Bruxelles – Le fratture sempre più evidenti nella maggioranza che sostiene Ursula von der Leyen hanno tenuto banco alle consuete riunioni dei principali partiti politici europei che precedono il vertice dei capi di stato e di governo dell’Ue in corso oggi (26 giugno) a Bruxelles. Dopo che la Commissione europea si è piegata al volere delle destre annunciando il ritiro della legge sulle dichiarazioni ambientali, socialisti e liberali si leccano le ferite. E provano a reagire.
A provare a suonare la carica, già ieri sera, la segretaria dem Elly Schlein, nella capitale belga per la Summer School del Partito democratico e per partecipare appunto all’incontro con gli altri leader della famiglia socialista europea. “I nostri voti non sono garantiti e vi assicuro che i nostri voti contano. Il nostro gruppo in questo momento è fortemente critico nei confronti di questa Commissione”, ha avvertito Schlein. La capogruppo S&d all’Eurocamera, Iratxe Garcia Pérez, ha informato i colleghi del tête-à-tête avuto con von der Leyen per capire se lo strappo è ricucibile.
“Un incontro costruttivo”, l’ha definito la socialista spagnola, che però ha messo in chiaro: “Allo stesso tempo oggi, come socialdemocratici, possiamo dire che le parole non bastano. Vogliamo azioni, vogliamo decisioni politiche e lavoreremo per difendere le nostre priorità”. Un timido ultimatum, rivolto non tanto a von der Leyen quanto al suo partito, quel Ppe che forte della composizione attuale dell’Eurocamera fa il buono e il cattivo tempo. “Non possiamo continuare con questa strategia dei popolari che negoziano politiche con l’estrema destra e ci chiedono di essere responsabili con le nostre posizioni”, ha aggiunto Garcia Pérez.

A pochi chilometri da lì, alla riunione dei liberali di Renew, lo stesso orgoglio ferito. “La scelta della Commissione di bloccare la direttiva sui Green Claims, sotto pressione del Ppe e dell’estrema destra, è un fatto gravissimo: un tradimento del proprio ruolo istituzionale e della coalizione che l’ha sostenuta“, ha attaccato Sandro Gozi, eurodeputato e segretario generale del Partito Democratico europeo. Gozi ha chiesto un “chiarimento politico urgente, sia tra le forze democratiche che con la Commissione stessa” e promesso che la famiglia liberale “non resterà a guardare”.
I due gruppi, che nella scorsa legislatura erano saldi al timone dell’Eurocamera insieme ai popolari e che invece ora faticano a imbrigliare gli istinti più conservatori all’interno del gruppo cristiano-democratico, si sono rivolti con una lettera alla presidente del Parlamento europeo (anche lei popolare). Le capogruppo Garcia Perez e Valérie Hayer hanno chiesto a Roberta Metsola di sollevare la questione del rispetto del “principio di leale cooperazione” – calpestato dalla Commissione europea decidendo di affossare una proposta di legge quasi in dirittura d’arrivo – non solo con von der Leyen, ma nell’intervento alla riunione del Consiglio europeo di oggi, alla presenza dei capi di Stato e di governo dei 27 Ue.
A quanto si apprende, Metsola non avrebbe accennato alla questione nel suo discorso, preferendo affrontarla privatamente prima dell’inizio dei lavori con alcuni dei leader presenti. Intanto, dopo il terremoto provocato dall’annuncio della Commissione e la cancellazione del terzo turno di negoziati sulla legge tra i co-legislatori, la presidenza polacca del Consiglio dell’Ue ha deciso di proseguire le consultazioni tra i Paesi membri e di coordinare le prossima tappe con la Danimarca, che assumerà la guida dei 27 dal primo luglio. L’Italia ha confermato di non voler più appoggiare la proposta, bloccando di fatto la posizione negoziale del Consiglio.
“Abbiamo fatto bene – ha affermato questa mattina il vicepremier Antonio Tajani dal pre-vertice del Partito Popolare Europeo -, perché abbiamo il dovere di proteggere le piccole e le medie imprese”. Il leader di Forza Italia ha rimesso in riga Schlein e gli alleati della ‘maggioranza Ursula’: “Non è che i socialisti possano decidere quella che deve essere la linea della politica europea. I socialisti hanno la loro posizione. La prima forza politica è il Ppe che è contraria“.
Von der Leyen si guardi le spalle: L’estrema destra prepara una mozione di sfiducia
Paradossalmente, chi sta tramando per detronizzare von der Leyen non proviene dall’ala progressista del Parlamento. Ma dall’interno di quei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr) con cui il Ppe è sempre più stabilmente alleato: l’eurodeputato rumeno Gheorghe Piperea ha raccolto già 74 firme per richiedere una mozione di sfiducia nei confronti della Commissione europea per il caso Pfizergate. La lista, pubblicata da Euractiv, include 32 firmatari da Ecr e gli altri dai gruppi di estrema destra dei Patrioti e dei Sovranisti e una manciata di membri non iscritti. E un eurodeputato del Partito Popolare Europeo. Le firme raccolte superano già la soglia necessaria per presentare la mozione, fissata a un decimo degli eurodeputati. Per approvarla, dovrebbe invece essere appoggiata dai due terzi dell’Aula.
Un’occasione ghiotta per socialisti e liberali, ma Garcia Pérez ha chiuso immediatamente il discorso e incalzato i popolari: “Non voteremo mai a favore della proposta dell’estrema destra. Forse dovete chiedere al Ppe se lo faranno, perché di solito votano con l’estrema destra”.