C’è molta tensione nella Commissione europea. C’è paura di attentati, di attacchi della stampa. Si vive in trincea. Ci sarebbe da ridere se non fosse che quello che accade ricade, in vario modo, sulle spalle dei cittadini.
Sicurezza. Da qualche settimana tutti i corridoi all’interno del Berlaymont sono presidiati ad ogni angolo. Decine di guardie di sicurezza (come al solito della società Securitas, che ha il monopolio del settore a Bruxelles) controllano ospiti e impiegati, che già sono stati controllati all’ingresso come in aeroporto. I giornalisti, tutti con accredito, conosciuti, già passati ai controlli all’ingresso, non possono muoversi da soli, se sono ricevuti da un commissario, devono poi essere fisicamente riaccompagnati fuori dal palazzo da una persona dello staff. Ci si domanda: se non si tratta di un’attività decisa da un paranoico, sarebbe forse il caso di far sapere ai cittadini se c’è un allarme terrorismo di così alto livello da avere controlli di sicurezza maggiori che alla Nato, che al Parlamento europeo o al Consiglio europeo. Sarebbe anche interessante sapere quanto costa tutta questa sicurezza.
Stampa. Oggi in Sala stampa della Commissione è successo un episodio mai vissuto in nessuna sala stampa del mondo democratico. Un giornalista italiano, per l’ennesima volta, ha rivolto una domanda sulla trasparenza dell’attività della Commissione e gli stipendi dei dipendenti. Il collega forse ha esasperato i portavoce, poiché da mesi ripete le stesse domande, ma dato che ritiene di non ottenere risposte soddisfacenti continua a porle. Il tema stipendi è evidentemente molto sensibile per i dipendenti comunitari. Il collega ha ricevuto prima una risposta dalla capo portavoce della Commissione, alla quale è seguita una spiegazione accalorata durata sette minuti dal capo dei portavoce economici, Olivier Bailly. Qui è successo l’inaccettabile: il portavoce di Olli Rehn, prossimo vice capo di gabinetto del commissario, ha platealmente applaudito il collega, come se si trattasse di una sfida portavoce contro giornalisti. Il carico da novanta lo ha messo nel pomeriggio il capo del servizio dei portavoce Koen Doens, che ha postato su Twitter l’intervento di Bailly scrivendo: “Volete un dibattito sulla trasparenza della Commissione? Guardate il filmato”. Non è normale.