Sono passati 70 anni da quando i Ministri degli esteri dei sei Stati membri della CECA riuniti a Messina e Taormina approvarono una risoluzione che per la prima volta prevedeva la creazione della Comunità Economica Europea.
In questo mese di giugno 2025, i ministri degli esteri dei 27 Stati dell’UE ed altri rappresentanti delle istituzioni nazionali ed europee saranno presenti a Messina e a Taormina per ricordare quel momento fondante del mercato comune. E il 24 giugno, si terrà al Parlamento europeo a Bruxelles un incontro dal titolo “L’Europa che si unisce vola” dedicato alla Conferenza del 1955, al quale prenderanno parte eurodeputati, autorità locali e rappresentanti della società civile.
La scelta di svolgere la conferenza in Sicilia tra 1 e il 2 giugno del 1955 si deve, com’è noto, all’invito che il ministro degli esteri dell’epoca Gaetano Martino (che era di Messina e di fede liberale) rivolse ai colleghi di Belgio, Francia, Germania occidentale, Lussemburgo e Paesi Bassi. Il vertice prevedeva il rinnovo di cariche apicali dell’organizzazione e una discussione sui possibili sviluppi dell’integrazione europea. Il negoziato su quest’ultima parte non ebbe inizialmente esito positivo e anzi sembrava destinato a fallire.
Poi, inaspettatamente, all’alba del 3 giugno, un accordo fu trovato infine sul modello di integrazione da perseguire: la creazione di un mercato comune. L’accordo politico trovato in extremis, permise di incanalare il negoziato tra i Paesi membri della CECA che, sulla base del Rapporto Spaak, portò alla firma e alla ratifica dei Trattati di Roma del 1957. La risoluzione ministeriale sottoscritta a Messina 70 anni fa, rappresenta quindi il momento di svolta che ha avuto l’effetto di affiancare al pilastro verticale della CECA, nata tre anni prima accorpando i settori del carbone e dell’acciaio, una nuova struttura orizzontale, la CEE, basata su un’unione doganale, l’eliminazione dei dazi e la libera circolazione delle merci e dei fattori produttivi tra gli Stati membri. La conferenza fu indubbiamente un successo diplomatico del Governo italiano e del Consiglio dei ministri CECA dell’epoca.
Non molti conoscono, però, l’importante ruolo d’impulso politico e di legittimazione democratica che svolse l’assemblea parlamentare del tempo durante i decisivi mesi precedenti e successivi alla conferenza del 1955. L’assemblea della CECA nel dicembre 1954 aveva approvato la creazione di un gruppo di lavoro tra i suoi membri al fine di studiare nuove forme di cooperazione a livello comunitario, inclusa la creazione di un mercato comune. Documenti della Farnesina delle settimane precedenti la Conferenza di Messina dimostrano come il governo italiano, su impulso del ministro Martino, avvertì la responsabilità istituzionale di dare, nel corso del vertice imminente, una risposta adeguata alla richiesta politica proveniente dai parlamentari della CECA. Centrato l’obiettivo a livello ministeriale, l’Assemblea parlamentare discusse e approvò, il 24 giugno 1955, una nuova risoluzione affermando il proprio pieno sostegno al processo di creazione della Comunità economica europea. Lo slancio finale che permise di superare nel giugno 1955 i veti incrociati tra gli Stati membri fu definito lo “spirito di Messina”.
Quell’accordo raggiunto in piena guerra fredda, nell’intervallo tra la guerra di Corea e la crisi di Berlino, fu criticato da chi avrebbe voluto la nascita di un’Europa politica e federalista. Ma fu comunque un forte e salutare segnale di unità dopo la bocciatura in Francia da parte dell’Assemblea nazionale del progetto di Comunità europea della difesa.
Le tappe successive dell’integrazione europea sono note. L’UE è passata da 6 a 27 paesi membri, ha una moneta unica, un ruolo economico di primo piano sulla scena mondiale. Ha molto ampliato i poteri del suo Parlamento ed esteso l’area dei diritti civili e politici dei suoi cittadini. Si conoscono e si dibattono le tesi sui successi ed anche sui limiti o sugli errori compiuti dall’Unione europea nel corso di decenni di integrazione. Quello che forse si sa meno è che, qualche anno dopo la Conferenza di Messina, Gaetano Martino che era nel frattempo diventato eurodeputato, fu eletto Presidente dell’Assemblea parlamentare della CEE. Era il 1962. E nel marzo dello stesso anno, l’Assemblea approvò una risoluzione in cui decise di mutare il proprio nome in Parlamento europeo.
E’ singolare e merita di essere ricordato che la città che 70 anni fa ospitò un evento decisivo per la crescita del disegno europeo, nella prima metà del XX secolo era stata rasa al suolo due volte e due volte era risorta dalle macerie. Nel 1908 ad opera del tremendo terremoto e, durante la seconda guerra mondiale, per le devastazioni dei bombardamenti per le quali Messina fu insignita, nel 1959, della medaglia d’oro al valor civile della Repubblica italiana. Lo spirito comunitario aleggia ancora nella città dello Stretto, in particolare nel Palazzo del Municipio e nella piazza antistante il porto, oggi chiamata Piazza dell’Unione europea.
Nell’attuale scenario geopolitico costellato di crisi, minacce e conflitti, servirebbe davvero un analogo slancio generoso e visionario, per garantire all’UE uno sviluppo sostenibile, basato su un’equilibrata apertura commerciale col resto del mondo, una forte coesione politica oltre che economica e sociale, e il convinto sostegno delle libertà democratiche nell’ambito di un sano confronto di opinioni e idee.