Bruxelles – Usare i beni russi immobilizzati nell’Ue per contribuire alla ricostruzione dell’Ucraina. La Commissione europea muove, timidamente, i primi passi verso l’utilizzo degli asset della Banca centrale russa congelati in Ue, grazie alle sanzioni, per ricostruire a tempo debito Kiev. E propone oggi (12 dicembre) ai Ventisette di spostare i profitti derivanti dai beni russi sanzionati nell’Ue in un conto separato, come primo, cauto, passo per andare poi a utilizzarli per finanziare la ricostruzione dell’Ucraina.
Il ‘come farlo’ andrà deciso in un secondo momento sulla base di quello che decideranno i governi, che dovranno intanto approvare la proposta all’unanimità (e non sarà facile farlo). La proposta trasmessa oggi alle Capitali (senza prima essere pubblicata) si può considerare solo il primo passaggio di un percorso a più tappe, e sarà di certo discussa in prima battuta dai capi di Stato e governo al Vertice europeo che si terrà a Bruxelles tra giovedì e venerdì.
Trattandosi di una materia particolarmente delicata per le ripercussioni sui mercati e richiedendo l’unanimità in seno al Consiglio, è verosimile, se non probabile, che per vedere la luce la decisione finale impiegherà molto tempo. La Commissione europea stessa ha deciso di muoversi con estrema cautela, trattandosi di una decisione che “non ha precedenti”, afferma un funzionario dell’Ue, spiegando che Bruxelles ha quindi optato intanto, come prima mossa, sull’idea di immobilizzare i profitti netti in un conto separato in modo di metterli al sicuro per usarli in un secondo momento.
La stessa Banca Centrale Europea nei mesi scorsi ha invitato alla cautela. Dopo mesi di lavoro preparatorio e per non incorrere in problemi legali, Bruxelles propone di utilizzare non gli asset veri e propri (che la Commissione europea ha stimato in circa 211 miliardi di euro), quanto i fondi derivati dal solo fatto di essere stati immobilizzati nel territorio dell’Ue, principalmente detenuti presso Euroclear, in Belgio, e presso Clearstream, in Lussemburgo. La proposta, spiega un funzionario dell’Ue, non avrà valore retroattivo, quindi non potrà prendere di mira gli extra profitti ricavati fino a questo momento, ma si applicherà dal momento in cui i governi avranno trovato una posizione comune sul tema.