Bruxelles – Manca una settimana al Consiglio Europeo straordinario in cui sarà messo sul tavolo dei leader Ue il pesante dossier migrazione e asilo, che conta già due Piani d’azione per le rotte migratorie, una strategia sui rimpatri, un non paper olandese e una lettera della presidente della Commissione Ue. E da oggi (2 febbraio) si aggiunge anche un altro documento non ufficiale – non paper in gergo – arrivato dall’Italia e indirizzato agli altri 26 Paesi membri, per mettere in fila le priorità di Roma nel confronto di giovedì e venerdì (9-10 febbraio) al Consiglio.
La strategia dell’Italia – in risposta alla richiesta dei Paesi Bassi di più responsabilità nella gestione dei movimenti secondari di persone migranti sul territorio comunitario – è di continuare a spingere sulla solidarietà tra i Ventisette, evidenziando che “la crescente pressione migratoria è avvertita in gran parte dell’Ue” e che “l’attuale paradigma basato sulla distinzione artificiale tra flussi migratori primari e secondari è fuorviante“. Il governo Meloni critica in particolare “percezione distorta” che pone in contrapposizione tra Stati membri di primo arrivo e Stati membri che si percepiscono luogo di destinazione finale: “La migrazione dovrebbe essere interpretata come un fenomeno unitario che deve essere affrontato dagli Stati membri e dalle istituzioni in uno spirito di solidarietà, con una strategia globale e su più fronti”. A partire da questi presupposti, l’approccio “suggerito” dall’Italia si basa su quattro punti: cooperazione con i Paesi terzi, Agenda per il Mediterraneo, coordinamento delle attività di ricerca e soccorso ed “equilibrio” tra solidarietà e responsabilità.
I quattro punti del non paper dell’Italia
Sul piano della dimensione esterna delle politiche migratorie, l’Italia chiede “un impegno più tangibile” a Bruxelles nell’individuazione di risorse e settori “prioritari”, si legge nel testo del non paper. C’è sinergia con L’Aja sull’incoraggiare i Paesi terzi a cooperare utilizzando “tutte le leve disponibili”, dal dialogo politico a condizionalità commerciali e “premi”, fino alla minaccia di ricorrere alla sospensione dei visti. Secondo il governo Meloni questa visione sarebbe in linea con i Piani d’azione sul Mediterraneo centrale e sui Balcani Occidentali presentati dalla Commissione in “settori chiave” come i rimpatri volontari e il rafforzamento delle guardie costiere dei Paesi del Sud del Mediterraneo. A questo si affiancherebbero forme di migrazione legale e di mobilità, a partire dallo schema italiano dei corridoi umanitari da poter estendere ad altri Paesi membri: “Prevede percorsi sicuri e legali, garantendo al contempo una gestione ordinata dei flussi migratori”. Oltre ai corridoi umanitari europei, “coordinati e finanziati dalla Commissione Europea”, Roma spinge anche per schemi nazionali “specifici” per la concessione “ben monitorata” di permessi di lavoro e visti di studio.
Il secondo punto del testo spinge sul tema delle “cause profonde della migrazione”. In questo senso l’Italia ripropone la “piena attuazione” della Nuova Agenda per il Mediterraneo e la richiesta di un nuovo Patto Ue per l’Africa, che contenga “una chiara offerta” di cooperazione allo sviluppo e la promozione degli investimenti, il rafforzamento dell’istruzione e della formazione professionale, la creazione di nuove opportunità commerciali e occupazionali e la promozione della creazione di posti di lavoro, anche con il coinvolgimento di banche di sviluppo internazionali, del settore privato europeo e di “un nuovo strumento dedicato dell’Ue“.
Il cuore della proposta italiana riguarda però la messa a terra di regole per le Ong – su cui da mesi si assiste a un botta e risposta tra Roma e Bruxelles – per “evitare che attività non accuratamente coordinate” nell’ambito della ricerca e soccorso in mare (Sar) “possano costituire un onere aggiuntivo per gli Stati costieri“. Per questo motivo è richiesta una più stretta cooperazione tra i Ventisette “quando si tratta di operazioni condotte da navi private (mercantili e Ong) battenti bandiera di Stati membri e Paesi associati” , attraverso un “quadro generale di linee guida concordate“, specifica il documento non ufficiale.
L’ultimo punto infine riprende il tema della solidarietà e responsabilità nella gestione della migrazione tra tutti i membri dell’Unione, con la richiesta di un “approccio comune sui controlli alle frontiere, sulle procedure, sulla gestione dei flussi, sui processi di asilo”. A questo proposito si cita il Patto migrazione e asilo presentato nel 2020 dalla Commissione, che richiede però un “giusto equilibrio” tra le due componenti sollevate: “Le ricollocazioni obbligatorie devono essere il cuore di qualsiasi meccanismo di solidarietà“, ribadisce il non paper, che le definisce “non una soluzione strutturale” ma “uno strumento necessario a breve termine per dare alla solidarietà un’immagine significativa e concreta”. In termini pratici significherebbe implementare “miglioramenti significativi” al meccanismo volontario del giugno 2022, compresa l’introduzione di altre forme di solidarietà, come i contributi finanziari per le iniziative di azione esterna con i Paesi terzi di origine e di transito”. Sul piano della responsabilità la risposta dell’Italia ai Paesi Bassi è una precisazione sulla “sostenibilità su base permanente”, ovvero la gestione delle frontiere esterne “tenendo conto delle specificità delle frontiere marittime rispetto a quelle terrestri e aeree“.