Bruxelles – Paschal Donohoe e un suo terzo mandato alla testa dell’eurogruppo, un risultato che il ministro delle Finanze irlandese insegue e che potrebbe ottenere. La candidatura ufficiale del presidente uscente è arrivata ieri (19 giugno) in occasione della riunione dei ministri economici dei Paesi Ue con la moneta unica: “Come sapete il mio termine finirà il 12 luglio. Ho reso pubblica la mia intenzione di chiedere supporto ai miei colleghi per continuare il mio lavoro“, le dichiarazioni a fine lavori di Donohoe, al momento senza alcuno sfidante. Nessuno si è ancora fatto avanti, e l’irlandese in questo momento si ritrova nella stessa situazione del 2022, quando nessun altro decise di correre per il posto.
C’è tempo fino al 27 giugno per uscire allo scoperto, con i ministri di Spagna e Lituania che stanno considerando l’eventualità di correre. Entrambi, sotto traccia, stanno tastando il terreno per capire fino a che punto possono avere una qualche possibilità di riuscire.
Donohoe è fiducioso di avere il consenso necessario per proseguire nel suo attuale ruolo. Si vota a maggioranza semplice, e i numeri sembrano pendere a suo favore. Dei 20 membri dell’eurozona, cinque – Belgio, Grecia, Lettonia, Lussemburgo e Portogallo – sono del Partito Popolare europeo, il suo stesso partito. Il ministro dell’Economia della Croazia, Marko Primorac, è indipendente ma frutto della nomina dell’Unione cristiano-democratica, il partito affiliato al Ppe. Ci sono poi i ministri Paesi Bassi e Finlandia, liberale il primo e indipendente ma con posizione di destra la seconda, che data la linea tradizionalmente rigorista dei loro Paesi in termini di politiche di bilancio.
Il presidente uscente dell’eurogruppo avrebbe dunque già otto voti assicurati in aggiunta al proprio, in ottica di un possibile confronto, al momento comunque non all’orizzonte. Un totale di nove voti che mettono Donohoe in una posizione di forza difficile da rimettere in discussione a meno di colpi di scena. Certo, i ministri socialisti sono quattro (Austria, Germania, Lituania, Malta) a cui si aggiungono i tre indipendenti a sostegno e orientamento socialista (Spagna, Slovacchia e Cipro). Una situazione che rende il confronto interessante, sempre a patto che qualcuno sciolga la riserva e sfidi Donohoe.