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    Home » Economia » Confindustria e Bdi chiedono all’Ue di ridefinire la politica di Coesione

    Confindustria e Bdi chiedono all’Ue di ridefinire la politica di Coesione

    Per il post 2020 i rappresentanti delle imprese italiane e tedesche suggeriscono semplificazione, di concentrare gli investimenti su aree prioritarie e di potenziare le sinergie con altri strumenti finanziari

    Redazione</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/eunewsit" target="_blank">eunewsit</a> di Redazione eunewsit
    30 Gennaio 2018
    in Economia

    Bruxelles – Quella di Coesione è una delle politiche più importanti per le regioni europee, che ha lo scopo di sostenere la crescita economica e sociale, e promuovere il loro sviluppo e la loro convergenza. Ma questa politica ha bisogno di essere ridefinita per diventare sempre più efficace e per farlo bisogna sfruttare l’opportunità offerta dal negoziato sul prossimo Quadro finanziario pluriennale post 2020. A chiederlo sono la Confindustria italiana e la sua equivalente tedesca, la Bdi, che hanno partecipato a un dibattito organizzato all’interno del Parlamento europeo di Bruxelles alla presenza di eurodeputati italiani e tedeschi, della Commissione europea e di rappresentanti delle Regioni dei due Paesi.

    Le due associazioni degli imprenditori hanno fatto delle richieste su vari punti. Si chiede di concentrare gli interventi su aree di investimento prioritarie e su pochi, ma chiari obiettivi, di potenziare le sinergie con altri strumenti finanziari e fondi Ue per ottimizzarne l’utilizzo e realizzare un’unica strategia di investimento europeo. Si parla poi di favorire le sinergie e le collaborazioni tra le diverse regioni europee, sulla base delle loro specializzazioni, come mezzo per promuovere l’integrazione dell’economia europea nonché di promuovere una radicale semplificazione della politica, con poche regole chiare e armonizzate tra fondi diversi.

    Gli imprenditori vorrebbero anche che si utilizzasse la politica di coesione come mezzo per il miglioramento delle politiche pubbliche e per farlo si chiede di spingere sulla condizionalità, di legare l’elargizione dei fondi al rispetto da parte dei Paesi di alcuni principi. Su questo punto c’è però una differenza di visioni tra italiani e tedeschi, con i primi che si riferiscono soprattutto al rispetto dello Stato di diritto e dei diritti civili nei Paesi membri, e i secondi che vorrebbero legare la questione anche al rispetto di vincoli anche economici.

    “Questo incontro consolida le strette relazioni che già vi sono tra le nostre realtà associative, fornisce il nostro contributo per il rilancio del progetto d’integrazione europeo e presenta proposte concrete per rendere l’Europa più forte e in grado di rispondere alle sfide della competitività globale”, ha rivendicato Lisa Ferrarini, vicepresidente per l’Europa di Confindustria. L’iniziativa è il risultato della collaborazione bilaterale tra le due Confindustrie che si svolge ormai da sette anni a Bolzano, il cosiddetto “processo di Bolzano”, che rappresenta un momento di confronto anche attraverso il coinvolgimento di personalità di rilievo del panorama politico ed economico dei due Paesi, con l’obiettivo di rafforzare la collaborazione su temi europei di cruciale importanza per la competitività delle imprese.

    Per Stefan Pan, vicepresidente di Confindustria e presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali e per le Politiche di Coesione Territoriale della confederazione, è necessario che la politica di Coesione “sia inserita in una più organica strategia industriale europea, basata su un approccio territoriale forte che miri a colmare i divari, incentivare gli investimenti e supportare l’imprenditorialità e la competitività”. In questo processo, ha rivendicato “Confindustria e BDI stanno giocando un ruolo attivo” perché “pensiamo di avere la capacità di portare nel cuore dell’Unione Europea il punto di vista dei beneficiari della politica, perché siamo in grado di mostrare nel concreto cosa significa ‘collaborazione tra territori’”, ma anche “perché possiamo indicare quale miglioramento delle condizioni di contesto giova di più alla competitività; perché intendiamo condividere politiche e posizioni comuni sui temi che più ci riguardano, come ad esempio l’innovazione, i Digital Innovation Hubs e i progetti di cooperazione infrastrutturale”.

    La politica di coesione “finalmente si mostra per quello che è: la più importante politica di sviluppo che l’Ue possa mettere in campo”, una politica capace di “Investire 300 miliardi di euro di soldi pubblici, che sono quelli che dovrebbe mobilitare se funzionerà a pieno il Piano Juncker”, soldi che “mobilitano imprese, coinvolgono cittadini e aziende, aiutano a collegare territori separati e interconnettere così pezzi d’Europa”, ha dichiarato Andrea Cozzolino. L’eurodeputato del Pd, intervenendo all’incontro, ha avvertito però che nel ridefinire la politica di Coesione non si deve stravolgerla. “Servono piccole modifiche, altrimenti gli operatori sui territorio impazziscono”, ha detto ricordando che “il quadro è stato riformato nel 2014”, e per questo dobbiamo “dare tempo che maturi”, lavorando soprattutto nel garantire “una maggiore semplificazione”.

    Tags: andrea cozzolinoconfindustriaimpresePolitica di coesioneSemplificazionesviluppo

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