Roma – Per raggiungerla nel suo studio attraversiamo un dedalo di corridoi e scalette nel palazzo dei gruppi parlamentari di Montecitorio. Quando finalmente arriviamo, la deputata del Pd Lia Quartapelle sta studiando alcune carte, forse per mettere a punto la proposta di un Africa compact italiano di cui è promotrice, ma interrompe il suo lavoro per dirci che dalla riunione informale del Consiglio europeo di domani, a La Valletta, “ci aspettiamo un impegno serio sulla Libia” e “sul fronte della gestione integrata e condivisa delle migrazioni”. L’esponente dem è fiduciosa nella possibilità che i Ventotto raggiungano buoni risultati, anche perché, a suo avviso, il presidente statunitense Donald “Trump sta agendo da stimolo per una risposta europea comune” in materia di migranti. “Se la Brexit ci ha lasciati con più interrogativi che risposte, segnando un punto di estremo pericolo per il futuro dell’integrazione europea Donald Trump sta invece avendo un effetto positivo: ha fatto cambiare l’agenda del Consiglio e ci sta spingendo a dare una risposta diversa”, indica la parlamentare, alla quale chiediamo anche di commentare il Fondo per l’Africa presentato ieri dal ministro degli Estri Angelino Alfano.

Quartapelle: Credo che il ministro Alfano abbia spiegato bene che il nostro approccio con l’Africa è basato su due capisaldi: uno la cooperazione per affrontare le cause strutturali dell’emigrazione da quei Paesi, che è il capitolo dove vengono messe più risorse, lui ha parlato di 430 milioni di euro all’anno; poi si allargano gli ambiti di cooperazione al contrasto del traffico di persone, con il fondo di 200 milioni. Questi soldi non verranno spesi esclusivamente per quella finalità, ma anche per la cooperazione internazionale allo sviluppo, e Alfano ha sottolineato come ci sia questo binomio di solidarietà e sicurezza. Il nostro approccio non è solo securitario né solo di cooperazione. Unisce le due cose, è ciò lo ha reso un esempio per la proposta della Commissione europea.
E: La visione integrata di cui parla è una caratteristica dell’Africa compact italiano che lei che ha illustrato la scorsa estate, a che punto sta la proposta?
Q: Non abbiamo smesso di lavorarci. Il fondo di cui ha parlato il ministro Alfano è una prosecuzione di quella idea: avere delle risorse in più per affrontare insieme con i Paesi africani il tema delle migrazioni, dal contrasto al traffico di esseri umani all’individuazione di soluzioni per favorire l’occupazione per chi resta in quei paesi, o anche per chi vuole tornarci. Il provvedimento firmato ieri alla Farnesina porta avanti l’approccio integrato e complessivo che si ispira a quel lavoro che abbiamo presentato a luglio, e punta ad allargare il tradizionale spettro delle cooperazioni con i Paesi africani sul contrasto alle migrazioni.
E: Quella dell’Africa compact è la stessa filosofia che ispira la versione esterna del Piano Juncker per gli investimenti?
Q: La differenza è che il piano italiano è operativo. Il decreto presentato da Alfano permette di spendere risorse, mentre il Piano Juncker per l’Africa è ancora in fase di approvazione. Domani a La Valletta se ne parlerà. Noi vediamo grossi passi in avanti dagli altri paesi europei e ci auguriamo che l’azione italiana possa essere di stimolo, se non di ispirazione e di sperimentazione, rispetto a quanto può fare l’Unione europea, e siamo orgogliosi che per una volta l’italia sia più avanti nel presentare un approccio integrato.
E: Quali sono le aspettative sul Vertice di domani?
Q: Ci attendiamo un impegno serio sulla Libia, che è un tema importante anche secondo la presidenza di turno maltese. Ci aspettiamo un impegno serio sul fronte della gestione integrata e condivisa delle migrazioni, e siamo contenti che Trump stia agendo da stimolo per una risposta europea comune. Se la Brexit ci ha lasciati con più interrogativi che risposte, segnando un punto di estremo pericolo per il futuro dell’integrazione europea, Donald Trump sta invece avendo un effetto positivo: ha fatto cambiare l’agenda del Consiglio e sta spingendo a dare una risposta diversa. Questo è anche l’auspicio del presidente del Consiglio e del governo tutto, che ha sempre detto che queste crisi, dalle migrazioni nel mediterraneo al problema dell’occupazione, si affrontano meglio insieme. Ci auguriamo davvero che La Valletta sia uno dei momenti in cui questo si concretizzi.
E: Qualora dal Consiglio europeo di domani emergessero risultati soddisfacenti, cadrebbe la necessità di un Africa compact italiano?
Q: No, noi stiamo continuando a lavorare anche in questi giorni, e con la discussione con il ministro Alfano siamo riusciti a inserire alcune idee ed elaborarne delle altre. Stiamo andando avanti con un disegno organico indipendentemente dalle sorti europee. L’Ue ci farà da stimolo sia che il Vertice vada bene o che vada male. L’Italia vuole restare all’avanguardia. Siamo tra i pochi a esserci resi conto che una delle priorità politiche dell’Unione europea è l’Africa. Non tutti gli altri Paesi membri hanno così chiaro questo concetto, mentre per noi è chiarissimo e intendiamo agire perché questa non rimanga una enunciazione ma diventi concretezza di azione.
E: Il commissario per le migrazioni, Dimitris Avramopoulos, ha chiesto al nostro Paese maggiori sforzi per assicurare che i migranti irregolari non vengano lasciati liberi di circolare – il timore principale è che raggiungano altri Stati membri – e che i provvedimenti di espulsione siano effettivamente attuati.
Q: La posizione di Avramopoulos è quella di un commissario europeo che gira le Capitali e deve mediare un po’. La realtà è che l’Italia sta identificando tutti i migranti che arrivano, ha realizzato gli hot spot richiesti, sta facendo più di quello che deve in termini di accoglienza, ma riusciremo a controllare gli irregolari nel momento in cui, come Unione europea, ci daremo anche uno schema di rimpatri. Chiedere all’Italia di tenerli dentro i propri confini non è un atteggiamento sensato. Capisco che il commissario debba rappresentare un po’ la posizione di tutti, anche perché poi, andando nelle altre Capitali, porta anche il punto di vista italiano, ma quando è in Italia bisogna ricordargli che se non c’è una volontà europea di rafforzare gli accordi di riammissione come chiediamo, è difficile evitare che le persone poi girino per l’Ue.
E: C’è poi un altro aspetto problematico, quello della restrizione della libertà di movimento per chi presenta richiesta di asilo ed è in attesa di una risposta definitiva, dal momento che un eventuale diniego può essere appellato.
Q: Mi sembra molto positivo, sul punto delle procedure per le richieste di asilo, quanto ha detto il ministro dell’Interno, Marco Minniti, e cioà che c’è un ripensamento, in particolare sui tempi e sulle modalità di lavoro delle commissioni che valutano le richieste. Si sta ragionando anche sul sistema per sporgere ricorso. Sono ottimista sui segnali che arrivano dal governo.