Bruxelles – Guardando al futuro “è probabile che l’inaffidabilità e l’imprevedibilità persisteranno per gli anni a venire, rendendo l’incertezza una caratteristica distintiva che non sarà superata in tempi brevi“. Il vicepresidente della Banca centrale europea, Luis De Guindos, non ci gira troppo attorno: l’Ue è di fronte a sfide epocali, e la risposta passa per “più Europa e integrazione finanziaria”. Sceglie la conferenza congiunta annuale della Commissione europea e della Banca centrale europea sull’integrazione finanziaria europea per rilanciare una volta di più un’agenda di riforme carica di azioni mai portate a compimento.
“Dobbiamo fare progressi su tutti i fronti“, incalza il numero due della Bce. “Il recente cambiamento radicale nella politica economica degli Stati Uniti e nel sistema multilaterale basato sulle regole”, dice in riferimento alle politiche del presidente Usa Donald Trump, deve essere “l‘occasione per rafforzare il progetto europeo poiché il suo futuro dipende da noi e solo da noi”. E’ qui che il progetto di più Europa arriva a tradursi con integrazione finanziaria.
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In primo luogo, rileva De Guindos, “un vero mercato unico per i beni e i servizi all’interno dell’Ue rimane sfuggente, ostacolato da barriere persistenti e da norme nazionali divergenti”. Poi, “l’unione bancaria rimane incompleta”, e infine “i mercati dei capitali dell’Ue rimangono frammentati”. Ciò premesso, “dobbiamo cogliere l’attimo e compiere progressi su questi tre fronti per rafforzare l’Unione economica e monetaria e promuovere la crescita”. Il momento è questo: “Con l’inflazione intorno al nostro obiettivo del 2 per cento, le riforme strutturali e la politica di bilancio orientata alla crescita diventano cruciali per promuovere la produttività e la competitività nell’Ue”.
Nel processo di completamento dell’unione bancaria, pesano almeno due fattori. Innanzitutto, continua De Guindos, “l’assicurazione dei depositi rimane a livello nazionale”. Una sottolineatura che suona da frustrazione per un accordo mai trovato sull’Edis, lo schema europea di garanzia sui depositi. Questo rende “impossibile” la separazione tra rischi bancari e debiti sovrani. Non un problema di poco conto, per il vicepresidente della Bce, visto che “la posizione geografica di una banca influenza l’esito di un processo di risoluzione, in quanto non esiste un meccanismo di protezione comune”, aggiunge, in riferimento a quel backstop (strumento di protezione comune, appunto) che avrebbe dovuto essere creato con la riforma del Meccanismo europeo di stabilità bloccata dal veto dell’Italia che non ha ratificato il trattato del ‘nuovo Mes’.
E’ questo, per il governo Meloni, l’ennesimo, nuovo, invito a rendere operativo quell’accordo politico raggiunto a fine gennaio 2021 anche col beneplacito tricolore (secondo governo Conte, ndr). “Completare l’unione bancaria e approfondire i mercati finanziari europei sono essenziali per promuovere e fidelizzare le aziende innovative, nonché per attrarre talenti e investimenti”, sottolinea De Guindos, che ribadisce: “L’appello per ‘più Europa’ risuona più forte che mai. Ciò deriva dal crescente rischio di un eccessivo affidamento sulle potenze non europee e dalla diminuzione dell’importanza di un singolo paese sulla scena globale“. Tradotto: basta fare affidamento sugli Stati Uniti. “Abbiamo bisogno di dare priorità al progetto europeo sugli interessi nazionali. Abbiamo bisogno di progressi decisivi su tutti e tre i fronti”.