Bruxelles – Strasburgo chiama a gran voce una strategia industriale dell’Ue sui piccoli reattori nucleari. E’ con un’ampia maggioranza (409 voti a favore, 173 contrari e 31 astenuti su 613 votanti) che l’Aula di Strasburgo ha adottato oggi (12 dicembre) una relazione di iniziativa sui piccoli reattori modulari nucleari, a prima firma dell’eurodeputato sloveno del Ppe, Franc Bogovič, chiedendo una specifica strategia industriale globale per lo sviluppo dei piccoli reattori nucleari in Unione europea. La relazione di iniziativa non è un testo vincolante dal punto di vista legislativo, ma è un modo che l’Europarlamento ha di accendere un faro sulla questione e far capire alla Commissione che il dossier conta. E lo ha fatto a gran voce.
I piccoli reattori modulari (small modular reactors) sono reattori nucleari più piccoli sia in termini di potenza sia di dimensioni fisiche, rispetto alle centrali tradizionali su scala gigawatt, con una potenza compresa tra 10 e 300 MegaWatt. Si basano su tecnologie esistenti e sono progettati per essere costruiti in fabbrica in forma modulare standard e il loro vantaggio principale è che possono essere assemblati in fabbrica e poi spediti e installati sul posto, quindi anche in aree remote con capacità di rete limitata o in aree in cui l’uso di grandi centrali nucleari tradizionali non è possibile.
Questa tipologia di reattori utilizza reazioni di fissione nucleare per creare calore che può essere utilizzato direttamente o per generare elettricità e sono di recente tornati al centro del dibattito politico in Ue nel pieno della crisi energetica con la Russia e nel tentativo di diversificare le fonti di approvvigionamento. Anche la relazione sottolinea il potenziale dell’energia nucleare e dei piccoli reattori nucleari nel contribuire agli obiettivi dell’Ue in materia di energia pulita e chiede lo sviluppo “di una strategia globale per la diffusione dei piccoli reattori nell’Ue, che tenga conto delle esigenze e delle circostanze specifiche di regioni e settori diversi”, si legge nel documento. Ne riconosce inoltre il potenziale per svolgere un ruolo “significativo” nella sostituzione dei combustibili fossili, nella produzione di idrogeno a basse emissioni di carbonio, nella produzione di calore industriale e per il teleriscaldamento.
Complice una legislatura agli sgoccioli, la Commissione europea non ha in cantiere una vera e propria iniziativa legislativa sui mini reattori. Ma ha annunciato nei mesi scorsi l’intenzione di trasformare il partenariato europeo per i piccoli reattori nucleari in una vera e propria Alleanza industriale dell’Ue, basata su tre pilastri nello specifico: la sicurezza dalle radiazioni, il contributo dei reattori di piccole dimensioni nel percorso dell’Ue verso la neutralità climatica entro il 2050 e un approccio coordinato tra gli Stati membri sulle iniziative per consentire un “successo collettivo”.
“Le tecnologie per l’energia nucleare rimangono una parte importante del percorso di decarbonizzazione dell’UE. La nostra massima priorità resta che i nuovi progetti abbiano i più elevati standard di sicurezza nucleare”, conferma la commissari a europea all’energia, Kadri Simson. Attualmente sono 12 gli Stati membri Ue su 27 (Belgio, Bulgaria, Finlandia, Francia, Ungheria, Paesi Bassi, Repubblica ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Svezia) a ospitare centrali nucleari sul proprio territorio. Altri Paesi, come la Polonia, stanno proponendo di sviluppare l’energia nucleare per la prima volta. Nel 2021, l’energia nucleare costituiva il 13,1% del mix energetico dell’Ue e rappresentava il 25% di tutta l’elettricità prodotta.