Bruxelles – Dare all’Unione europea un bilancio pluriennale sarà meno agevole del solito. In Parlamento europeo sono consapevoli della delicatezza del momento, e tuttavia si vuole provare a offrire un ruolo costruttivo aiutando la Commissione Ue, che domani (16 luglio) metterà sul tavolo la proposta di budget settennale (Mff 2028-2034), suggerendo innanzitutto cosa non fare.
E’ da qui che i responsabili per il dossier in Parlamento europeo, il popolare Sigfried Muresan e la socialista Carla Tavares, iniziano il ragionamento che è poi l’insieme delle linee guida del Parlamento. Politica agricola comune (Pac) e politica di coesione “devono continuare a essere programmi separati” e distinti, per cui “ci attendiamo lo stesso ammontare” dell’attuale bilancio, “aggiornato all’inflazione”, scandiscono i due europarlamentari.
‘No’ al fondo unico che accorpa le risorse per agricoltura e sviluppo dei territori, dunque. “Non si inizierà il negoziato se non ci sarà distinzione chiara tra coesione e agricoltura“, scandiscono Muresan e Tavares, in una convergenza Ppe-S&D che risulta difficile da poter essere ignorata per l’esecutivo comunitario. Poi c’è il nodo cifre. Perché, riconoscono i due europarlamentari, la priorità in questo momento è un accordo sull’impianto del prossimo bilancio settennale e dunque i numeri dovranno essere inseriti solo in seguito. Però, ci sono indicazioni precise: prevedere lo stesso ammontare vuol dire chiedere non meno di 386,6 miliardi di euro per la Pac e 392 miliardi per la coesione, aggiustate all’inflazione. Ciò in un contesto in cui “per difesa e competitività ci attendiamo di più“, scandisce Muresan. Ma del resto, aggiunge Tavares, “è chiaro che non possiamo fare di più con meno“.
L’Mff 2028-2034 è in sostanza già un rompicapo. Dal Parlamento arriva anche un ‘no’ all’idea di modellare il bilancio sul modello NextGenerationEU, con risorse erogate solo dopo aver compiuto interventi. Un’ipotesi peraltro già respinta dai socialisti. Ora l’avvertimento arriva anche dai popolari: “Respingeremo ogni tentativo di nazionalizzazione del bilancio”, tuona Muresan. Tradotto: “Rifiutiamo l’idea di piani nazionali singoli, che annacquerebbero agricoltura e coesione”, i punti fermi per il Parlamento, aperto al confronto sulle risorse proprie, i soldi a disposizione della Commissione da non dover chiedere agli Stati.
Ci sono diverse ipotesi allo studio, come aumentare le tasse a carico dei prodotti del tabacco e sulle grandi imprese con utili netti di almeno 50 milioni di euro. Se queste idee hanno già prodotto un rifiuto di alcuni Stati membri in sede di Consiglio (‘no’ di Grecia, Italia, Romania e Svezia, ‘no’ di Lussemburgo, Irlanda e Paesi Bassi sui balzelli alle imprese), Muresan e Tavares per il momento non chiudono le porte a niente. Al contrario, scandisce l’europarlametnare del Ppe, “le risorse proprie sono un elemento fondamentale. Il parlamento chiede di mettere tutte le opzioni sul tavolo per poter discutere“.
Servono soldi, e più del previsto. L’Ue deve restituire 200 miliardi di euro per i prestiti racimolati sui mercati per finanziare il meccanismo per la ripresa e in tal senso garantire liquidità all’esecutivo comunitario diventa imprescindibile. Perché, scandisce ancora Muresan, fare debito per ripagare il debito non è saggio né sostenibile. “Rinnovare i prestiti per pagare i prestiti risolve il problema in parte nel breve, ma alla fine paghiamo gli interessi due volte”, scandisce. ‘No’ quindi a nuovi eurobond per ripagare i precedenti. “Sarebbe irresponsabile rinnovare i prestiti senza sapere come ripagarli. Le risorse nuove sono fondamentali, il rinnovo non può sostituire le risorse nuove”. La Commissione è avvisata.











