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    Home » Politica » A Valencia, il Ppe più a destra di sempre si affida (ancora) a Manfred Weber

    A Valencia, il Ppe più a destra di sempre si affida (ancora) a Manfred Weber

    Il 52enne bavarese è stato confermato come presidente dei cristiano-democratici europei per un secondo mandato triennale, stringendo ulteriormente la sua presa sulla principale forza politica dell’Ue. E rinsaldando l’asse coi padroni di casa, i populares spagnoli

    Francesco Bortoletto</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/bortoletto_f" target="_blank">bortoletto_f</a> di Francesco Bortoletto bortoletto_f
    29 Aprile 2025
    in Politica
    Manfred Weber

    Il presidente del Ppe e capogruppo dei Popolari a Strasburgo, Manfred Weber, al congresso dei cristiano-democratici europei a Valencia, il 29 aprile 2025 (foto: Jose Jordan/Afp)

    Bruxelles – A Valencia, dove si sta svolgendo il congresso del Partito popolare europeo, nessuno si aspettava particolari colpi di scena. Il capo-padrone del Ppe, il bavarese Manfred Weber, è stato incoronato per la seconda volta alla guida del partito e Dolors Montserrat, numero due dei populares spagnoli, sarà con ogni probabilità confermata segretaria generale. Un pizzico di suspence ci sarà, forse, per quel che riguarda l’elezione dei vicepresidenti, dato che ci sono più candidati che poltrone.

    Ma un imprevisto, piuttosto grosso, c’è stato: il gigantesco blackout che nella giornata di ieri ha paralizzato l’intera penisola iberica, bloccando diversi leader cristiano-democratici in viaggio verso la città costiera e spingendone altri ad annullare la propria partecipazione. Il tutto mentre aleggiano, pesanti sopra le teste dei dirigenti spagnoli, le ombre delle responsabilità per il disastro delle alluvioni che hanno martoriato proprio Valencia l’ottobre scorso.

    La due giorni dei Popolari europei è iniziata oggi (29 aprile) e si concluderà domani. A livello di contenuti, la ricetta del Ppe è la solita, cioè quella di un partito di centro-destra che si sta sbilanciando sempre più verso destra. Stretta sull’immigrazione irregolare, focus sull’economia e sulla competitività con annessa deregulation normativa, crociata contro il Green deal, rinnovata attenzione alla dimensione della difesa e della sicurezza, a partire dal sostegno all’Ucraina.

    Manfred Weber
    Il presidente e capogruppo del Ppe Manfred Weber (foto: Laurie Dieffembacq/EP)

    Ma non è per i temi che si guarda al congresso di Valencia. Qui, stasera i circa 900 delegati hanno votato per consacrare Manfred Weber come timoniere unico del partito. Un voto meramente formale, dato che non c’erano candidati alternativi a sfidarlo. Seppure semi-sconosciuto al grande pubblico, il 52enne bavarese è una delle figure più potenti della politica europea. Dal 2014 capogruppo del Ppe all’Eurocamera di Strasburgo, è contemporaneamente anche presidente del partito pan-europeo dal 2022, quando è succeduto al polacco Donald Tusk. Alla fine, con 502 favorevoli e 61 contrari tra i 563 voti validi espressi, è stato confermato per un secondo mandato triennale.

    Dopo il successo travolgente dei Popolari alle europee dello scorso giugno, Weber sembra intenzionato a procedere verso una sostanziale fusione tra le due cariche che detiene, per concentrare ulteriormente nelle proprie mani il potere all’interno della famiglia cristiano-democratica. È lui uno dei principali artefici dello slittamento a destra del Ppe, architetto-burattinaio di quelle geometrie variabili che, in Aula, hanno visto il centro-destra allearsi con le forze della destra radicale ed euroscettica in quella che è stata ribattezzata “maggioranza Venezuela“.

    La linea di Weber ha trovato nel Partido popular (Pp) – il membro spagnolo del Ppe che a Strasburgo vanta la terza delegazione del gruppo con 22 eurodeputati (dopo i 31 tedeschi e i 23 polacchi) – un alleato di ferro, ma nel partito covano dei malpancismi. A partire proprio dai polacchi di Piattaforma civica (Po), il partito di Tusk, che vedono come fumo negli occhi l’ammiccamento alle ultradestre.

    Donald Tusk
    Il primo ministro polacco Donald Tusk (foto: European Council)

    Sia per i fautori sia per i detrattori della “linea Weber“, le motivazioni sono principalmente legate a dinamiche domestiche. Così, se per il Po polacco il problema è che nell’Ecr siedono gli arcinemici del PiS, a guidare il Pp spagnolo è la polarizzazione estrema della politica nazionale, dove i populares sono di fatto in guerra col Partito socialista (Psoe) del premier Pedro Sánchez e, in questa battaglia, si alleano spesso e volentieri coi neo-franchisti di Vox.

    Sia come sia, non è ancora arrivato il momento in cui la leadership di Weber verrà messa in discussione. In sala, a mostrare il proprio supporto al timoniere bavarese, ci sono quasi tutti i vip del centro-destra europeo, anche extra-Ue. Dal capo dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, alla presidente dell’Europarlamento, Roberta Metsola, passando per il premier greco Kyriakos Mitsotakis, il cancelliere austriaco Christian Stocker, il cancelliere tedesco in pectore Friedrich Merz e il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani. Tra gli ospiti dai Paesi terzi, la presidente moldava Maia Sandu e l’ex presidente ucraino Petro Poroshenko.

    “La pace in Europa richiede che ci assumiamo una responsabilità molto maggiore per la nostra difesa“, ha dichiarato la presidente della Commissione dal palco, ribadendo che “dobbiamo continuare a stare dalla parte dell’Ucraina” contro l’aggressione della Russia. Sui dazi doganali imposti da Donald Trump, von der Leyen osserva che “sono come le tasse” poiché “danneggiano sia i consumatori che le imprese“, mentre si è impegnata anche per tutelare al meglio gli agricoltori e la produzione agricola nei Ventisette.

    Thank you for the warm welcome in Valencia.

    During the massive power outage, people in Spain & Portugal showed incredible solidarity and resilience.

    I want to thank the police, firefighters & traffic controllers.

    We will work for better energy security & preparedness in Europe pic.twitter.com/sdMvdEeV0b

    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) April 29, 2025

    Si registrano tuttavia anche alcune assenze importanti. Prima fra tutte quella del padrone di casa, il governatore popolare della Comunidad autonoma valenciana, Carlos Mazón. Contro di lui, si è radunata comunque una nutrita folla di contestatori per chiederne le dimissioni, mai rassegnate nonostante la disastrosa gestione delle alluvioni di fine ottobre, in cui esattamente sei mesi fa persero la vita oltre 230 persone. Per un’altra macabra coincidenza, la Feria Valencia dove si sta svolgendo il congresso dei Popolari fu usato come obitorio di fortuna per depositare temporaneamente i cadaveri all’indomani della catastrofe.

    Intorno a quel tragico evento si consumò una feroce battaglia politica tra Valencia, Madrid e Bruxelles, dalla quale emerse chiaramente la saldatura tra i populares e Weber. E cioè quella che per giorni tenne in ostaggio l’approvazione del von der Leyen bis a causa dei veti incrociati sui candidati commissari Teresa Ribera e Raffaele Fitto. Sebbene la socialista spagnola sia poi stata “approvata” dagli eurodeputati (come tutti gli altri commissari), la delegazione del Pp a Strasburgo votò contro il reinsediamento di von der Leyen a dicembre, come ripicca per non aver sostituito Ribera che, secondo loro, era responsabile dell’ecatombe di Valencia.

    Sarebbe dovuto essere assente anche Alberto Núñez Feijóo, leader del Pp e capo dell’opposizione al governo di Sánchez, tanto che il discorso di apertura dell’evento è stato pronunciato, al suo posto, dall’eurodeputato Esteban Gonzáles Pons. Alla fine, Feijóo si è presentato e ha parlato alla platea, venendo presentato come “il prossimo premier spagnolo“. Sempre a causa dei fatti di ieri non si è presentato nemmeno il premier portoghese dimissionario Luís Montenegro.

    Albert Nunez Feijoo
    Il leader del Partido popular (Pp) Alberto Núñez Feijóo (centro) e il presidente della Generalitat valenziana Carlos Mazón (sinistra) parlano alla cittadinanza dopo le devastanti alluvioni del 29 ottobre 2024 (foto: Manaure Quintero/Afp)

    A Valencia, l’alleanza di ferro tra Feijóo e Weber è stata resa plastica anche dalla conferma di Dolors Montserrat, fino ad oggi vice-capogruppo del Ppe a Strasburgo, come segretaria generale del partito pan-europeo dei Popolari. Il voto si terrà domani (30 aprile) ma anche qui si tratta di una formalità perché non ci sono concorrenti. La sua nomina, annunciata dai due leader a inizio mese, è difesa dal tedesco come un passo fondamentale verso una necessaria “politicizzazione” dell’Ue. Montserrat, considerata un “falco” per le sue posizioni intransigenti, sostituirà il greco Thanasis Bakolas.

    Oggi è stato anche confermato il francese François-Xavier Bellamy come tesoriere del partito. Infine, domani verranno eletti dai delegati i 10 vicepresidenti. In lizza per quelle poltrone ci sono 12 candidati, tra cui il leader forzista Tajani, dunque qualcuno rimarrà per forza escluso. Alcuni nomi sono considerati già “blindati”, ma le indiscrezioni circolate nelle ultime ore non sono concordi nell’indicare chi possa ritenersi già al sicuro.

    Tags: alberto núñez feijóocarlos mazóncongresso ppefloods valenciamanfred weberpartido popularppeursula von der leyenvalencia

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