E così Friedrich Merz ha inaugurato, suo malgrado, una nuova fase della storia tedesca. Questa mattina il Bundestag era pieno di grandi personalità, c’era addirittura Angela Merkel, che vent’anni fa lo aveva spinto a lasciare la politica, c’era anche un astronauta nel palco del pubblico. Tanti tedeschi importanti pronti a salutare la presumibilmente scontata elezione di Merz a cancelliere.
E invece no, tutti loro, e tanti europei interessati alla questione, hanno partecipato a un momento storico: per la prima volta un candidato cancelliere, con in tasca il patto di governo e la lista dei ministri, con una maggioranza sulla carta esistente, anche se non ampia, è stato bocciato. Per un pugno di voti, ma non ce l’ha fatta. Anche i tedeschi hanno scoperto il fenomeno dei franchi tiratori, cioè di quei parlamentari del tuo partito che, approfittando del voto segreto, ti votano contro.
Ha dovuto aspettare qualche ora di trattative, ed un secondo voto anche un po’ più largo del previsto, per diventare cancelliere.
Non è un bel momento per la Germania, con il partito dell’AfD accusato dai servizi segreti di ricalcare, in sostanza, il nazismo, e con i cittadini che, secondo i sondaggi, lo scelgono invece come primo partito del Paese. Una coalizione (che non è più la “grande” dei tempi passati, con un totale controllo sul Parlamento, ma è forse ora solo “risicata”) di solida tradizione democratica che non riesce a formare un governo perché, da sola, si spara sui piedi è una storia molto brutta.
Di certo non è quel buon viatico alla ripresa di un ruolo guida della Germania nell’Unione europea, ruolo che era già stato ampiamente intaccato da Merkel con i suoi accordi con Russia e Cina, che certo non guardavano al futuro dell’Unione, ma solo ai prossimi anni della Germania. Ora, progressivamente, i due partiti storici si stanno svuotando, i liberali sono solo un ricordo (benché sia nella loro tradizione entrare ed uscire dalla stanza dei bottoni) e cresce il consenso verso i nazionalisti, anti europei, razzisti, nostalgici del nazismo.
E’ uno stop, certo simbolico, almeno ce lo auguriamo, ma è una testimonianza plastica della incapacità delle tradizionali forze democratiche di dare risposte alle preoccupazioni dei cittadini. Il grande Partito popolare europeo, recentemente riunitosi a congresso in Spagna, aveva annunciato di essere “la guida” dell’Unione. Ecco, forse c’è stato un po’ di strabismo.
Forse la corsa ad inseguire le politiche delle destre più estreme, a ricalcarne le agende, come è stato detto, con grande ovvietà, ma anche con grande realismo, premia più l’originale che le copie. I patiti democratici forse sono stanchi, forse non hanno più leader di buon livello, ma hanno ancora delle grandi responsabilità, che devono iniziare ad assumersi proponendo un progetto davvero alternativo a quello delle destre estreme. In fondo per 80 anni le forze democratiche hanno fatto crescere libertà, economia, sicurezza, istruzione in Europa. Riprendere in mano quel progetto aiuterebbe.