Bruxelles – Il supporto alla difesa di Israele è stata la reazione a caldo, ma ora viene la parte più difficile: mantenere una posizione equilibrata nei confronti della Striscia di Gaza, evitando di stimolare l’equazione “palestinesi = Hamas”. Dopo 24 ore di particolare concitazione per la reazione scomposta dei membri del gabinetto von der Leyen – in particolare del responsabile della Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi – sono i 27 ministri degli Affari Esteri a provare a mettere un po’ di ordine in una situazione caotica, nel pieno di una crisi che vede da una parte i terroristi di Hamas con un centinaio di ostaggi, e dall’altra l’esercito israeliano impegnato in un blocco totale dei rifornimenti di energia, cibo e acqua a tutta la popolazione civile della Striscia di Gaza.
Una riunione straordinaria, svoltasi oggi pomeriggio (10 ottobre) in videoconferenza tra Muscat (Oman) – dove è andata in scena la riunione ministeriale tra Ue e Consiglio di Cooperazione del Golfo – e diverse capitali europee. “I ministri hanno supportato la comunicazione del vertice, dal rilascio degli ostaggi alla protezione dei civili, il rispetto della legge internazionale e umanitaria e l’opposizione a un blocco totale di cibo, acqua ed elettricità ai civili in Gaza“, ha reso noto al termine della riunione straordinaria con i 27 ministri l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, che ha chiesto anche di “aprire un corridoio umanitario verso l’Egitto perché i civili possano scappare dai bombardamenti”. Ma è sul blocco totale alla Striscia di Gaza che si è voluto soffermare Borrell, richiamando Israele ai propri impegni nella difesa dagli attacchi terroristici: “Deve rispettare il diritto internazionale e umanitario, alcune azioni come il blocco non lo rispettano“.
Buona parte dell’attenzione dell’alto rappresentante Borrell è stata però riservata alle relazioni con le autorità della Striscia di Gaza e alla necessità di “aumentare, non diminuire, il supporto umanitario alle vittime innocenti civili“. E questo significa non ritardare l’erogazione dei fondi Ue destinati alla Palestina e mantenere stretti i rapporti con l’Autorità Nazionale Palestinese (Anp): “C’è una netta differenza con Hamas, che è e si è dimostrata essere un’organizzazione terroristica”. In altre parole – precisazione non banale in questi giorni – “non tutti i palestinesi sono terroristi, una punizione collettiva contro tutti loro sarebbe ingiusta e controproducente anche per la pace”, ha rimarcato Borrell. Le discussioni dei 27 ministri si sono concentrate in particolare sul supporto all’Anp, con la “stragrande maggioranza” – a parte “due o tre eccezioni” – a favore di “aumentare la cooperazione, continuare i pagamenti e non interrompere i fondi” del budget dell’Unione Europea destinati alla cooperazione e lo sviluppo della Palestina.

E qui si arriva al ventre molle dei problemi dell’ultimo giorno a Bruxelles, dopo la fuga in avanti – in solitaria e “senza essere preceduta da alcuna consultazione con altri membri del Collegio”, fanno sapere dalla Commissione – del commissario Várhelyi sulla volontà di sospendere tutti i finanziamenti Ue che non siano aiuti umanitari. “Abbiamo proposto una revisione urgente e lo stesso vogliono fare alcuni Stati membri“, ha rivendicato l’alto rappresentante Ue la decisione di controllare nuovamente “come sono implementati e chi li riceve, perché non ci sia nessun legame tra i fondi Ue alla Palestina e le attività di Hamas“. Secondo il capo della diplomazia comunitaria questo è necessario “per assicuraci che non ci sia un rischio di perdite o passaggi dietro alla porta di fondi a qualsiasi tipo di attività terroristica”, anche se è difficile nascondere l’imbarazzo sulle implicazioni che avrebbe questo scenario. “Se dopo quattro anni scopriamo che abbiamo finanziato Hamas, qualcuno deve assumersi la responsabilità politica“, ha affermato senza mezzi termini Borrell, e “anche se non penso sia successo, dobbiamo controllare”.
Nella “straordinarietà della situazione corrente”, l’analisi approfondita dei fondi richiesta dalla Commissione Ue e appoggiata dai Paesi membri “non sarà la scusa per ritardare l’implementazione della nostra cooperazione” con la Palestina. Questo significa che “non ci sarà alcun ritardo strutturale dei pagamenti, sicuramente non una sospensione” dei fondi che ammontano complessivamente a 1,17 miliardi di euro nel periodo 2021-2024. Nessuna indicazione sulla data della prossima erogazione – si attendono ancora 10 milioni di euro per l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione (Unrwa) e 168 milioni di euro per l’Autorità Nazionale Palestinese – ma in ogni caso, ribadisce con forza Borrell “la stragrande maggioranza dei ministri è contro l’idea di sospendere i pagamenti alle autorità palestinesi“.