Bruxelles – Alla vigilia del summit dell’Aia, l’Alleanza Atlantica ha trovato un’intesa sul nuovo target di spesa militare al 5 per cento del Pil entro il 2035. Superata l’opposizione di Madrid: il premier Pedro Sanchez ha annunciato di aver strappato un’esenzione al segretario generale della Nato, Mark Rutte, e confermato che la Spagna destinerà alla difesa il 2,1 per cento del proprio prodotto interno lordo, “né più né meno”.
In particolare Sanchez, che aveva pubblicamente respinto la nuova soglia come “irragionevole e controproducente”, è riuscito ad ottenere una maggiore flessibilità nella dichiarazione congiunta che verrà firmata al vertice. L’asticella del 5 per cento – che dovrà essere composta da un 3,5 per cento di spesa militare classica e dal restante 1,5 per cento per investimenti nelle tecnologie a doppio uso, civile e militare – potrà essere evasa centrando gli obiettivi di capacità assegnati dall’Alleanza ai 32 Paesi membri.
“Abbiamo raggiunto questo obiettivo attraverso negoziati diplomatici discreti, efficaci, onesti ed equi, che hanno salvaguardato la sovranità della Spagna garantendo al contempo il successo del vertice della Nato della prossima settimana all’Aia, nei Paesi Bassi. Un risultato di cui siamo orgogliosi e grati al segretario generale della Nato, al mio amico Mark Rutte, e al resto degli alleati”, ha affermato il premier socialista.
Lo sconto concesso a Madrid per non rompere l’unintà della Nato rischia però di innescare un effetto domino. A partire dagli altri sette Paesi – Croazia, Portogallo, Italia, Canada, Belgio, Lussemburgo e Italia – che a fine 2024 non avevano ancora raggiunto il target attuale del 2 per cento, fissato nel lontano 2014. E che potrebbero cogliere al volo la finestra aperta da Sanchez e decidere di attenersi al solo rispetto degli obiettivi di capacità fissati dall’Alleanza, in sostanza gli impegni di ogni alleato in termini di mezzi e uomini per garantire la deterrenza e la difesa collettiva. La Spagna sostiene infatti che nel suo caso una spesa nazionale del 2,1 per cento “sarà sufficiente per acquisire e mantenere tutto il personale, le attrezzature e le infrastrutture richieste dall’Alleanza”.
Questa mattina, al suo arrivo al Consiglio Ue Affari Esteri, il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha affermato che, “avendo ottenuto sia il prolungamento dei termini” dal 2030 al 2035 “sia la flessibilità”, l’Italia “potrà raggiungere l’obiettivo” del 5 per cento. Il vicepremier ha sottolineato che “non si tratta soltanto di una spesa per la difesa, ma per la sicurezza”.