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    Home » Economia » Dazi, dall’accordo con Trump l’UE rischia tra i 135mila e i 450mila posti di lavoro

    Dazi, dall’accordo con Trump l’UE rischia tra i 135mila e i 450mila posti di lavoro

    La Commissione europea stima le ricadute dell'intesa con gli Stati Uniti dal punto di vista occupazionale: colpite soprattutto Irlanda e Germania, settori farmaceutico e chimico con la più alta emorragia lavorativa

    Emanuele Bonini</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/emanuelebonini" target="_blank">emanuelebonini</a> di Emanuele Bonini emanuelebonini
    13 Ottobre 2025
    in Economia

    Bruxelles – L’accordo sui dazi tra Unione europea e Stati Uniti ha di buono che comunque ristabilisce prevedibilità, ma non sarà un’intesa indolore. Al contrario, da tariffe del 15 per cento sui beni venduti oltre Atlantico sarebbero a rischio tra 135mila e 450mila posti di lavoro nei Paesi membri. E’ quanto emerge dal rapporto annuale della Commissione europea sugli sviluppi del mercato del lavoro, che dedica alla questione tariffaria un paragrafo a parte contenente la stima di quello che ci si attende a Bruxelles.

    Dagli studi condotti dai servizi dell’esecutivo comunitario si prevede che il settore all’ingrosso subirà la maggiore perdita di posti di lavoro in assoluto, con un massimo di 24mila unità perse, seguito dal comparto macchinari e attrezzature (20mila), commercio al dettaglio (17mila) e industria automobilistica (12mila). Il grosso delle ricadute occupazione è concentrato qui, anche se la situazione non è omogenea, un po’ tutti i settori rischiano di risentire della situazione ma in modo sproporzionato tra Paesi.

    Guardando al tipo sistema Paese la Commissione europea rileva che il settore farmaceutico è particolarmente esposto in Irlanda, Danimarca, Slovenia, Finlandia, Austria e Germania, con possibili cali occupazionali, rispettivamente, fino al 2,6 per cento, 2,5 per cento, 2,4 per cento, 1,5 per cento e 1,4 per cento. Il trasporto aereo sarebbe colpito in modo sproporzionato dai dazi statunitensi in Danimarca e nei Paesi Bassi, con perdite di posti di lavoro del 2 per cento e dell’1,3 per cento. Ancora, nella produzione di computer, prodotti elettronici e ottici, a rimetterci in ricadute occupazione sarebbe sopratutto l’Estonia (-2,3 per cento). 

    La situazione sembra non promettere nulla di buono per l’Irlanda, dove si prevede che diversi settori subiranno significativi cali occupazionali, quali arredamento (-2,9 per cento), metalli di base (-2,3 per cento), macchinari e attrezzature (-1,6 per cento), settore informatico e informazione (1,6 per cento), prodotti in metallo lavorati (-1,5 per cento) e prodotti in carta (-1,4 per cento).

    In generale, comunque, l’UE può perdere fino allo 0,8 per cento della sua forza lavoro attualmente attiva, nello scenario, comunque ritenuto “improbabile”, di un completo stop alle esportazioni. Bruxelles stima comunque che mediamente ogni Stati membro possa perdere tra lo 0,1 e lo 0,3 per cento di occupazione a seguito dell’accordo dei dazi.  In termini percentuali si prevede che il settore farmaceutico registrerà il calo occupazionale relativo più significativo, pari fino all’1,3 per cento, seguito da quello chimico e da quello dei macchinari e delle attrezzature, con cali rispettivamente dell’1 per cento e dello 0,9 per cento.

    Tra gli Stati membri dell’Unione europea potenzialmente esposti ai maggiori cali occupazionali figurano Irlanda, Germania, Danimarca e Slovacchia. Ciò perché questi Paesi “presentano elevati livelli sia di esportazioni dirette che di integrazione indiretta nella catena del valore transatlantica, il che li rende più vulnerabili agli shock commerciali”. Per entità di impatto negativo potenziale sull’occupazione l’Italia risulta il settimo Paese UE più esposto.

    In questo contesto, secondo la Commissione europea, “il rafforzamento del mercato unico dei servizi, in particolare agevolando la fornitura di servizi transfrontalieri e rafforzando la concorrenza, può essere fondamentale per stimolare l’aumento della produttività”. La raccomandazione vale per tutti.

    Tags: automotivechimicacommerciocommissione europeadazidisoccupazionefarmaceuticalavoroUe-Stati Uniti

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