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    Home » Politica » Dazi, il Parlamento Ue ragiona su emendamenti per riscrivere l’accordo con gli Usa

    Dazi, il Parlamento Ue ragiona su emendamenti per riscrivere l’accordo con gli Usa

    Lange (S&D): "Potremmo bloccare i testi legislativi, ma non è quello il nostro obiettivo". Emendamenti alternativa a una sfiducia per un'intesa che scontenta tutti i gruppi

    Emanuele Bonini</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/emanuelebonini" target="_blank">emanuelebonini</a> di Emanuele Bonini emanuelebonini
    3 Settembre 2025
    in Politica

    Bruxelles – L’accordo commerciale Ue-Usa siglato a fine luglio non piace, ma il Parlamento europeo non intende procedere a spallate. Non adesso, almeno. Contro la Commissione europea che questo accordo l’ha negoziato si sceglie la via della modifica parlamentare, attraverso emendamenti che possono rispondere ad ogni esigenza politica: riscrivere l’accordo modificandolo, costringendo l’esecutivo comunitario a rinegoziarlo con la controparte, inviando un messaggio di censura implicita senza arrivare a nuovi voti di sfiducia contro il collegio dei commissari dagli esiti incerti.

    A delineare la strategia del Parlamento è Bernd Lange, socialista, presidente della commissione Commercio internazionale convocata in seduta straordinaria per discutere proprio quell’accordo sui dazi al momento irricevibile. Così com’è questo accordo “non produce né certezze né prevedibilità”, sostiene Lange. “Nessuno sa chi ha stabilito le soglie per i prodotti agricoli”, critica. E poi “è un accordo squilibrato”, visto che i dazi sono solo per le esportazioni europee e per gli europei ci sono obblighi di acquisti e investimenti negli Stati Uniti. Sì, ammette, “certamente il Parlamento può bloccare i testi legislativi, ma non è questo l’obiettivo. Vogliamo l’accordo migliore possibile per i nostri cittadini e le nostre imprese”.

    Dazi, l’accordo Ue-Usa non piace. Per von der Leyen lo spettro di una nuova censura in Parlamento

    L’idea è dunque “presentare emendamenti”, conferma il presidente della commissione parlamentare. Un’ipotesi certamente più praticabile di una nuova mozione di sfiducia, a cui comunque lavora il gruppo della sinistra radicale (la Sinistra). Lo schieramento vuole presentare una mozione di censura contro la Commissione Ue, ma non è chiaro se e quanto sarà possibile portarla avanti. Intanto servono almeno 72 firme, e la Sinistra conta 46 eurodeputati. Mancano una trentina di firme per avere un testo su cui però i partiti principali frenano.

    La linea dei popolari (Ppe) è che l’accordo Ue-Usa non è il migliore possibile ma è di fatto un accordo obbligato, i socialisti (S&D) per quanto siano sul piede di guerra ritengono in questo momento prematuro andare allo scontro frontale. Certo, non escludono di poter sfiduciare von der Leyen, ma neppure lo confermano apertamente. La via degli emendamenti viene vista come il modo forse più efficace per produrre risultati e mettere in difficoltà von der Leyen, e trovare il sostegno di liberali (Re) e Verdi, animati da malumori e dubbi per un accordo che non piace né convince ma poco inclini a procedere a nuovi voti di sfiducia.

    Von der Leyen del resto ha già superato un voto di sfiducia a inizio luglio, uscendo addirittura rafforzata dal voto d’Aula. Al momento non ci sarebbero i numeri per far cadere la Commissione e superare un seconda mozione di censura rafforzerebbe ancora di più l’esecutivo comunitario e la sua presidente. Viceversa, far cadere il ‘governo’ Ue vorrebbe dire aprire una crisi istituzionale in un momento di incertezze, mostrando il fianco alla Russia e allo stesso presidente Usa Donald Trump.

    Il presidente della commissione Commercio internazionale, Bernd Lange [foto: Alain Rolland/European Parliament]
    “Fortunatamente non siamo negli Stati Uniti, dove a decidere è una sola persona”, affonda Lange. “Qui abbiamo un processo democratico”, con un Parlamento che decide e che intende farlo, senza fare sconti.  In tal senso “non intendiamo velocizzare” il processo di discussione, mette in chiaro il presidente della commissione Commercio internazionale.

    Intanto si attende von der Leyen al varco. La prossima settimana (10 settembre), a Strasburgo, la presidente dell’esecutivo comunitario pronuncerà il discorso sullo Stato dell’Unione, momento utile a capire come intenderà proseguire il cammino di legislatura. E’ qui che “ci attendiamo che offra chiarimenti in materia di politica commerciale“, ammette Lange, con un plurale che non riguarda solo l’interezza del suo gruppo, quello socialista, ma di tutto lo spettro politico presente nella commissione di cui è presidente e quindi di un’Aula desiderosa di chiarimenti.

    Tags: Bernd Langecommerciodaziemendamentimozione di sfiduciaUe-Stati Unitiursula von der leyen

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