nella gestione dei movimenti secondari di persone migranti sul territorio comunitario – è di continuare a spingere sulla solidarietà tra i Ventisette, evidenziando che “la crescente pressione migratoria è avvertita in gran parte dell’Ue” e che “l’attuale paradigma basato sulla distinzione artificiale tra flussi migratori primari e secondari è fuorviante“. Il governo Meloni critica in particolare “percezione distorta” che pone in contrapposizione tra Stati membri di primo arrivo e Stati membri che si percepiscono luogo di destinazione finale: “La migrazione dovrebbe essere interpretata come un fenomeno unitario che deve essere affrontato dagli Stati membri e dalle istituzioni in uno spirito di solidarietà, con una strategia globale e su più fronti”. A partire da questi presupposti, l’approccio “suggerito” dall’Italia si basa su quattro punti: cooperazione con i Paesi terzi, Agenda per il Mediterraneo, coordinamento delle attività di ricerca e soccorso ed “equilibrio” tra solidarietà e responsabilità.

I quattro punti del non paper dell’Italia

Sul piano della dimensione esterna delle politiche migratorie, l’Italia chiede “un impegno più tangibile” a Bruxelles nell’individuazione di risorse e settori “prioritari”, si legge nel testo del non paper. C’è sinergia con L’Aja sull’incoraggiare i Paesi terzi a cooperare utilizzando “tutte le leve disponibili”, dal dialogo politico a condizionalità commerciali e “premi”, fino alla minaccia di ricorrere alla sospensione dei visti. Secondo il governo Meloni questa visione sarebbe in linea con i Piani d’azione sul Mediterraneo centrale e sui Balcani Occidentali presentati dalla Commissione in “settori chiave” come i rimpatri volontari e il rafforzamento delle guardie costiere dei Paesi del Sud del Mediterraneo. A questo si affiancherebbero forme di migrazione legale e di mobilità, a partire dallo schema italiano dei corridoi umanitari da poter estendere ad altri Paesi membri: “Prevede percorsi sicuri e legali, garantendo al contempo una gestione ordinata dei flussi migratori”. Oltre ai corridoi umanitari europei, “coordinati e finanziati dalla Commissione Europea”, Roma spinge anche per schemi nazionali “specifici” per la concessione “ben monitorata” di permessi di lavoro e visti di studio.

Meloni von der Leyen Ue Italia
Da sinistra: la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e la prima ministra italiana, Giorgia Meloni (9 gennaio 2023)

Il secondo punto del testo spinge sul tema delle “cause profonde della migrazione”. In questo senso l’Italia ripropone la “piena attuazione” della Nuova Agenda per il Mediterraneo e la richiesta di un nuovo Patto Ue per l’Africa, che contenga “una chiara offerta” di cooperazione allo sviluppo e la promozione degli investimenti, il rafforzamento dell’istruzione e della formazione professionale, la creazione di nuove opportunità commerciali e occupazionali e la promozione della creazione di posti di lavoro, anche con il coinvolgimento di banche di sviluppo internazionali, del settore privato europeo e di “un nuovo strumento dedicato dell’Ue“.

Il cuore della proposta italiana riguarda però la messa a terra di regole per le Ong – su cui da mesi si assiste a un botta e risposta tra Roma e Bruxelles – per “evitare che attività non accuratamente coordinate” nell’ambito della ricerca e soccorso in mare (Sar) “possano costituire un onere aggiuntivo per gli Stati costieri“. Per questo motivo è richiesta una più stretta cooperazione tra i Ventisette “quando si tratta di operazioni condotte da navi private (mercantili e Ong) battenti bandiera di Stati membri e Paesi associati” , attraverso un “quadro generale di linee guida concordate“, specifica il documento non ufficiale.

L’ultimo punto infine riprende il tema della solidarietà e responsabilità nella gestione della migrazione tra tutti i membri dell’Unione, con la richiesta di un “approccio comune sui controlli alle frontiere, sulle procedure, sulla gestione dei flussi, sui processi di asilo”. A questo proposito si cita il Patto migrazione e asilo presentato nel 2020 dalla Commissione, che richiede però un “giusto equilibrio” tra le due componenti sollevate: “Le ricollocazioni obbligatorie devono essere il cuore di qualsiasi meccanismo di solidarietà“, ribadisce il non paper, che le definisce “non una soluzione strutturale” ma “uno strumento necessario a breve termine per dare alla solidarietà un’immagine significativa e concreta”. In termini pratici significherebbe implementare “miglioramenti significativi” al meccanismo volontario del giugno 2022, compresa l’introduzione di altre forme di solidarietà, come i contributi finanziari per le iniziative di azione esterna con i Paesi terzi di origine e di transito”. Sul piano della responsabilità la risposta dell’Italia ai Paesi Bassi è una precisazione sulla “sostenibilità su base permanente”, ovvero la gestione delle frontiere esterne “tenendo conto delle specificità delle frontiere marittime rispetto a quelle terrestri e aeree“.

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