Bruxelles – L’Italia ha un problema con le pensioni, che in prospettiva graveranno sempre di più sui conti pubblici e la loro sostenibilità. Non una novità, ma la Commissione europea suona un nuovo campanello d’allarme che vale già per l’attuale governo, a cui implicitamente si chiede di lavorare per correre ai ripari. Il rapporto annuale sulla tassazione redatto a Bruxelles avverte chiaramente: “L‘equilibrio dei sistemi pensionistici è dato dalla differenza tra contributi e spesa lorda”, e “a questo proposito, si prevede che quattro Stati membri (Italia, Romania, Bulgaria e Austria) registreranno in media un deficit superiore al 4 per cento del Pil nel periodo 2022-2050“.
L’Italia dunque rischia di pagare un sistema Paese fatto di una popolazione anziana e tanti lavoratori con contratti atipici non in grado di versare ciò che serve per erogare le pensioni, comunque fardello per i conti pubblici tricolore. I tecnici di Bruxelles calcolano che nell’intero periodo di proiezione 2022-2070, Spagna (16 per cento del Pil), Italia (15,5 per cento) e Belgio (14,6 per cento) avranno la spesa pensionistica media più elevata tra gli Stati membri. Questo vuol dire che l’Italia dovrà destinare in media il 38,8 per cento delle sue entrate fiscali al pagamento delle pensioni pubbliche nel periodo 2022-2050.
Una soluzione, quella di un innalzamento dell’età pensionabile, che nel caso italiano, rischia di essere una profezia di facile realizzazione. E’ convinzione della Commissione europea che “alcuni paesi con un carico fiscale relativamente elevato (ad esempio, Belgio e Italia) tendono ad avere deficit pubblici elevati e sono destinati ad aumentare significativamente la loro spesa pensionistica entro il 2050, pur avendo un margine di manovra limitato per aumentare ulteriormente il carico fiscale”.